Un’ordinanza emessa dal Tribunale collegiale di Catanzaro(e segnatamente da una corte presieduta da Francesca Garofalo con accanto le colleghe Alessia Pecoraro e Beatrice Fogari, relatrice) che, sia chiaro, non definisce ancora la questione dell’ingresso in Consiglio regionale di Antonello Talerico - candidato nella “Circoscrizione Centro” nella lista di Forza Italia lo scorso inizio ottobre - al posto di Valeria Fedele. Ma che altrettanto inconfutabilmente sancisce intanto l’ineleggibilità, ancora presunta quindi, di quest’ultima. In attesa, peraltro, che vi sia il pronunciamento anche su Michele Comito.

Una decisione che se tuttavia verrà confermata nell’ultimo grado di giudizio determinerà un miniterremoto in casa forzista, soprattutto dopo il logoramento dei rapporti tra il leader calabrese Giuseppe Mangialavori e il presidente degli avvocati catanzaresi, Talerico appunto, il quale potrebbe ritrovarsi a Palazzo Campanella al posto della Fedele - magari con accanto anche Silvia Parente (pronta a giovarsi di un eventuale dichiarazione di “decadenza” anche nei confronti di Comito) - in aperto contrasto con il vertice locale del suo partito. Rappresentato da un Mangialavori che sarebbe dunque costretto a gestire la perdita di due fedelissimi dovendosi per giunta in qualche modo confrontare con una figura a lui dichiaratamente ostile. Ma perché un simile scenario pare adesso molto vicino? Semplice. La Fedele (di Comito si parlerà a suo tempo, ma la sua resta una situazione per molti versi assimilabile a quella presa in esame) svolgeva al momento delle elezioni l’incarico di direttore generale della Provincia del capoluogo, una funzione pubblica apicale.

Ruolo che in base all’interpretazione estensiva dell’articolo 2 della legge numero 154 del 1981 le avrebbe imposto il collocamento in aspettativa non oltre il giorno fissato per la presentazione delle liste, avendo la stessa dirigente mantenuto - in base a quanto vietato da tale norma - «un potere direzionale in un ente territoriale del collegio dov’è stata candidata fino alle elezioni con un’ipotetica posizione di vantaggio». Questo almeno il principio giuridico che dovrà “tenere” quando sarà sottoposto al vaglio conclusivo degli organi giudicanti per l’esclusione, a quel punto sì senza appello, dell’attuale componente dell’assise regionale. Una vicenda particolarmente complicata, però, come evidenziato stamani pure dai giudici aditi per via di una normativa italiana e della Calabria lacunose.

Che di fatto sulla specifica questione giocano a rimpiattino senza dare un’indicazione inequivocabile. La riprova in quanto prevede l’assai più recente norma n. 165 del 2004 che rimanda alle decisioni delle singole Regioni sulla specifica disciplina. Ma peccato che in ambito calabrese si ribatta appunto la palla a livello centrale. Nel frattempo resta un punto fermo: Talerico al momento ha assistito al riconoscimento delle sue ragioni, a differenza di altri ricorrenti la cui iniziativa giudiziaria è stata invece respinta. E il diretto interessato lo mette in rilievo: «Quello odierno è un risultato significativo innanzitutto sotto il profilo giuridico. Crea un precedente importante e funge da pungolo per la Regione affinché finalmente legiferi in materia. Una tematica di grande rilievo come le ineleggibilità non può infatti seguitare a restare in sospesa o affidata soltanto a un lungo e complesso iter giudiziario che non parte da riferimenti precisi».

C’è tuttavia un piano politico derivante dalla decisione ormai nota da qualche ora che pesa. Eccome. E il Talerico-pensiero a riguardo non lascia adito a molti dubbi: «Questo risultato ci proietta verso le Comunali in linea con gli obiettivi che ci eravamo prefissati, perché io potrei anche fare un passo indietro e puntare su un altro candidato civico, di certo non lasciandomi però ingabbiare da un centrodestra miope. Uno schieramento strabico che su di me ha assunto una posizione incomprensibile, decidendo di porre un veto insormontabile rispetto alla mia candidatura (malgrado sembrasse accettata da più parti, ndr)».

Dichiarazioni del genere da parte del penalista potrebbero allora lasciare intendere una virata verso Nicola Fiorita e il centrosinistra, a patto però che a sostenerlo non ci sia il Movimento Cinque Stelle e il gruppo vicino a Luigi de Magistris. Parrebbe almeno questa la sua idea, in particolare alla luce di quanto affermato pure in cima ai Tre Colli dal lìder maximo di Azione Carlo Calenda: «Io ho due sole preclusioni, la destra redicale e i grillini». Torna quindi il discorso dei veti che sembra abbia impedito anche un accordo Talerico-Donato. Comunque sia, infine, due curiosità su quanto statuito oggi dal Tribunale: la Fedele dovrà pagare le spese legali mentre al ricorrente non è stata accolta l'istanza pagamento degli arretrati delle indennità dovute per la carica di consigliere regionale.