Riportiamo la lettera a firma dell’avvocato Nicola Carratelli a seguito dell’articolo “Ernesto Magorno, la disfatta politica di un miracolato che voleva diventare un leader”.

«Scrivo nell’interesse di Ernesto Magorno, in relazione all’articolo oggi pubblicato sul sito m.lacnews24it., a firma di Francesca Lagatta, dal titolo “Ernesto Magorno, la disfatta politica di un miracolato che voleva diventare un leader”, per significare quanto segue:

Premesso il riconoscimento del libero esercizio del diritto di critica politica, l’assunto “…In sostanza Magorno ora può controllare tutte le indagini in corso. Anche quelle riservate, anche quelle con cui la magistratura protegge i nomi con gli omissis. Un fatto quanto meno strano se si considera che il senatore diamantese, al luglio del 2018, è al centro di aspre polemiche da due anni per un presunto coinvolgimento in una delicata indagine, eppure non troverà mai tempo e modo di respingere ufficialmente le gravi accuse mosse dalla stampa…”, inserito nel predetto articolo, non corrisponde a verità, e merita le seguenti precisazioni:

  1. a) Ernesto Magorno non è coinvolto in alcuna indagine penale, tanto meno “delicata”;
  2. b) subito dopo la pubblicazione di scritti diffamatori riportanti la notizia -falsa- del predetto –inesistente- coinvolgimento, diffusi in tal senso da un blog che si contraddistingue per l’assoluta e reiterata violazione dei principi di verità e di continenza (che, per rispetto a chi esercita la professione dio giornalista, non può essere annoverato tra la “stampa”), Ernesto Magorno ha proposto rituale denuncia–querela alla Procura della Repubblica di Cosenza, e l’autore della diffamazione è già stato rinviato a giudizio davanti al Giudice Monocratico del Tribunale Penale di Cosenza, ove il relativo procedimento è in corso ;
  3. c) in relazione, dunque, a dette gravi ed infondate accuse, Ernesto Magorno ha doverosamente intrapreso le azioni “ufficiali” del caso, preferendo la doverosa via istituzionale e legale ad annunci o proclami che lasciano il tempo che trovano. Confido che vorrete tenere nel debito conto le precisazioni sopra esposte, ad evitare che, in futuro, anche da Voi possano essere propalate notizie non vere e diffamatorie».

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