Ritorna la musica a Perfidia e gli stacchetti dedicati ad hoc agli ospiti in studio. Ma Antonella Grippo, in apertura della seconda puntata dedica “Disperato” di Marco Masini al leader della Lega Matteo Salvini che non sembra proprio in linea con gli alleati.

Il titolo della puntata - “Il mio popolo è più figo del tuo” – chiama in causa principalmente il Pd che non riesce ad intercettare umori e sensibilità dei ceti popolari, ma anche le altre forze che provano a pescare da ogni strato della società. La conduttrice, insieme al giornalista Pasquale Motta, ne discute, in un dibattito animato, con i suoi ospiti: Nico Stumpo, candidato per la Camera dei deputati in quota Articolo Uno; Francesco Cannizzaro, anch’egli ricandidato da deputato uscente di Forza Italia; Riccardo Tucci, candidato alla Camera per il Movimento 5 stelle; e Giuseppe Aieta, ex consigliere regionale e già sindaco di Cetraro che di recente ha annunciato l’uscita dal Partito democratico per approdare nell’area moderata del Terzo polo di Azione e Italia viva.

Mastella: «Letta si è suicidato politicamente»

Ma la giornalista di Sapri ha un cruccio. Vuole capire di che "centro" si parla oggi nella contesa politica. La risposta la cerca in Clemente Mastella, collegato da Ceppaloni, che con la sua solita schiettezza predice un futuro non proprio roseo alle velleità elettorali del Partito democratico e del suo segretario Enrico Letta: «Questa volta c’erano tutte le condizioni per determinare un’opportunità, ricreando un’area centrale che fu la stessa mia, di Prodi, di Marini e Dini, quando creammo la Margherita.

Poi successivamente venne fuori anche l’idea dell’Ulivo che coincide con l’ultima volta, con me componente, che la sinistra ha vinto in Italia. Anzi ha vinto il centrosinistra. Dopo di che la sinistra non è più arrivata al governo del Paese, se non in maniera un pò furbesca, ulissiaca, in maniera un pò sghemba, ma mai con un consenso popolare forte, che anzi si è assottigliato sempre più. Perché c’è stato un errore storico clamoroso, quello della commistione Margherita, parte di sinistra democristiana con il Pci ed ex Pd. Prima Margherita e Pd arrivavano assieme al 30%, oggi al massimo il Pd deve fare una grande fatica per arrivare al 20%».

L’ex guardasigilli, dipinge l’esperienza del Pd, e dei Ds, degli ultimi anni, «quella per la quale – argomenta - quando c’era uno della ditta gli altri si incavolavano e lo mandavano al diavolo, e quindi Bersani o altri, quando c’era uno come Renzi lo subissavano e lo mettevano da parte. Oggi – continua Mastella - c’è Letta ma si è politicamente suicidato. Prima fa l’alleanza con Calenda, poi salta l’alleanza con Calenda, poi fa l’alleanza con Fratoianni poi dichiara che non farà mai il governo con Fratoianni. Ma non si capisce perché ha fatto l’alleanza con Fratoianni e non con i 5 stelle».

«Fossi un componente del Pd – ha poi aggiunto - direi a Letta, ma insomma ci dici per chi cacchio dobbiamo votare, non ci fai capire qual è la coalizione con chi stiamo che facciamo dove andiamo. Allora vai a casa…».

Mastella: «Senza di me il Pd perde»

Mastella si confessa al cospetto della Grippo raccontando che la perfidia ricevuta e che ha lasciato tracce sulla sua persona «è stata quella di un gruppo di magistrati che mi ha inchiodato ad una prigionia politica ed umana incredibile non avendo nessun rilievo, come dimostrato dopo dalla mia chiara esclusione dai fatti che mi erano addebitati ingiustamente».

Poi però si ritorna ai temi dell’attualità politica. E sul sentiero del suicidio politico del segretario Letta, Mastella cala il carico: «Ho sostenuto in Campania De Luca alle regionali con un risultato di tutto rispetto. Ho sostenuto il presidente della Provincia di Avellino che ha vinto grazie a me; ho sostenuto il sindaco di Caserta che ha vinto grazie a me. A Caserta però c’è un amico di Stumpo che ha un’avversione odiosa nei miei riguardi, perchè mi addebita di essere politicamente eterno. Solamente qua, loro, non hanno mai voluto fare una intesa con me, e questa cosa spiazza, e il Pd perderà in Campania una serie di collegi non avendo fatto l’intesa con me. I cosiddetti uninominali contendibili, diventano meno contendibili soprattutto in alcune aree in cui io ci sto».

Mastella infine, dice la sua anche su Giorgia Meloni: «Io resterò sempre, vita natural durante democratico cristiano, perché la mia giovinezza è stata fondata su quello. La giovinezza della Meloni è stata fondata sul fatto di essere una legata ad un mondo lontano dal mio, quindi resterà così. Puoi fare chirurgia estetica politica o personale, ma resti così».

Fratoianni: «E se fossi io a utilizzare strumentalmente altri simboli?»

La Grippo ha tutta l’intenzione di sparigliare a sinistra del Pd, quando chiede a Nicola Fratoianni, in collegamento, un consuntivo delle ultime dichiarazioni di Enrico Letta che ha fatto intendere di non avere nessuna intenzione di creare un governo con Sinistra Italiana che col suo leader provocatoriamente ribalta la situazione: «Oggi leggo dichiarazioni di tutt’altro tono, ma non è questo il punto. Potrei peraltro rovesciare il punto di vista dicendo che sono io che utilizzo strumentalmente altri simboli.

Io penso che abbiamo di fronte una pessima destra che ha su tutti i temi decisivi del Paese proposte che lo portano indietro, e penso alla materia energetica, fiscale, alle politiche del lavoro e alle materie che hanno a che fare con i diritti di liberta, e quindi penso che sia responsabilità di chiunque si dica di sinistra o di centrosinistra o democratico fare in modo con questa legge elettorale mettere insieme le forze per battere le destre. Io penso, e lo sto dicendo a tutti quelli che si riconoscono nel campo alternativo alle destre, e mi rivolgo anche ai 5 stelle, che dal 26 occorre tornare a discutere e a confrontarsi e sono convinto che lo faremo».

A sfruguliare Fratoianni sul tema della eventuale futura posizione italiana di fronte al conflitto in Ucraina è invece Pasquale Motta: «Il nostro sostegno agli ucraini non è mai mancato. Bisogna distinguere chi è l’aggradito e chi l’aggressore e Putin è l’aggressore col suo disegno imperialista e nazionalista. Io penso però che la via dell’escalation armata che è stata l’unica via europea nei mesi della guerra non sia una via efficace. Penso che l’unica soluzione sia la diplomazia, perché le guerre contemporanee ci hanno insegnato una grande verità: oggi le guerre non si vincono sul piano militare, si vincono solo quando si costruisce una via d’uscita diplomatica»

Caporale: «Faremo i conti con le nostre miserie»

Mentre il dibattito in studio si anima irrompe nello studio il giornalista Antonello Caporale, al quale la Grippo lascia lo spazio per una sorta di editoriale che la penna in forza a Il Fatto Quotidiano incentra sul fattore umano dei calabresi, partendo da una massima: «Il riferimento a se stessi, questo principio dell'autostima che è la forza trainante della propria identità: “Chi ha stima di se stesso naturalmente ha capacità di andare avanti”. Il problema è quando l’autostima si fa estrema e dunque si capovolge, arriva il vizio e allora il calabrese che è particolarmente suscettibile, suggestionabile, anche parecchio permaloso, se la prende tantissimo se c'è un giudizio come dire poco lusinghiero sulla salsiccia ma pochissimo se c’è uno sversamento in mare, se trattano malissimo la propria terra.

Insomma il calabrese, a parere di Caporale è pronto a scendere nell’arena per cose “futili” ma «non parla se la sua vita è infestata da una convivenza sistemica e purtroppo degradata della criminalità organizzata con il sistema politico». Una specie di malattia che ha contagiato tutto il Mezzogiorno che porta il calabrese «a vivere una condizione precaria, primitiva». Caporale spera quindi che la campagna elettorale «faccia vedere la miseria nostra dove siamo giunti». Dunque «il sud deve fermarsi» altrimenti le sue condizioni di vita le sue prospettive e le sue qualità saranno distrutte da ciò che arriverà ad ottobre a novembre a dicembre e cioè l'autonomia differenziata: «vedremo un altro Nord rispetto al medesimo sud con una manciata di elemosina che non produce sviluppo e ricchezza».

Per Caporale, questa campagna elettorale è «fredda, breve, banale e scontata. Si sa già chi vince si conosce chi perde e si sa persino che chi vince avrà poco tempo per esultare e tanto tempo per rifare di nuovo un governo di emergenza. Ma se noi rimaniamo sempre nell'emergenza, vuol dire che saremo in un paese così infragilito e precario da essere sempre sotto il tallone dell’élite che governa malgrado ogni voto popolare».

La puntata integrale di Perfidia