Sta accadendo qualcosa di inedito all’interno della Giunta per le elezioni alla Camera. Quello che si sta consumando è uno scontro politico mascherato dietro il principio del “favor voti”. Si tratta di un principio interpretativo diffusamente assodato dalla consuetudine e dalla nostra giurisprudenza che prevede di assecondare la volontà espressa dell’elettore anche in caso di “sbavature” nel voto.

Il 21 marzo la Giunta per le elezioni della Camera si è riunita per stabilire le linee guida per la valutazione dei ricorsi elettorali dopo le elezioni del 25 settembre 2022. Il presidente della giunta Federico Fornaro, (Pd) ha spiegato che il vademecum approvato nella scorsa legislatura sarebbe stato utilizzato come “testo base”. I membri della giunta avrebbero potuto però presentare emendamenti, ossia richieste di modifica. Cosa che ha fatto il centrodestra. L’emendamento presentato prevede che siano considerate (ex post) valide anche le schede, contrariamente alle indicazioni fornite dal ministero dell’Interno prima delle elezioni, nelle quali sono stati espressi voti su più liste a sostegno di uno stesso candidato nei collegi uninominali, ad ora considerate invece nulle.

Tanto basta per far gridare allo scandalo il M5s che ha visto in questo emendamento un favore non all’elettore bensì ad Andrea Gentile, ex deputato, che ha perso il collegio uninominale di Cosenza per 480 voti. L’avvocato ha presentato ricorso contestando oltre 800 schede che a suo dire gli sono state ingiustamente annullate. In effetti se la tesi di Gentile dovesse prevalere il MoVimento perderebbe un seggio perchè Anna Laura Orrico verrebbe ripescata nel proporzionale e a casa tornerebbe Elisa Scutellà.

I grillini hanno preso la questione abbastanza sul serio. Basti pensare che anche il leader Giuseppe Conte si è esposto il 29 marzo scorso nel corso di una conferenza stampa. Nell’occasione la deputata grillina Carmela Auriemma (vicepresidente della giunta) ha spiegato che i partiti al governo vogliono rivalutare le schede nulle e «garantire l’assegnazione di un seggio in Calabria a un candidato di Forza Italia (Gentile appunto, ndr)». Per Conte, applicare questa nuova regola su tutto il territorio nazionale significherebbe «rendere assolutamente incerta la composizione delle nostre aule in Parlamento». «Non è una questione che riguarda solo noi, riguarda tutti i cittadini che sono animati da un genuino spirito democratico», ha concluso il presidente del Movimento 5 stelle.

Effetto a catena

A mettere altra benzina sul fuoco, poi, la nuova denuncia dei 5 Stelle. La pentastellata Anna Laura Orrico ha rimarcato che «l’emendamento di FI potrebbe creare effetti non solo nei collegi uninominali nei quali sono stati presentati ricorsi, ma anche in almeno tredici collegi uninominali nei quali si è avuto uno scarto non cospicuo di voti tra il candidato eletto e il secondo più votato, ad esempio nelle circoscrizioni di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e gli effetti potrebbero riverberarsi anche sulle proclamazioni nei collegi plurinominali della circoscrizione e, a catena, tra le diverse circoscrizioni». La M5s Stefania Ascari ha quindi definito «grave che la maggioranza non consenta di ascoltare esperti della materia», condannando quella che, a suo avviso, «è una vera e propria "dittatura politica"». Sì, perché i grillini hanno raccolto i pareri di alcuni esperti. In particolare hanno stilato un dossier che dimostra come il cambio regole potrebbe avere effetti non solo sulla coppia Gentile-Orrico, ma la lista dei possibili beneficiari è molto più lunga e arriverebbe addirittura a modificare 39 seggi. Fra questi rischierebbero lo scranno Umberto Bossi, Elisabetta Piccollotti, l’ex ministro Roberto Speranza, Gianni Cuperlo, Roberto Giachetti e la ministra Eugenia Roccella. Al contrario fra i possibili "ripescati" ci sarebbero diversi volti noti fra cui, per restare in Calabria, Enza Bruno Bossio.

I forzisti serrano i ranghi

Ovviamente non la pensa così il primo firmatario dell’emendamento, il forzista Pietro Pittalis. «É il solito pessimo costume dei 5 stelle – ha detto all’AGI – stanno falsando i dati e così facendo non agevolano il necessario dialogo e confronto. Tutto nasce proprio dal Movimento 5 stelle quando nella scorsa legislatura hanno approvato un emendamento per affermare la nullità delle schede con voti assegnati a due diverse liste della stessa coalizione che sostiene il candidato in un collegio uninominale. Noi del centrodestra, e siamo uniti – ma lo stesso emendamento lo ha presentato anche Più Europa con Della Vedova e un emendamento del Pd a firma Malavasi mira ad eliminare quella norma dei 5 stelle, vogliamo solo salvaguardare il voto degli elettori in ossequio al principio del favor voti». Insomma, per Pittalis «si sta solo ripristinando una regola democratica che salvaguarda la volontà degli elettori. É il solito pessimo costume dei 5 stelle: creare disinformazione sulla base di dati inconsistenti». Proprio in merito al dossier elaborato dai 5 stelle, il deputato di FI è critico: «Ma come si fa a fare una proiezione su quanti parlamentari perderebbero il seggio, quando non si ha neanche certezza sui motivi di nullità delle schede, quante sono le nulle, se si farà ricorso… si parla artatamente di cose astratte create solo per determinare l’effetto panico». L’esponente azzurro è certo: «Non ci sarà nessun effetto ”domino, “anche perché la norma non riguarda il proporzionale e tutti è limitato ai soli 4 ricorsi presentati sull’uninominale». 

La questione è tecnica, ma a naso pare difficile che modificando il risultato dei collegi uninominali non si scomponga tutto il puzzle del Parlamento. Così come comunque resta poco trasparente cambiare le regole del gioco a partita finita.  Ma non è finita certo qui. Un nuovo round della battaglia sulle schede nulle è previsto martedì prossimo, quanto la Giunta delle elezioni della Camera tornerà a riunirsi.