Chiusa la campagna elettorale, la parola passa definitivamente alle urne. Al voto sono chiamati circa 50 milioni di italiani (compresi gli elettori delle circoscrizioni estero), tra cui circa un milione e mezzo di calabresi. Il pericolo che si agita da più parti è quello legato al possibile aumento dell’astensione. Del resto il distacco della gente dalla politica è sempre cresciuto nel corso degli ultimi anni e anche durante l’ultima campagna elettorale se ne è avuta plastica dimostrazione. Poca partecipazione alle iniziative pubbliche che si sono rintanate in sale e cinema, abbandonando quasi completamente la piazza.

Le iniziative, inevitabilmente, sono state molto più “social” e affidate agli sherpa delle segreterie che hanno provato ad utilizzare tutti i canali possibili per veicolare il proprio messaggio e chiedere il voto.

 

La Calabria, di fatto, è rimasta fuori dalle visite dei big. Solo qualche toccata e fuga. Anche questo un segnale di come la questione meridionale sia scomparsa dalle agende dei vari partiti, impegnatissimi piuttosto a fare i conti con il Rosatellum e con i problemi di governabilità che si avranno dal prossimo 5 marzo. La debolezza della classe dirigente locale ha fatto il resto. Il sudore e l’impegno si sono visti molto di più prima della chiusura delle liste, quando tutti erano in campo per ottenere postazioni utili. Poi, una volta avviata davvero la campagna elettorale, tutto si è sgonfiato, compreso il dibattito politico che è stato completamente da un polemica di maniera tra gli schieramenti. Neanche troppo accesa, in realtà. Che poi domani potrà finire che i partiti delle diverse coalizioni dovranno mettersi insieme per provare ad avere una maggioranza e infuocare la polemica avrebbe potuto nuocere a tutti.

Se al quadro si aggiungono le candidature imposte dall’alto che hanno spezzato quasi definitivamente i legami tra i territori e i propri rappresentanti, si capisce come il timore di un’alta astensione o di un voto di protesta sia elevatissimo. Nonostante la nomenklatura faccia finta di nulla e sia convinta, come al solito, di poter sopravvivere a se stessa anche in questa occasione.

 

Si vota dalle 7 alle 23. La Calabria eleggerà 20 deputati e 10 senatori

 Le operazioni di voto andranno avanti dalle 7 di mattina fino alle 23 di domenica sera e subito dopo inizierà lo scrutinio con lo spoglio delle schede per l’elezione del Senato.

Per la Calabria ci sono a disposizione 20 seggi alla camera e 10 seggi al senato. La circoscrizione Calabria per la Camera è stata suddivisa in 8 collegi uninominali:1) Tirreno cosentino; 2) Jonio cosentino; 3) Cosenza; 4) Catanzaro; 5) Crotone; 6) Vibo Valentia; 7) Gioia Tauro; 8) Reggio Calabria.

I rimanenti 12 seggi verranno assegnati con il sistema proporzionale che prevede 2 collegi plurinominali ciascuno da sei seggi ciascuno. In quello denominato Calabria Nord troviamo Cosenza, Crotone, Corigliano Calabro e Castrovillari. In quello denominato Calabria Sud sono compresi Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Gioia Tauro.

Le votazioni per il Senato della Repubblica prevedono, invece, la suddivisione della regione in 4 collegi uninominali, costituiti in base all’aggregazione, due a due, dei collegi uninominali della Camera. In particolare sono previsti: 1) Corigliano Calabro-Crotone; 2) Castrovillari-Cosenza; 3) Catanzaro-Vibo Valentia; 4) Reggio Calabria-Gioia Tauro.

La Regione è costituita inoltre in un unico collegio plurinominale al quale sono assegnati 6 seggi proporzionali.

 

E se per attribuire i seggi dei collegi uninominali basterà sapere quale candidato avrà preso il maggior numero dei voti, al proporzionale la materia diventa complessa tra resti e pluricandidature e, probabilmente, per i risultati definitivi occorrerà tanta pazienza oltre ad un super lavoro per i presidenti di seggio. I più pessimisti parlano di difficoltà che potrebbero portare ad avere un esito compiuto soltanto nella giornata di lunedì.

 

Riccardo Tripepi