L’intervista

Il dolore per la perdita della figlia e l’amore per la sua Rende. Sandro Principe si racconta: «Ho sempre offerto il mio petto alle pallottole»

VIDEO | Ospite del nostro network l'ex parlamentare e sottosegretario di Stato, dopo la parentesi dedicata all'attentato, ripercorre un'esperienza politica cominciata nel 1980 con la prima elezione a sindaco della città del Campagnano

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di Emilia Canonaco
31 maggio 2024
07:30

Sandro Principe, ex sindaco di Rende, già parlamentare e sottosegretario di Stato, avvolge il nastro della memoria e torna a quel drammatico 29 maggio 2004: un sabato pomeriggio di festa, l'imminente inaugurazione della maestosa chiesa intitolata a San Carlo Borromeo e un fiume di gente ansiosa di prendere parte alla cerimonia.

Sergio Staino, ex banchiere in pensione, nasconde la pistola dentro al borsello che porta sulla spalla. Si avvicina a Sandro Principe. Gli stringe la mano, quindi estrae l'arma ed esplode un colpo. Il proiettile entra nello zigomo sinistro ed esce dalla nuca destra. Sandro Principe cade a terra esanime, tutto intorno le persone urlano e si disperano.


Dieci giorni di coma farmacologico e sette mesi di difficile riabilitazione presso l'ospedale universitario Careggi di Firenze. Il corpo dell'onorevole socialista è fiaccato, la mente è lucida e resiliente. La fede non ha mai traballato.

Sandro Principe, ospite del nostro network, negli studi di Cosenza Channel, dopo la parentesi dedicata all'attentato, ripercorre un'esperienza politica cominciata nel 1980 con la prima elezione a sindaco di Rende: «Nella mia vita non mi sono mai autocandidato, sono stati sempre gli altri a tirarmi per la giacca». Alle Politiche del 1992, l'ingresso alla Camera dei Deputati nelle fila del Partito socialista e il ruolo di sottosegretario al Lavoro e alla Previdenza sociale nei governi Amato e Ciampi.

In quello stesso anno, la Procura della Repubblica di Palmi accusa Sandro Principe di collusione con le cosche di 'ndrangheta di Gioia Tauro e della Locride, ma dopo tre anni ne chiede l'archiviazione. Nel 2016 è invece la DDA di Catanzaro ad accusarlo di corruzione elettorale aggravata e di concorso esterno in associazione mafiosa. Trascorre due mesi agli arresti domiciliari. Nel maggio 2022, la vicenda giudiziaria che lo riguarda si chiude perché "Il fatto non sussiste". Di quell'inchiesta, l'ex sindaco di Rende dice: «Fu una persecuzione politica verso un'intera classe dirigente».

Sconfitto da Marcello Manna alle amministrative del 2019, Sandro Principe parla senza remore di un errore di valutazione da parte degli elettori: «È come se la comunità rendese avesse smarrito la strada e oggi, purtroppo, ne paga le conseguenze».

Disagio e dolore accompagnano lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose: «Rende è fatta di persone perbene ed è distante anni luce da ambienti malavitosi. Non è giusto che una città intera sbagli per gli errori di un singolo amministratore».

Poi una critica alla gestione dei fondi del Pnrr: «Il Comune aveva la possibilità di utilizzare le risorse comunitarie per realizzare progetti da cento milioni di euro, invece quei soldi vengono utilizzati soltanto per lavori di manutenzione ordinaria».

Ultimo passaggio dell'intervista dedicata alle prossime elezioni amministrative rendesi. Alla domanda su una possibile sua candidatura alla carica di sindaco, Sandro Principe risponde: «Bisogna prima capire cosa vogliono i cittadini».

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