Il Pd calabrese riparte da Irto: «Impariamo dalla lezione delle Regionali»

L'ex presidente del Consiglio regionale è stato il candidato che ha raccolto più voti alle elezioni con oltre 12.500 preferenze

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di Riccardo Tripepi
9 febbraio 2020
10:10

Si aspettava una sconfitta di queste proporzioni?

«La Calabria è una regione nella quale, da quando esiste l’elezione diretta del presidente, vi è sempre stata alternanza. Anche questo turno elettorale non è sfuggito a un andamento ciclico che racconta l’insoddisfazione di fondo dei cittadini e la loro sostanziale sfiducia nella politica. Lo dimostra chiaramente l’alto tasso di astensione: il 56% dei calabresi, cioè più di uno su due, non si è recato alle urne. Su questo occorre aprire una riflessione ampia perché il vero messaggio politico delle elezioni del 26 gennaio è stato proprio questo della “diserzione” dei seggi. Se poi stringiamo il campo dal centrosinistra al Pd, osservo che è il primo partito in Calabria. Segno non solo di una tenuta ma anche di un’apertura di credito dei cittadini ai quali ora dobbiamo offrire un’alternativa e un progetto di governo valido».


Cosa non ha funzionato in questa campagna elettorale?

«Non ha funzionato il fatto di essere arrivati praticamente alla vigilia del voto con l’indicazione dei candidati a presidente. Nel nostro caso abbiamo puntato su Pippo Callipo che ringrazio per l’impegno e con il quale sono sicuro costruiremo un’opposizione seria e senza sconti».

Un errore non correre con i Cinque stelle?

«Un errore, certo, ma dei Cinque stelle, non certo il nostro. Callipo è una persona perbene, della società civile, storicamente apprezzata anche dal mondo pentastellato. La scelta nazionale del M5s di correre in solitudine si è rivelata miope. Le dimissioni di Di Maio hanno certificato il fallimento di quella linea a mio avviso profondamente sbagliata, considerato anche che a Roma esiste un governo Pd-M5S».

A prescindere dalle qualità di Callipo candidato civico, in tanti pensano: ma il Pd davvero non aveva la possibilità di esprimere un candidato politico?

«È stato un atto di generosità da parte del Partito democratico che al fine di allargare il campo di un centrosinistra ampio e riformista ha rinunciato alla possibilità di esprimere il candidato a presidente. Abbiamo anteposto l’interesse collettivo a un progetto nuovo e credibile alle rivendicazioni di parte. Mi pare sia stata una prova di maturità e responsabilità».

Nascondersi dietro il dato Pd primo partito e non parlare del distacco abissale con il centrodestra sarebbe un errore gravissimo. Non ritiene?

«Personalmente ho parlato subito e in maniera chiara di una pesante sconfitta del centrosinistra. Ma i cittadini ci hanno affidato un compito chiaro: quello di vigilare e controllare sull’operato del centrodestra che deve provare a governare, e al tempo stesso di avanzare una proposta di governo alternativa per il futuro della Calabria alla quale dobbiamo metterci a lavorare subito, con impegno e serietà».

Ma come ha fatto ad ottenere 12500 voti? Ne avverte la responsabilità?

«Non mi sono chiuso nella torre d’avorio. Ho percorso migliaia di chilometri e incontrato tantissime persone rendendo visita a tutti i circoli del Pd della mia provincia. Ma sento di condividere il risultato elettorale con i tanti amici che credono in questo progetto, soprattutto giovani che in maniera disinteressata hanno dato un contributo generoso in termini di idee, di impegno, di azione politica. Non è la “mia” vittoria, è la “nostra” vittoria. Ovviamente ne avverto la responsabilità. Ho puntato molto in campagna elettorale sul concetto di coerenza politica e sul fatto di essere l’unica alternativa, l’unico vero argine alla Lega». 

Da dove riparte il Pd adesso? Quale sarà il suo ruolo?

«Dalla fame di partecipazione e dalla voglia di cambiamento dei tanti che chiedono un partito aperto, plurale, inclusivo e autenticamente riformista. È la grande lezione che ci hanno consegnato le Regionali e sarebbe delittuoso non comprenderla. Per quanto attiene al mio ruolo, si tratta di scelte che vanno condivise e comunque, a prescindere, ciò che conta è svolgere con rigore il ruolo che i cittadini ci hanno dato». 

Che percorso per il congresso?

Certamente occorre che a tutti i livelli ci sia una ripartenza celere e al tempo stesso forte come una scossa. La recente visita del segretario Zingaretti è stata la dimostrazione di come la Calabria sia al centro dell’attenzione del Pd nazionale e non lo sia stata solo in campagna elettorale. C’è un Pd vivo come ha dimostrato la recente iniziativa a cui abbiamo partecipato a Catanzaro. Adesso occorre creare i presupposti per un allargamento che coinvolga la società civile e le energie giovani e impegnate che hanno contribuito negli ultimi mesi a scuotere le coscienze e a rivendicare la necessità di una vera  partecipazione popolare alla politica.

A Reggio a maggio ci sono le Comunali. Cosa fare per evitare un nuovo tracollo?

«Come ha osservato Nicola Zingaretti, il Comune di Reggio Calabria, uno dei più importanti del Mezzogiorno e città metropolitana più a sud dell’Italia peninsulare, ha un valore nazionale. Per questo occorre serrare i tempi dell’azione politica e amministrativa a sostegno dell’amministrazione Falcomatà che è partita da condizioni pesantissime figlie del passato. Non possiamo consentirci di riconsegnare la città a chi, saccheggiandone le casse per anni, ha costretto l’attuale amministrazione a operare in assoluta emergenza».

Giornalista
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