L’intelligenza artificiale è sbarcata in Parlamento, più precisamente al Senato. Lo ha fatto attraverso la provocazione di Marco Lombardo, senatore di Azione-ItaliaViva. Lombardo ha infatti letto integralmente un discorso scritto da ChatGpt nel corso del dibattito sugli accordi transfrontalieri fra Italia e Svizzera. E nessuno se n’è accorto.

Il senatore è originario di Martone, è nato a Locri e qui ha vissuto fino ai 18 anni, studiando al liceo Campanella. Fra l’altro è il figlio dell’ex Procuratore capo di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo. Dopo la laurea si è specializzato in diritto comunitario a Bologna e Strasburgo e attualmente è docente a contratto in questa materia all’università di Bologna. Da tempo Lombardo sta studiando l’impatto dell’intelligenza artificiale sul nostro quotidiano, soprattutto alla luce delle numerose direttive che sta emanando la Ue. Ma in Italia come si sta disciplinando questo fenomeno? Se ne discute poco o nulla, nonostante l’appello firmato da oltre 350 fra intellettuali e filosofi, che mette in guardia contro i rischi dell’intelligenza artificiale.

Lombardo allora l’altro giorno ha deciso di lanciare una provocazione; con l’ausilio di una società specializzata in questa materia, ha fornito all’algoritmo il disegno di legge del Governo, i suoi interventi parlamentari e quelli del suo partito, articoli di giornale, alcune note delle commissioni competenti. ChatGpt ha tirato fuori un intervento coerente con la linea politica di Azione-IV e Lombardo ha letto quell’intervento in aula senza che nessuno abbia minimamente sospettato che l’autore fosse una macchina e non il senatore. È stato lui stesso poi a rivelare il “trucchetto”. «Questo testo è stato scritto dall’intelligenza artificiale - ha detto in aula - e nessuno di noi sarebbe stato in grado di distinguerlo da un testo prodotto dall'intelligenza umana. L’intelligenza artificiale può migliorare la nostra vita quotidiana, ma come possiamo garantire che non crei nuove disuguaglianze e divisioni nella società?  È ora di aprire un dibattito serio per esaminarne potenzialità ed eventuali rischi».

«L’automazione - ci ha spiegato al telefono - è nata per sostituire lavori ad alta intensità di manodopera e a bassa intensità intellettuale. Con l’intelligenza artificiale abbiamo fatto un salto di qualità e adesso le macchine sono in grado di sostituire anche i lavori intellettuali. Voi giornalisti correte grandi rischi, ma anche noi parlamentari. Qualcuno potrebbe dire ma perché dobbiamo pagare così tanto delle persone quando basta un piccolo investimento in una macchina per produrre tutte le leggi del mondo, magari anche meglio di quelle prodotte dal Parlamento. Il punto è proprio questo, regolare l’intelligenza artificiale. Il problema è che non si può regolamentare un fenomeno che non si conosce. In Italia non si è aperto un dibattito vero sui pericoli dell’innovazione. C’è un testo molto interessante del filosofo Luciano Floridi che invita proprio a studiare come compensare le due intelligenze: quella artificiale e quella umana. È chiaro che l’algoritmo produce in base alle informazioni che gli diamo. Immagini le conseguenze di questa cosa anche sul fronte della sicurezza interna».

Lombardo dice che dell’intervento non ha cambiato nemmeno una virgola e che oggi si pone un nuovo problema: non solo distinguere il vero dal falso, ma c’è una terza categoria, la più insidiosa da individuare: il verosimile. Qui è difficile capire i confini come è tremendamente difficile arrestare un fenomeno che entrerà sempre più velocemente nelle nostre vite. Servirebbe allora discuterne, per limitare i danni.