La decisione del leader nazionale del Movimento di chiedere agli eletti una rosa di nomi per scegliere il responsabile regionale ha polarizzato il confronto e scatenato la reazione dell’europarlamentare. In pole ora restano Orrico e Baldino (ASCOLTA L'AUDIO)
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Sono passati quattro mesi da quando l’ortopedico Massimo Misiti ha rassegnato, abbastanza all’improvviso, le dimissioni da coordinatore regionale del M5s. È passato un mese da quando Giuseppe Conte ha tenuto la convention con iscritti e simpatizzanti a Lamezia Terme per discutere dell’organizzazione territoriale del Movimento. Eppure la quadra ancora non si è trovata. Il M5s resta senza un coordinatore regionale e soprattutto senza struttura sui territori. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: in queste amministrative i grillini non hanno presentato nemmeno una lista semplicemente perché sui territori non c’è nessuno autorizzato a parlare a nome del Movimento. Non manca infatti solo il coordinatore regionale, ma anche quelli provinciali e a cascata tutti gli altri. Insomma nel M5s vige un’anarchia che nessuno riesce a controllare.
La cosa però adesso ha preso una brutta piega. Ieri sera c’è stato un vertice fra gli eletti del Movimento che si sono incontrati da remoto per trovare appunto una soluzione. Ma siamo ancora lontanissimi perché non c’è l’accordo non solo sul nome, ma anche sul metodo. C’è chi dice che le cariche devono essere contendibili da tutti gli iscritti e chi invece dice che debbano essere appannaggio degli eletti. A complicare il quadro la decisione di Conte di chiedere agli eletti una rosa di nomi sui possibili coordinatori a tutti gli eletti la circostanza non ha fatto altro che aumentare le divisioni all’interno del partito che oggi sembra diviso in due blocchi: quelli che sostengono l’europarlamentare Laura Ferrara e quelli che propendono invece per la deputata Anna Laura Orrico che paradossalmente è un po’ la figlia politica dell’europarlamentare. La novità di ieri sera è che la Ferrara ha detto stop. In un post sui social ha usato parole di fuoco contro Giuseppe Conte, soprattutto se si considera il profilo moderato che ha sempre caratterizzato l’europarlamentare, grillina della prima ora. «Ho appena comunicato ai colleghi, dopo averlo anticipato al presidente Giuseppe Conte il ritiro della mia disponibilità per il coordinamento regionale. Ho esperienza sufficiente per conoscere strategie di bassa lega e giochetti di potere che tolgono energie e tempo prezioso al lavoro che siamo chiamati a svolgere nelle istituzioni e all’interno del M5s», ha scritto ieri.
«Ho davanti a me – ha aggiunto – un anno prima di concludere il mio secondo mandato e non intendo certo dedicarlo a dipanare lotte intestine o ad assecondare l’esistenza di presunte fazioni. In Calabria siamo senza coordinatore regionale da 4 mesi, non abbiamo presentato nemmeno una lista col simbolo del M5s per le imminenti elezioni amministrative. I gruppi territoriali ancora non sono decollati, molti attivisti vorrebbero darsi da fare, ma sono ancora costretti alla casella del via in attesa dello start. Mala tempora currunt». Insomma non proprio parole al miele verso l’avvocato del popolo. L’effetto immediato del post è stato il rilancio di Maria Vittoria Baldino. La vice capogruppo del M5s alla Camera sosteneva la candidatura della cosentina. Venuta meno la disponibilità ha deciso allora di avanzare la sua. Adesso sul tappeto restano le candidature della stessa Baldino e di Anna Laura Orrico. I rumors dicono che per metà maggio Conte dovrebbe finalmente prendere una scelta sull’unica regione in Italia che ancora è senza organismi direttivi.
Ma questa vicenda potrebbe avere effetti soprattutto nel lungo periodo. Per adesso la leadership di Giuseppe Conte non è in discussione. Solo grazie al suo carisma il M5s si è salvato dall’irrilevanza riuscendo ad arrivare in poche settimane dall’8% al 15 a livello nazionale, con punte in regioni come la Calabria dove i grillini si sono attestati al 30% addirittura. Evidentemente si è trattato di puro voto di opinione. Difatti poi alle amministrative il M5s sparisce come neve al sole, anche a causa dei traccheggiamenti di Conte. La Ferrara è stata molto chiara nell’indicare le colpe di questa vicenda. A Roma dicono che anche Virginia Raggi si stia muovendo molto sott’acqua per insidiare fra due anni la leadership o comunque per evitare che il M5s sia un partito personalistico. Certo è presto per capire se il tentativo di ridimensionare il ruolo di Conte riuscirà, ma intanto quel che è certo è che la strategia in Calabria sta portando solo malumori. A meno che non sia creata ad arte. C’è infatti chi dice che Conte potrebbe risolvere l’impasse inviando a Catanzaro un commissario, come in un Pd qualunque…Anche questa scelta susciterà ulteriori malumori da cui Conte dovrebbe guardarsi.