Più che un «campo largo» è un camposanto, la spoon river del fronte progressista calabrese. La presentazione delle liste per le Amministrative del 12 giugno porta con sé una verità dolorosa per Pd e M5S, attesi dalla prova fatale delle Politiche 2023. Questa: su 75 Comuni calabresi al voto, il «campo largo» è realtà solo nella piazza più importante, Catanzaro, dove dem e pentastellati sostengono la candidatura a sindaco di Nicola Fiorita. Niente alleanza – e in un caso neanche un simbolo di partito – neppure nelle tre città in cui è previsto il ballottaggio (più di 15mila abitanti): Palmi, Acri e Paola.

In tutti gli altri centri, dai più grandi ai più piccoli, Pd e M5S sono praticamente inesistenti. Certo non il miglior biglietto da visita a un anno dalle elezioni alle quali i rispettivi leader – un ancora convinto Enrico Letta e un sempre più incerto Giuseppe Conte – dovrebbero presentarsi da alleati. Va detto che tesserati e militanti di Pd e M5S sono schierati in gran numero nelle liste dei Comuni calabresi, ma sono per la gran parte intruppati nelle tante civiche presentate dal nord al sud della regione.

Il ricorso a liste sganciate dai partiti è una costante nelle elezioni locali, ma stavolta il dato calabrese risalta maggiormente perché certifica la pressoché totale assenza del centrosinistra ufficiale.

La situazione delle province

Nei 15 Comuni catanzaresi chiamati al voto, non figurano liste di partito, eccezion fatta per il capoluogo. Stesso vuoto anche nella provincia di Crotone e in quella di Vibo, dove Pd e M5S non partecipano nemmeno alle elezioni di Pizzo, il centro più popoloso (circa 9mila abitanti).

Il campo largo è rimasto deserto soprattutto in provincia di Reggio Calabria, malgrado tornino al voto diverse cittadine medio-grandi, tra cui Palmi (19mila abitanti). Qui il sindaco uscente, Giuseppe Ranuccio, volto locale del Pd, punta tutto sul civismo e non ha al suo fianco alcun simbolo ufficiale. A differenza del suo principale competitor, Giovanni Barone, il quale – in controtendenza rispetto alle dinamiche regionali e nazionali – è riuscito a riunire tutti i partiti del centrodestra.

L'alleanza progressista è naufragata anche in cittadine importanti come Bagnara (10.600), Bovalino (9mila), Caulonia (7mila) e Motta San Giovanni (6mila), dove peraltro Pd e M5S non hanno presentato alcuna lista.

In campo da avversari

Ma anche quando dem e 5s hanno deciso di scendere in campo nello stesso Comune, lo hanno fatto schierandosi su fronti opposti. Emblematico il caso di Acri, nel Cosentino, dove il Movimento supporta la corsa di Angelo Giovanni Cofone, opposto al sindaco uscente Pino Capalbo, sostenuto dal Pd. Il campo largo che si fa campo marzio.

A Paola, invece, non ci sarà il simbolo dem, mentre i 5s saranno della partita a sostegno del candidato Paolo Alampi. 

E ancora: niente alleanza né simboli di partito ad Amantea (14mila), Belvedere Marittimo (9mila), Luzzi (9.500) e Trebisacce (8.700).

Quadro non incoraggiante

Il quadro generale non sembra insomma incoraggiante, soprattutto dal punto di vista dei coordinatori regionali di Pd e M5S, che avranno molto lavoro da fare se vorranno farsi trovare pronti all'appuntamento delle Politiche.

E se i dem di Irto, segretario regionale da pochi mesi, sono in piena riorganizzazione dopo un commissariamento durato tre anni, discorso a parte meritano i pentastellati di Massimo Misiti.

Oggi il Movimento è rappresentato da ben 11 parlamentari (nessun altro partito ne vanta di più in Calabria) e, da ottobre scorso, anche da due consiglieri regionali. Eppure, i tanti portavoce grillini non sono riusciti a mettere in piedi liste nemmeno nelle più grandi realtà chiamate al voto.

La crisi nazionale

La situazione calabrese riflette, almeno in parte, le difficoltà nazionali. Il Movimento, infatti, non ha presentato candidati neanche in città come Verona, Parma, Belluno e Monza.

L'alleanza con il Pd è tuttavia salva in 21 capoluoghi su 26, ma non mancano le tensioni, dovute soprattutto alle posizioni critiche del Movimento rispetto alla linea del Governo Draghi (il no all'invio di armi in Ucraina, il braccio di ferro sul bonus 110%) e al presunto riavvicinamento di Conte all'ex alleato Matteo Salvini.

Mosse a dir poco sgradite a Letta, comunque ancora convinto che il «campo largo» sia l'unico argine al trionfo elettorale del centrodestra. Del resto, giusto due giorni fa, in un'intervista a La Stampa, è stato lo stesso Francesco Boccia, componente della segreteria nazionale dem nonché ex commissario provinciale a Cosenza, a ribadire che «senza alleanza si consegna il Paese alla destra peggiore». Ma, evidentemente, le Amministrative calabresi sono tutta un'altra storia.