Si vedranno in Tribunale ad aprile il sindaco Michele Tripodi e il consigliere di opposizione Francesco Pisano, e lo faranno intorno all’accusa più insolita che si sia mai sentita: stalking politico. Di questo si sente vittima il primo cittadino di Polistena, che ha presentato querela ipotizzando anche i reati di diffamazione e violazione della privacy, nella condotta del capogruppo di Polistena Futura.

In realtà si arriva a questo giudizio dopo che la Procura aveva chiesto l’archiviazione di una prima querela, e, di fronte all’opposizione del querelante sarà ora un giudice a stabilire la verità. «Mi sono tutelato di fronte alla congerie di esposti prodotti da Pisano», spiega Tripodi al quale Pisano replica così: «Ho fatto solo il mio dovere di consigliere, non è da paese democratico essere portato in Tribunale per l’azione politica che si svolge». Uno scontro mai sopito quello tra gli amministratori e i 4 consiglieri di opposizione, Tripodi ha querelato solo Pisano e il presidente dell’associazione – che è responsabile dei canali social attraverso cui l’opposizione veicola i suoi interventi.

«Non sono mozioni – argomenta Tripodi – sono solo delle provocazioni tese a intasare di lavoro inutile gli uffici e a farci perdere la serenità. Pisano stesso si vanta di aver fatto 439 interventi in 465 giorni di attività, beh siamo di fronte ad un atteggiamento perpetuo che descrive anche realtà che non esistono». Pisano si difende e passa al contrattacco. «Il sindaco ha perso la serenità perché non sopporta le regole democratiche – sostiene – evidentemente non è abituato ad una opposizione che finalmente solleva casi che, forse, stanno facendo traballare chi amministra».

Tripodi sostiene che negli esposti presentati da Pisano, costringendo il comune a dover rispondere continuamente anche alla Prefettura, «verrebbe creata una realtà mistificata», da qui la sua decisione di battere la via giudiziaria per difendersi dalla presunta diffamazione e dal presunto stalking. «Avendo gli amministratori l’obbligo di rispondere ad un’interrogazione entro 30 giorni – conclude Pisano – quando vedo che non ottemperano, informo il prefetto di questa violazione, dunque non diciamo affatto falsità quando diciamo che loro non rispettano le regole».