Il futuro di un quartiere, anzi di un’area o persino di tutta la città (a eccezione della zona Sud rappresentata da Lido, che però ha problemi difficilmente risolvibili con qualche provvedimento-tampone, concepito per giunta in modo non organico) dipende con ogni probabilità dalla sorte del “vecchio” ospedale Pugliese. Dalla funzione, cioè, che la grande e storica struttura sanitaria riuscirà a esercitare nell’avvenire, essendo rimasto l’unico polmone (anche economico: strano, ma vero) della parte Centronord, e non solo, dei Tre Colli.

Nessuno, però, pare curarsene più di tanto, considerato come in una Catanzaro divisa al suo interno fra gli abitanti stessi (figurarsi quindi quanto possa contare all'esterno, ma questa è un’altra storia…) sia assai più agevole per “politici trafficoni” avviare procedimenti che smembrano ancor di più la realtà cittadina. È il motivo per cui, al di là della cosiddetta integrazione (in realtà sarebbe altro, tipo una fusione) fra le aziende ospedaliere (Ao) Pugliese-Ciaccio e Materdomini, per la quale tutti ravvisano l’urgenza e le implicazioni positive, c’è da capire ben altro.

Ad esempio: in quale misura incideranno i rispettivi passivi delle due citate Ao sul riequilibrio generale del nuovo bilancio unico? Senza contare la ripartizione di uomini e mezzi, per cui passeranno sì alcuni anni ma nell’ambito di un iter ormai incardinato. Ed è proprio su tale ultima considerazione che si deve riflettere, poiché a Catanzaro, ancor più degli altri posti, è noto come in ragione degli interessi condivisi la politica di Destra, Sinistra e Centro, si compatti (o meglio si mescoli) alla svelta e in modo formidabile.

Non c’è allora granché da sperare, semmai da essere vigili prima che ci scappi il... fattaccio della progressiva dismissione del Pugliese da più parti già paventata. Si parla infatti, siamo ancora ai soliti rumors ma a cui è meglio iniziare a prestare attenzione, del progetto di una Casa della Salute in luogo del nosocomio che ha dato risposte concrete all’utenza, nel bene e nel male, per svariati decenni. E c’è poi il Pronto Soccorso, reparto che pur tra mille oggettive difficoltà (talvolta troppe) fa gola a chi lo vorrebbe altrove a prescindere dalle buone ricadute sulla comunità.

Benefici che, a prescindere dal solito fumo negli occhi gettato da una certa classe dirigente ciarliera e affarista, sarebbe il caso dimostrare, considerato come - pure su materie delicate quali la Sanità - sia adesso possibile fare proiezioni e previsioni attendibili. Comunque sia, si diceva dell'impatto economico su una vasta area catanzarese, compresa la zona più antica e un tempo più importante della città, che senza l’ospedale funzionante nei termini in cui lo è stato fino a oggi potrebbe chiudere bottega (espressione nell’occasione valida non soltanto in senso figurato, purtroppo).

E sì perché lo smantellamento (seppur a... tappe) del Pugliese in un luogo ormai violentato dalla protervia di alcuni imprenditori privi di scrupoli, spalleggiati da politici servili per motivi comprensibili, con una conseguente spoliazione continua e dissennata, non accompagnata da una pianificazione orientata al recupero dei devastanti effetti della perdita di vari volani finanziari avrebbe infatti la forza dirompente di uno tsunami da cui, stavolta, sarebbe impossibile riprendersi sotto il profilo economico e sociale per la soddisfazione (e il ritorno nei propri conti bancari) di speculatori, faccendieri e facilitatori, co-responsabili o beneficiati dall’eventuale ulteriore iniqua operazione.