Ogni imperatore che si rispetti – da Caracalla a Diocleziano – ha le sue terme. E infatti anche Roberto Occhiuto ci sta lavorando. Pochi giorni fa, il governatore ha confermato che la Regione è interessata non solo ad acquisire il pacchetto di controllo della società che gestisce le Terme Luigiane, ma anche a effettuare un «grande investimento» su tutto il sistema termale calabrese. 

Un annuncio che – in linea con l’indirizzo politico-amministrativo messo in atto finora – prelude alla centralizzazione di tutto il comparto e a una guida unica, alle dirette dipendenze del presidente. Dovesse andare a buon fine anche questa operazione, Occhiuto avrebbe tutto il diritto di prodursi in un nuovo annuncio sui social, stavolta più roboante dei precedenti: «Mi sono preso tutta la Calabria». E l’opposizione? Muta, inerte, non pervenuta.

Terme o non terme, in pochi mesi di mandato (cinque), Occhiuto ha realizzato ciò che era perfino impensabile per i suoi predecessori, costruendo un sistema di potere che lo trasforma in una sorta di imperatore delle Calabrie da cui dipende il controllo di tutti i settori strategici della regione. 

Le mani sulla sanità

Giusto un mese dopo la grande vittoria elettorale del 3-4 ottobre scorsi, Occhiuto ottiene, con una facilità estrema, la carica tanto invocata, ma invano, da Mario Oliverio: diventa commissario della Sanità. Il presidente, da allora, ha sempre considerato (per molti osservatori in modo pretestuoso) la nomina governativa un successo politico a vantaggio di tutta la regione; in realtà, è un indiscutibile successo personale, ottenuto grazie ai tanti rapporti romani costruiti in due decenni di attività parlamentare. 

Il potere del presidente di Regione – dalla fine dell’epoca Scopelliti in avanti sempre dimezzato dalla presenza di un commissario “straniero” – viene così ricostituito nella sua interezza e nella piena disponibilità di un bilancio di circa 7 miliardi di euro, di cui ben quattro destinati alla Sanità.

Non solo il Governo amico di Draghi, anche il Parlamento dà una grande mano a Occhiuto. Succede quando i senatori calabresi di Forza Italia, il partito del presidente, inseriscono e fanno approvare un emendamento al Decreto Calabria bis che amplia ancora di più i poteri, già enormi, del commissario. 

Subito dopo, un’altra proposta, presentata da Francesco Cannizzaro, deputato azzurro e braccio destro di Occhiuto, entra a far parte dell’ultima legge di bilancio e assegna al neo responsabile del settore la gestione dei 900 milioni destinati all’edilizia sanitaria calabrese. 

Il consiglio

Se Occhiuto gioca (più che bene) le sue carte tra Palazzo Madama e Montecitorio, figuriamoci cosa può fare in Consiglio regionale, dove dispone di una maggioranza bulgara e beneficia della debolezza di un centrosinistra fin qui per nulla propenso all’aventino. Infatti, a metà dicembre, e senza che ancora siano state insediate le commissioni, l’Aula approva la proposta di legge – firmata da Pierluigi Caputo, uomo-macchina del presidente nell’Astronave – che dà i natali ad “Azienda zero”. 

Si tratta di un ente di governance che – oltre ad aumentare di circa 700mila euro i costi a carico della sanità regionale – sottrae le funzioni amministrative alle cinque Aziende sanitarie provinciali per unificarle, centralizzarle e quindi metterle sotto il controllo di una nuova amministrazione, scelta direttamente dal commissario-presidente. A questo enorme potere politico ed economico va poi aggiunta la programmazione e spesa dei fondi del Pnrr e, da ultimo, anche la gestione di un altro comparto strategico: l’ambiente. 

La multiutility

La scorsa settimana la Giunta ha infatti dato il via libera alla proposta di legge per l’istituzione dell’Autorità Rifiuti e Risorse idriche della Calabria. Il nuovo ente – sempre in coerenza con gli indirizzi accentratori della Cittadella – cancellerà con un tratto di penna sia l’Autorità idrica della Calabria, sia gli Ambiti territoriali ottimali, per fonderli un’unica Authority. I vertici della multiutility saranno prima un commissario e, subito dopo, un direttore generale. Li nominerà entrambi Occhiuto, ovviamente.

Il quadro si completa con Sacal, la società che gestisce i tre aeroporti calabresi tornata, giusto pochi giorni fa, sotto il controllo pubblico. Occhiuto, dopo una lunga trattativa con il socio privato, è riuscito a ripristinare lo status quo ante, con la Regione e Fincalabra che ora dispongono del 61,2% delle quote dell’ente. Si può dire, insomma, che adesso anche il traffico aereo è sotto l’egida del governatore. 

A Occhiuto, a conti fatti, manca forse solo l’ultimo traguardo politico, probabilmente il più prestigioso, visto che un tempo era un memento per i posteri: il controllo sulle terme. Che magari un giorno saranno le Terme di Roberto.