Mario Oliverio sarà pure un emarginato, una sorta di separato in casa, ma il Pd ha ancora paura di lui. La sua quasi certa ricandidatura in solitaria preoccupa – e non poco – tutti i vertici nazionali del partito, consapevoli che l'azione di disturbo del governatore rischia di favorire la vittoria del centrodestra e di determinare il fallimento elettorale dell'alleanza con il M5S, con riverberi imprevedibili sul governo guidato da Conte.

Lo spauracchio di Oliverio terrorizza soprattutto il partito calabrese e tutti quegli eletti e dirigenti che hanno sposato la linea Zingaretti e premono per la nascita di una coalizione giallorossa anche a sud del Pollino. Il timore, neanche troppo immotivato, è che – al di là delle dichiarazioni pubbliche («niente tatticismi sulla data del voto») – il presidente della Regione possa (e voglia) esercitare le proprie prerogative in modo autoreferenziale per cogliere gli avversari in contropiede.

Lo spettro del voto

I dem, in pratica, mettono in conto la possibilità che Oliverio indica le elezioni al più presto, forse già il 15 dicembre. La mossa, sebbene ventilata da tempo, avrebbe un effetto spiazzante, dal momento che costringerebbe Pd e M5S a siglare un eventuale patto elettorale e di governo in tempi strettissimi, a designare un candidato presidente senza la necessaria concertazione e a stilare le liste alla bell'e meglio. Il risultato di questa improvvisazione indotta potrebbe portare a disastri nelle urne.

Trattativa ferma

Sarà proprio per placare questi timori che i consiglieri regionali contrari a Oliverio hanno avviato un dialogo serrato con il commissario Graziano, al fine di sollecitare la fuoriuscita dallo stallo in cui è finita la trattativa con il Movimento.
La settimana scorsa Zingaretti e Di Maio, a cena, avrebbero deciso di replicare il «patto civico» anche nelle altre regioni chiamate al voto. Da allora, però, il cantiere sarebbe stato temporaneamente chiuso, in attesa dei risultati in Umbria, considerata un test attendibile da cui far dipendere le successive scelte elettorali.

Due inutili settimane di agonia, a parere dei dem calabresi, sempre più consapevoli del pericolo che incombe. Perché il Pd, oggi, a parte il futuribile e costruendo patto con i pentastellati, non ha alcun programma autonomo, né aspiranti governatori pronti a scendere nell'arena nel caso in cui Di Maio dovesse cambiare idea.

«Non riusciamo neanche a fare campagna elettorale perché la gente vuol sapere prima di tutto chi è il nostro candidato alla presidenza», confessa più di un consigliere regionale. La macchina è ferma e potrebbe rimettersi in moto troppo tardi.

Appello a Zingaretti

Sulla scorta di queste considerazioni, i consiglieri regionali hanno iniziato a intensificare i contatti con la segreteria. Un primo piano d'azione è stato abbozzato nel corso di una cena con Graziano, avvenuta il 10 ottobre a Lamezia, al termine dell'ultima seduta dell'assemblea calabrese.

Quelle determinazioni sono poi state ripetute come un mantra anche a Roma, a margine della Direzione nazionale di martedì, durante la quale Zingaretti ha ribadito la necessità di creare un nuovo centrosinistra e di replicare l'accordo con i 5 stelle in tutti i territori.

Visione condivisa da tutti i consiglieri presenti al Nazareno, che tuttavia a Zingaretti chiedono uno sforzo maggiore. I vari Battaglia, Irto, Guccione, Bevacqua e Iacucci, riuniti con Graziano in una sala attigua a quella in cui parlava il segretario, hanno invocato un cambio di passo che consenta di neutralizzare le velleità residue di Oliverio.

I dem, a nome di tutti gli altri dirigenti calabresi fedeli alla nuova impostazione, spingono affinché Zingaretti metta in mora l'indifferenza che ha finora riservato alla Calabria e aiuti il partito – anche con la sua presenza fisica – ad affrontare la prossima campagna elettorale. Non solo. Il Pd calabrese non sembra essere più intenzionato ad accettare traccheggiamenti, ma vuole chiarezza sul proprio destino.

Zingaretti, cioè, deve dire al più presto se l'intesa con il Movimento ci sarà e in che formula; deve, soprattutto, rompere silenzi e ambiguità rispetto al nome del candidato governatore della coalizione. Sarà Pippo Callipo? Giuseppe Gualtieri? Pino Masciari? Il partito regionale pretende trasparenza.

Graziano, con ogni probabilità, si sarà confrontato con il responsabile per il Mezzogiorno del Pd Oddati, il quale avrà già recapitato l'appello a Zingaretti.

Ora i dem calabresi aspettano un responso di qualche tipo. Dopo tutto, nemmeno al segretario conviene dare troppo margine di manovra a Oliverio.

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