A quanto pare funziona così: sei il presidente della Regione, sei l’uomo forte del tuo partito, il Pd, sei quello che può gestire fondi europei e bacini elettorali, ma se la barca comincia ad affondare molli tutto e salti sulla scialuppa del civismo. Che poi, cos'è ‘sto civismo? Il solito inciucio. Anzi, un inciucione con quello che resta del centrodestra, a cominciare dai potentissimi fratelli Gentile, passando per Piero Aiello, Sergio Abramo e Domenico Tallini.

 

In vista delle elezioni regionali del 2019, Mario Oliverio si è mosso con grande anticipo e la prima cosa che ha fatto è un ciaone al Pd, confermando indirettamente che le possibilità di ricostruzione del partito sono ormai più scarse di un giugno di sole pieno. L’idea, neppure tanto originale, è opporsi a Cinquestelle e Lega mettendosi tutti insieme appassionatamente per riconquistare la Regione. Un mucchio selvaggio pronto a cavalcare sulle praterie desolate di quello che fu territorio dem, senza che dal partito si alzi una sola voce di dissenso, salvo quella di Domenico Bevacqua che, in polemica con la strategia del governatore, è uscito dal suo gruppo consiliare per andare in quello misto. Capirai che paura.

 

Alla fine non è escluso che anche il più acerrimo oppositore interno di Oliverio, Carlo Guccione, altro civista dell’ultima ora, si pieghi anch’egli a questa tattica, rischiando però di mettere i suoi voti al servizio dei Gentile.
Come recentemente ha scritto Pasquale Motta, non si capisce soprattutto che credibilità possa avere un progetto di questo tipo se a esserne il motore è lo stesso capitano che ha abbandonato la sua nave che cola a picco e che, cosa più grave, non può ostentare alcun risultato convincente come esito della sua azione di governo.
Così come non sembra molto credibile il rumoroso silenzio di Nicola Adamo, che ha tirato le fila di questa Legislatura sin dall’inizio. Il sospetto di molti è che il suo apparente dissenso celi in realtà il più classico dei teatrini, quello del poliziotto cattivo, nel tentativo di dare un briciolo di appeal all’operazione, perché se il governatore risulta indigesto a tanti, Adamo dai più viene considerato addirittura pernicioso e la sua presenza dichiarata tra i manovratori della svolta civica potrebbe anche rappresentare la pietra tombale sul progetto.

 

Ma al di là di tutte le considerazioni sulla natura della strategia politica messa in campo, restano i fatti a disegnare un quadro davvero disarmante. Negli ultimi 4 anni la Calabria non si è mossa di un millimetro in termini di occupazione e ricchezza, lotta all’inquinamento, contrasto dell’illegalità, nuove infrastrutture, servizi e assistenza alle fasce sociali più deboli. Per non parlare della sanità, emblema di una Regione sconfitta.

 

Dove ti giri ti giri vedi monnezza, strade piene di buche e gente che maledice la classe dirigente. Invece di cercare di rosicchiare un decimale in più di Pil, chiedere scusa a tutti e andarsene a casa per godersi i vitalizi che lo aspettano dopo aver occupato ogni postazione istituzionale possibile, compresa quella di parlamentare, Oliverio dice di volersi ricandidare con un listone che eleverà a livello regionale l’ignavia delle liste civiche comunali, fatte apposta per mettere dentro tutti quelli che hanno i voti, senza simboli di partito e senza un briciolo di coerenza, per non mettere in imbarazzo parenti, amici e amici degli amici quando si recano alle urne a votare per quelli che hanno sempre detto di detestare. Se la politica fosse affrontata con più dignità, facendo prevalere su tutto idee e valori, una cosa così sarebbe impensabile. Invece l’unica cosa che conta è tornare in cima, dovesse anche costare altri cinque anni buttati per la Calabria, regione ultima in Europa per occupazione e ricchezza, dove il reddito medio pro capite è di 17mila euro, meno della metà di quello della Lombardia.

 

Suonano paradossali, dunque, le parole di Oliverio quando dice che «serve un’intesa civica per risolvere i problemi della Regione e per l’affermazione del principio di legalità, perché con un programma di questo tipo l’alleanza futura non avrà steccati o limiti». E quale sarebbe questo programma irresistibile? Niente di meno che risolvere i problemi della Regione e affermare la legalità. Come dire che i calabresi, in preda a un irrefrenabile attacco di autolesionismo, dovrebbero dare nuovamente fiducia a chi candidamente ammette che finora non si è fatto nulla.
O si considerano troppo furbi loro o considerano troppo fessi noi. Non si scappa, delle due l’una.


Enrico De Girolamo