Finanziaria

«Il governo Meloni che vuole azzerare la sanità nelle Regioni del Sud»: anche il Pd calabrese contro la manovra economica

Il consiglieri Dem a Palazzo campanella: «Con la scelta di stanziare soltanto 900 milioni di risorse aggiuntive sul Fondo Sanitario Nazionale si ipoteca il futuro del settore pubblico»

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di Redazione Politica
19 ottobre 2024
18:58

«Il disegno del governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni si è rivelato in maniera definitiva con la manovra economica del governo che è l'ultimo inganno, subito rivelatosi tale, con il quale la premier ha tentato di prendere per i fondelli gli italiani».

A sostenerlo sono i consiglieri del gruppo del Pd in Consiglio regionale tramite una nota stampa che così prosegue: «Con la scelta di stanziare soltanto 900 milioni di risorse aggiuntive sul Fondo Sanitario Nazionale si ipoteca, come espresso anche dal Presidente Gimbe, il futuro del settore pubblico. Un investimento che appare irrisorio se si considera il fenomeno inflazionistico e se si tiene conto delle criticità ormai strutturali del SSN quali le liste d'attesa e la fuga di professionisti dall'emergenza-urgenza. L'emergenza pandemica - proseguono i consiglieri regionali del Pd - non ha insegnato nulla, nè sono serviti gli appelli delle Regioni, volti ad ottenere un deciso aumento dei fondi destinati alla sanità pubblica. La Calabria, che si è sempre aggiudicata una quota di poco superiore al 3% del fondo di riparto, si troverebbe così a raccogliere le briciole. Come se ciò non bastasse, va evidenziato che  il riparto del FSN, basato su due criteri, è stato sempre e solo effettuato sulla base dell'anzianità della popolazione regionale senza mai tener conto dei tassi di deprivazione sociale. Si tratta dunque di fondi assolutamente inadeguati a sostenere il sistema regionale pubblico attraverso i concorsi di medici e infermieri e il recupero dei tassi di mobilità passiva».


«Il disegno di questo Governo - proseguono i consiglieri regionali del Pd - dovrà poi essere sommato agli effetti dell'autonomia differenziata che prevede la creazione di  venti  sistemi sanitari regionali autonomi. Un modo per aumentare la concorrenza tra le Regioni e che favorirebbe in maniera evidente le Regioni settentrionali, senza la previsione di alcun criterio di solidarietà. Praticamente una decisione precisa che vuole affossare il Meridione e non consentire ai cittadini del Mezzogiorni di potersi curare nelle strutture sanitarie del territorio in cui vivono».

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