VIDEO | Scontro a distanza tra il candidato alle prossime europee e la senatrice dem dopo gli scontri in Basilicata e Piemonte. Spizzirri (Lega): «Ne vedremo delle belle». Ripepi (Ap): «Saranno costretti a fare l’alleanza». Alecci boccia il “centroqualcosa”. L’analisi di Del Vigo duello Fi-Lega e l’appello per la pace di Ginevra Bompiani
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Campo largo o campo minato? La seconda che hai detto. Si potrebbe citare Quelo, storico personaggio interpretato da Corrado Guzzanti, per riassumere in poche parole lo stato dell’alleanza tra Pd, Movimento Cinquestelle e il “centroqualcosa” (copyright LaC News24) di Renzi e Calenda. Tempi difficili per i patti in politica: le perfidie non mancano e Antonella Grippo le scova e valorizza nell’ultima puntata del talk in onda su LaC.
Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps e candidato alle prossime elezioni europee per il M5S, ha parlato nei giorni scorsi di comportamenti «al limite del bullismo» da parte dei leader del centro moderato. L’economista – parole sue – sarà pure poco avvezzo alle dinamiche politiche, ma sui guai interni del Partito democratico ha le idee piuttosto chiare. Grippo chiede sincerità e la ottiene: «Sono stato molto duro nei giudizi ma era di tutta evidenza ciò che accadeva in quei giorni in Basilicata: quella dei leader locali non era la linea della segretaria Schlein che al contrario ha un’apertura positiva verso il M5S. C’erano forze che cercavano di minare il territorio, così come è accaduto in Piemonte». Tridico si dice «da sempre favorevole a questa alleanza. Mi pare che il problema principale siano le diverse anime del Pd: è questo il problema più grosso dal punto di vista politico».
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La litigiosità democratica è un obiettivo anche troppo facile, tanti sono gli esempi di screzi interni. Nello scambio di perfidie Simona Malpezzi, senatrice dem, non si tira indietro: «Le alleanze non sono un menu alla carta: se pensi che ci sia necessità che il fronte di centrosinistra debba attrezzarsi per ostacolare il centrodestra e proporre un altro modello di Paese, allora tutte le forze che si riconoscono nei valori di centrosinistra devono stare insieme e nessuno può permettersi di porre dei veti. E di norma i veti ci arrivano dagli altri». Insomma, non è che la concordia possa essere subordinata alla scelta dei candidati proposti dal Movimento…
Il tema è quello della cessione di quote di sovranità ideologica o, per dirla in maniera più alta, della reductio ad unum: ci ha provato per centinaia di anni la filosofia, figuriamoci se ci riesce la politica.
Su un paio di cose c’è da porre l’accento nella dialettica con Tridico (cioè con gli alleati del M5S). Per Ernesto Alecci, consigliere regionale del Pd, non è giusto parlare di correnti: «Per il Pd è più giusto parlare di varie sensibilità. E poi non è vero che non si trova una sintesi: su alcuni territori le alleanze sono state fatte, purtroppo non sempre è possibile». Malpezzi rilancia e ricorda che i dem sono quelli della vocazione maggioritaria e dunque le discussioni tra le varie anime «servono a un partito quando vuole parlare a più mondi possibili».
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Luigi Spizzirri, della segreteria regionale della Lega – che pure qualche problema con gli alleati di centrodestra lo sperimenta minuto per minuto – prende spunto dai distinguo tra potenziali alleati: «Ne vedremo delle belle su questo campo largo: le contraddizioni all’interno del Pd sono evidenti rispetto alla leadership della Schlein, ma quello che diventerà ancora più evidente sarà lo scontro tra Conte e la Schlein, o chi per lei: penso sia quasi impossibile metterli d’accordo».
Massimo Ripepi, coordinatore regionale di Alternativa popolare, non ha l’approccio urlato del suo leader Bandecchi ma è piuttosto pragmatico sul tema dell’accordo nel centrosinistra: «L’alleanza ormai è fatta e il suo nome è “vincere le elezioni politiche”, i mal di pancia ci sono ma li risolveranno i capi dei partiti. E Meloni, per sperare di vincere, deve fare come Berlusconi: prendere i piccoli partiti e farli crescere».
La Lega assediata da Forza Italia
La sentenza è affidata alle prossime scadenze elettorali, che creano qualche fibrillazione anche nel centrodestra. Certi problemi non hanno colore: Salvini è in caduta libera e Forza Italia in grande recupero dopo l’exploit in Abruzzo.
Francesco Maria Del Vigo, vicedirettore del Giornale, dà una chiave di lettura inedita: «Con la polarizzazione della politica, al centro sono rimasti personaggi dal grande carisma ma un po’ in cerca d’autore come Renzi e Calenda, per questo l’unico riferimento rimasto è Forza Italia. Tajani, da parte sua, sta facendo un ottimo lavoro». Tajani è il volto tranquillizzante in un governo che vira sempre più a destra? «Non direi – spiega Del Vigo –. Fi piace per i programmi e per le idee che ha, non c’è bisogno che nessuno tranquillizzi gli italiani rispetto a quello che fa l’esecutivo. Tajani non pensa di essere uno Xanax ma piuttosto un farmaco salvavita per il governo».
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Alecci non crede nel “centroqualcosa”: «Stanno subendo la tenuta di Forza Italia e quindi sono destinati a rimanere irrilevanti». Malpezzi rilancia e invita Renzi e Calenda a pescare più nel centrodestra che nel centrosinistra, viste le difficolta della Lega e l’avanzata forzista. Spizzirri, da parte sua, minimizza il pericolo. Ma l’ex sindaco dem di Soverato affonda il dito nella piaga: «Alle passate Europee il Carroccio era al 30%, per le prossime gli viene assegnata una forbice tra il 7 e il 10%, se fosse così il segretario dovrebbe aprire un’ampia riflessione».
A proposito di prospettive, Ripepi spiega che Alternativa popolare si aspetta «un grande risultato: cercheremo di fare il 4% alle Europee. Bandecchi vuole fare il presidente del consiglio, io voglio salvare Reggio Calabria dai disastri che ha fatto il Pd». L’obiettivo è il sindaco Giuseppe Falcomatà: «I reggini ormai sono unanimi sul fatto che è il peggiore sindaco della storia, la sua amministrazione ha fatto più danni del terremoto del 1908». Riguardo al centrodestra regionale il pluricandidato (correrà alle Europee e alla poltrona di sindaco) si sbilancia in una profezia sul governatore Roberto Occhiuto: «Nella giunta regionale fa tutto lui, è stanchissimo e non si ricandiderà». Più misurato il suo approccio al confessionale di Perfidia: si definisce un peccatore salvato da Gesù Cristo, ammette che Falcomatà e Occhiuto sono più fighi di lui (con Alecci «ce la giochiamo»), per il resto nega tutto. E Antonella Grippo affida scherzosamente il verdetto a Fabri Fibra: il talk si chiude sulle note di “Bugiardo”.
Lo sciopero mondiale contro la guerra
La nostra chiosa invece è per l’appello di Ginevra Bompiani, ospitato nel corso della puntata: la scrittrice rilancia a Perfidia la proposta ideata assieme a Barbara Alberti. «La nostra è una grande follia, degna di affrontare la follia che ci sta soffocando, quella della nuova, infinita, ultima guerra nucleare». L’invito è a firmare sul sito assembleaperlapace.org e aderire a uno sciopero mondiale contro la guerra.