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Il premier Gentiloni prosegue con tenacia nell’opera di clonazione del precedente governo nazionale. E così, dopo aver confermato la gran parte dei ministri dell’esecutivo precedente, ha proceduto alla stessa maniera anche per il conferimento degli incarichi di sottosegretario. Nessun nuovo ingresso, ma soltanto qualche spostamento di pedine da un dicastero ad un altro. L’unico escluso, ma per propria rinuncia, è stato Enrico Zanetti che conferma la difficoltà dei rapporti con i centristi e l’allontanarsi di Denis Verdini dall’orbita del Pd. Probabilmente anche in vista delle prossime elezioni dove il centrosinistra sarà chiamato a recuperare il terreno perso.
Conferme per tutti gli altri e, dunque, anche per i calabresi del Nuovo Centrodestra. Dorina Bianchi rimane alla Cultura, mentre Tonino Gentile allo Sviluppo Economico. Nico D’Ascola rimane in sella alla presidenza della Commissione Giustizia della Camera, senza compiere nessun passo in avanti.
La conferma del coordinatore regionale del Nuovo Centrodestra nell’incarico è risultato atto indispensabile anche per contenere il malumore interno al partito che è in dissenso aperto nei confronti della linea di Alfano, troppo schiacciata sulle posizioni del renzismo. Così come si è avuto modo di verificare durante la tappa calabrese del ministro sul finire della campagna elettorale per il referendum. Insieme a lui si sono fatti vedere soltanto D’Ascola e Rosanna Scopelliti, mentre hanno marcato visita gli altri parlamentari, i rappresentanti istituzionali di ogni livello e anche l’intero coordinamento regionale del partito.
Chiaro che, a questo punto, le bocce rimarranno ferme almeno fino al momento dello scioglimento delle Camere che al più presto potrebbe avvenire a giugno. Sei mesi preziosi per provare a riorganizzare il partito in Calabria e a chiarirsi con l’attuale ministro degli Esteri. Ma molto più probabilmente utili a capire come si posizioneranno le forze all’interno dell’area moderata di centro e anche le prossime decisioni di Silvio Berlusconi.
L’allontanamento di Ala dal governo Gentiloni impone anche a tutta l’area dei verdiniani una correzione di rotta. Difficile, ad esempio, che in Calabria si possano riproporre situazioni come quella concretizzatasi alle ultime elezioni comunali di Cosenza. Come si ricorderà arrivò in città proprio Denis Verdini in persona a sostenere la corsa di Guccione contro il candidato di Forza Italia Mario Occhiuto. Insieme a lui i riferimenti locali del movimento Pino Galati, Giacomo Mancini e Ennio Morrone. Tutti esponenti che, a questo punto, possono considerarsi nuovamente in cerca d’autore.
E se da un lato le sirene di Forza Italia sono sempre molto interessanti perché potrebbero dare nuova casa ai transfughi, è anche vero che le percentuali degli azzurri non garantiscono i posti al sole di una volta.
Ed allora tutti i centristi, fratelli Gentile compresi, sono attentissimi a valutare se esistono i margini per creare un’area moderata, anche e soprattutto su base regionale, in grado di assestarsi intorno al 10% dei consensi, così come era capace di fare l’Udc fino a qualche anno fa.
Moltissime delle decisioni future, tuttavia, dipenderanno dal tipo di legge elettorale che sarà approvata dal Parlamento e con la quale si andrà a votare alla prossima tornata. L’ipotesi di uno spostamento a sinistra, però, a questo punto appaiono davvero ridotte al minino. Così come perde quota l’idea di un Partito della nazione che, nei pochi casi in cui ha provato a dare prova di sé come a Cosenza, ha fallito l’obiettivo e ha ridato forza agli avversari.
Riccardo Tripepi