Si torna a parlare di centri di prima accoglienza nella Piana di Sibari. Il piano migranti del precedente Governo Gentiloni lo aveva già previsto all'interno dello scalo. Nell’adiacente borgo marinaro di Schiavonea, però, dove da decenni si esprime il valore dell’accoglienza e dell’integrazione, la gente è perplessa
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A Corigliano-Rossano e nello storico borgo marinaro di Schiavonea, adiacente al porto, torna d’attualità la discussione sull’istituzione di un Hotspot per la prima accoglienza, la registrazione e lo smistamento dei profughi che arrivano dal mare. Ci sarebbe, infatti, una direttiva del precedente Governo Gentiloni, avallata dalla Prefettura di Cosenza e dall’allora Amministrazione comunale di Corigliano calabro, per la quale la grande struttura portuale sibarita potrebbe essere a breve individuata come centro di approdo principale per i migranti del mare. Certo, in poco meno di due settimane, con l’avvicendamento del nuovo governo Lega-M5S, il più sovranista di sempre, le dinamiche di gestione delle politiche interne hanno subito una vera e propria rivoluzione copernicana. Un’inversione a U che ha interessato anche e soprattutto le dinamiche dell’accoglienza. I provvedimenti, però, restano e con essi nel tessuto sociale della nuova Città cresce la perplessità che possa verificarsi una nuova ondata migratoria.
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«Non siamo razzisti ed è giusto frenare un esodo senza regole dei migranti!»
Ovviamente, quella degli sbarchi e più in generale la migrazione dei popoli, è una questione che riguarda la nazione più che i singoli territori. Ma il timore della gente di Corigliano-Rossano e particolarmente del borgo di Schiavonea è quello di ritrovarsi a gestire l’accoglienza senza un apparato di servizi adeguato e, ancor più, senza una seria politica di governo del fenomeno migratorio. I cittadini – questa la percezione raccolta dai microfoni de LaC – hanno paura che in mancanza di direttive certe e precise possa verificarsi una vera e propria invasione dei migranti in un territorio e in una regione che hanno già tanti problemi di indigenza e mancanza di lavoro. «Non siamo razzisti!» dicono e ribadiscono tutti gli intervistati. E come dargli torto! Considerato che Schiavonea è tra le prime comunità calabresi ad aver sperimentato con successo la cultura dell’integrazione e dell’accoglienza, quando ad inizio degli anni ’90 accolse migliaia di cittadini in fuga dall’Est Europa che oggi sono parte integrante del tessuto sociale cittadino.
Al loro fianco, oggi, anche la deputazione del Movimento 5 Stelle
«Siamo ancora più determinati nell’affrontare l’emergenza migranti» fanno sapere la senatrice Rosa Silvana Abate ed il deputato Francesco Sapia. «Siamo ancora più determinati nell’affrontare l’emergenza migranti – scrivono i due parlamentari – perché la struttura non sarebbe idonea all’accoglienza». Nel porto, infatti, come emerso nel corso dell’incontro dell’altro giorno con i pescatori, mancano acqua, luce e scarichi. Non ci sarebbero le condizioni igieniche minime per fare accoglienza o, addirittura, costruire un hotspot. «L’accoglienza va fatta ma in un certo modo – sottolineano Abate e Sapia – come è stata organizzata fino ad ora non è servita a nulla e il voto di marzo lo ha detto chiaramente. Ecco perché i cittadini hanno fatto sapere senza mezzi termini che se ci sarà la costruzione dell’hotspot sono pronti a scendere in piazza».