«È grave quanto dichiarato da Nicola Morra. Il nostro statuto parla chiaro in merito a chi danneggia il Movimento dall’interno. I vertici dovrebbero riflettere su questo». Non lo dice esplicitamente, ma è evidente che il deputato Paolo Parentela, coordinatore della campagna elettorale dei 5 stelle in Calabria, proponga l’espulsione del senatore dal “partito”.

 

Intervistato da Radio Radicale, Parentela stigmatizza duramente l’atteggiamento di Morra, che in un’intervista al Corriere della Sera ha ammesso di non aver votato per nessuno alle regionali di domenica, coerente con la lotta senza quartiere che durante la campagna elettorale ha fatto al candidato pentastellato alla presidenza, Francesco Aiello.


«Non condivido quello che ha fatto Nicola Morra - ha detto il parlamentare ai microfoni di Radio Radicale - né le dichiarazioni che ha fatto oggi. È grave che un portavoce del Movimento non sostenga il Movimento stesso. Sicuramente sono stati fatti degli errori, ma si continua a lottare insieme sul territorio, non si prendono le distanze in questo modo. Morra ha danneggiato dall’interno del Movimento. Non sta a me dire quali provvedimenti dovrebbero essere assunti nei suoi confronti, ma osservo che è grave che un portavoce non solo non dia una mano, ma addirittura dichiari di non aver votato. È grave innanzitutto verso gli attivisti che si sono impegnati, che ci hanno messo la faccia per rivendicare diritti e servizi a favore dei calabresi».

 

Sull’esito della tornata elettorale, che ha visto il M5s non superare la soglia di sbarramento dell’8 per cento («è una legge incostituzionale, con paletti che non esistono in nessun’altra regione») e, dunque, restare fuori dal nuovo Consiglio regionale, Parentela ha detto che è stato fatto «il massimo possibile nelle peggiori condizioni possibili», alludendo probabilmente anche al fuoco amico di Morra.


In serata è intervenuto con toni meno espliciti ma altrettanto chiari lo stesso candidato dei Cinquestelle, Francesco Aiello, che ha usato una metafora, quella del calcio, per dare la sua lettura della vicenda.


«Se un giocatore rinuncia a giocare (per esempio, passeggia in campo, sta fermo a centrocampo o sulla linea di fondo campo e guarda i sudori degli altri) – ha scritto Aiello sulla sua pagina facebook -, l'allenatore lo mette in panchina, poi in tribuna e, in seguito, la società lo cede ad un'altra squadra. A volte le cessioni sono senza correspettivo, perché in tutti i mercati conta il valore reale della merce che si scambia. Esiste un'altra soluzione: appendere le scarpe al chiodo».