Il Pd al governatore: «Idea becera». E mentre i produttori agricoli calabresi lamentano l'assenza di manodopera straniera per la raccolta («scappano al Nord»), Palazzo Chigi deve fronteggiare un aumento del 100% degli sbarchi (ASCOLTA L'AUDIO)
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Quello che è stato un cavallo di battaglia elettorale, “stop ai migranti”, rischia di trasformarsi in un boomerang per il Governo Meloni. La gestione fa acqua da tutte le parti, al punto che il premier ha deciso di istituire una sorta di coordinamento fra i vari Dicasteri interessati affidandolo al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che ha anche la delega ai Servizi segreti.
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Sono i territori, però, a soffrire maggiormente la pressione dei migranti. Soprattutto le regioni costiere come la Calabria. L’altro ieri 818 migranti hanno lasciato Lampedusa, in 250 hanno raggiunto Marche (50) e Lombardia (200). Altri 560 saranno accompagnati nei Cas in Liguria (80), Piemonte (180) e Marche (50). Un flusso continuo, mentre a Napoli è approdata la nave Ocean Viking con 254 - fra cui 38 bambini - dei 440 profughi soccorsi in mare nei giorni scorsi. Una parte era già stata fatta sbarcare a Vibo Valentia.
Da qui la proposta del presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto. «Un Paese moderno che si affaccia sul Mediterraneo il problema dell’integrazione dei migranti avrebbe dovuto affrontarlo e risolverlo già da tempo. Io ho proposto, per esempio, di organizzare un’accoglienza diffusa - ha detto il Governatore - Qui da noi abbiamo tante famiglie sotto la soglia di povertà - spiega -, diamo loro la possibilità di ospitare e assistere un minore non accompagnato, ovviamente con un contributo economico da parte dello Stato. Sarebbe un sistema più funzionale».
La proposta ha subito scatenato la reazione del Pd. «Pensare di fare dei minori stranieri non accompagnati un "affare economico" è quanto di più becero potesse essere proposto - ha scritto Mariachiara Chiodo, segreteria regionale del Partito Democratico - I migranti non sono un business. I minori devono essere tutelati quali portatori di vulnerabilità. Pensare di inserire in contesti di marginalità e difficoltà economica bambini che, per la loro condizione, sono di per sé soggetti deboli e problematici significherebbe "implementare le marginalità già esistenti"».
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La migrazione è fenomeno complesso e nessuno ha la ricetta giusta in tasca. Ma mentre la politica discute, l’economia vorrebbe delle risposte. L’allarme arriva dall’agricoltura visto che sta arrivando la stagione della raccolta. «Le nostre aree interne si stanno sempre più spopolando - spiega Pietro Tarasi, presidente Consorzio patata della Sila Igp - Come noto i locali non vogliono più svolgere alcuni lavori, ma in questi anni stiamo assistendo anche alla fuga degli extracomunitari verso le città o addirittura verso il Nord, alla ricerca di un lavoro più “duraturo” rispetto a quello stagionale. Per quanto riguarda le patate limitiamo i danni con la meccanizzazione della raccolta, ma ci sono prodotti che hanno necessariamente bisogno di manodopera come la cipolla di Tropea o i frutti di bosco».
Il problema non è la paga (parliamo di 40/50 euro netti al giorno), ma la stagionalità. Difficile trovare qualcuno che per due mesi riesce a portare a casa 800/1000 euro ma poi non sa come vivere il resto dell’anno. «Una volta questi lavori venivano fatti perché c’era l’economia domestica. Le contadine, ad esempio, facevano le giornate con l’obiettivo di avere una pensione grazie alle giornate agricole e poi si dedicavano alla casa, all’orto a quel poco di economia domestica. Adesso tutto questo è sparito e c’entra poco o nulla il reddito di cittadinanza», continua Tarasi.
Allora ha ragione da vendere Roberto Occhiuto quando invita a vedere i migranti come opportunità e non come problema. L’idea di affidare i minori alle famiglie bisognose non ci pare azzeccata. Ma quale potrebbe essere una soluzione per un settore strategico per la Calabria come l’agricoltura? «Io soluzioni in tasca non ne ho di fronte a un problema così complesso - dice Tarasi - ma penso che ci si dovrebbe organizzare perché la Calabria è ricca di colture e dalla pesca alle patate ha un periodo di raccolta sufficientemente lungo. Si potrebbe pensare a squadre itineranti che possano lavorare per un periodo sufficientemente lungo e prevedere magari un reddito di sostegno per gli altri mesi dell’anno. Ma capisco che sono iniziative che necessitano di risorse e maggiori approfondimenti. Spero però che la politica apra una seria discussione sul punto».
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Per il momento a Roma si discute solo di numeri. Ad ammettere l’inefficacia delle misure sinora adottate è stata la stessa Meloni, al termine del primo Consiglio dei Ministri dopo la pausa estiva. Dal 1 gennaio al 28 agosto gli arrivi sono stati 113.483, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2022. Solo sabato scorso, 26 agosto, in 24 ore ne sono arrivati 3.042. Numeri ai quali vanno aggiunte le persone arrivate attraverso la rotta balcanica. «L’Italia sta subendo una pressione migratoria come non si vedeva da molti anni a questa parte, anche a seguito degli avvenimenti, recenti e meno recenti, nel Sahel, con quantità di arrivi imponenti. È difficile spiegare all’opinione pubblica quello a cui assiste e lo capisco bene», ha detto la Meloni. Il problema è che la pressione migratoria potrebbe aumentare visto che il Nord Africa è una polveriera. Basti pensare alla crisi che è scoppiata in Sudan o al colpo di Stato che si è verificato in Niger. Di fronte a questo scenario gli accordi con la Tunisia non hanno prodotto l’effetto sperato, nonostante quello che dice il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi «La collaborazione della Tunisia - ha detto - ancora non è sufficiente a fermare il trend, ma Tunisi ha fermato il 171% in più dei partenti: 43.126 fino al 22 agosto scorso rispetto ai 15.925 dello scorso anno, anche in base a una collaborazione che è nostra intenzione implementare».