L'ex premier compatta la pattuglia regionale. Pronta a seguirlo anche in caso di passaggio all'opposizione. Ma la lealtà dei parlamentari è a tempo
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Non ci sarebbe alcun calabrese tra i 10-12 falchi del M5s decisi a rompere comunque col Governo Draghi, anche se Conte dovesse infine optare per la fiducia all'esecutivo. Le indiscrezioni riguardano il voto sul Decreto Aiuti previsto per giovedì in Senato, un passaggio chiave per il Governo.
A Palazzo Madama, dopo le tante diaspore grilline, è rimasto un solo senatore calabrese, Giuseppe Fabio Auddino, che non risulterebbe tra i fautori della linea oltranzista, così come il resto della pattuglia parlamentare. Conte, per ora, sarebbe insomma riuscito a compattare tutto il fronte calabrese, pronto a stare al suo fianco sia in caso di permanenza al Governo, sia in caso di passaggio all'opposizione. Scenario, quest'ultimo, di gran lunga il più gradito, visto che anche tra gli stellati calabresi si è fatta larga la convinzione che un anno o poco meno di opposizione potrebbe risollevare le sorti di un Movimento in caduta libera nei sondaggi.
Del resto, in Calabria pure la scissione filo-governativa di Di Maio aveva avuto poco successo, con due sole adesioni: la sottosegretaria Nesci e il deputato d'Ippolito.
Il salario minimo
Saranno decisive le prossime ore. La risposta alle questioni sociali inserite nei punti che il Movimento ha presentato a Draghi avranno un peso anche per i parlamentari eletti in questa regione, molti dei quali aspettano rassicurazioni su reddito di cittadinanza e salario minimo, misure ritenute fondamentali per una terra come la Calabria, molto complessa sotto l'aspetto lavorativo.
L'incontro con i sindacati
L'incontro di oggi tra Draghi e i sindacati potrebbe forse aprire qualche spiraglio e svelenire il clima.
Conte, secondo diverse ricostruzioni, aspetta un segnale distensivo già prima di giovedì, magari proprio sul salario minimo. Per molti osservatori alcune aperture mirate di Draghi potrebbero placare gli animi dei 5 stelle (falchi esclusi) e scongiurare una crisi di Governo in una estate piena di emergenze, dalla crisi ucraina alla siccità, dai rincari alla recrudescenza del Covid.
Lealtà a tempo
Quella a Conte, tuttavia, deve essere considerata solo una lealtà a tempo. Intanto perché nessuno, oggi, è in grado di sapere con certezza cosa succederà nei giorni e nelle settimane successive al voto di giovedì. Poi perché – come già raccontato da LaC News24 – il Movimento ha diversi problemi di natura economica, dovuti alla fuoriuscita dei dimaiani (che ha determinato la riduzione delle entrate dei gruppi parlamentari), alle mancate restituzioni di deputati e senatori e, infine, ai 300mila euro all'anno da destinare a Beppe Grillo per curare la comunicazione del Movimento sul suo blog.
Il profondo rosso delle casse potrebbe spingere Conte a chiedere nuovi esborsi a tanti parlamentari che – considerati i sondaggi calanti e il netto taglio dei seggi disponibili – avrebbero poche chance di centrare la rielezione.
Uno scenario di questo tipo potrebbe mettere in crisi la lealtà all'ex premier. Non è il solo pericolo, per Conte. L'attuale stop al terzo mandato rischia di inimicargli definitivamente quei deputati e senatori impossibilitati a correre di nuovo sotto le insegne del M5s. In Calabria sono due, Federica Dieni e Paolo Parentela, per adesso entrambi fedeli al presidente stellato.
Giovedì sarà uno spartiacque. Il primo di tanti.