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Con mozione numero 14 dello scorso 20 aprile è stata approvata una mozione avente ad oggetto: “Sui tirocini precari dell’amministrazione giustizia”. In virtù di questa mozione, l’Assise impegnava: “Presidente e giunta regionale, a sostenere in sede nazionale, nel confronto con il governo, la trasformazione del tirocinio formativo in contratto di lavoro con modalità da stabilirsi in tale concertazione, per garantire un’adeguata soluzione a tutti i lavoratori coinvolti”. Le cronache di questi giorni raccontano, però, un’altra realtà. Molti tirocinianti impiegati presso l’amministrazione giudiziaria calabrese hanno cessato la loro attività. Per la precisione, quelli impegnati presso: il Tribunale di Vibo Valentia, la Procura generale e la Corte d’appello di Catanzaro, Procura generale di Reggio Calabria. E così, i lavoratori impegnati in tale progettualità si ritrovano senza alcun impiego e senza nessuna prospettiva. Circostanza tutt’altro che coerente rispetto all’esigenza di assicurare continuità d’impiego a chi ha già maturato esperienza professionale e appropriata capacità operativa. Da sottolineare che i lavoratori hanno osservato i percorsi formativi tramite le politiche attive regionali per percettori di ammortizzatori sin dal 26 ottobre del 2011 ed hanno conquistato, grazie a molteplici corsi organizzati dallo stesso ministero della Giustizia, capacità tecniche e professionali di livello. I Fondi strutturali europei, eventualmente, potranno garantire, a lungo termine, ulteriori risorse per valorizzare e assicurare, ai lavoratori interessati, continuità d’impiego. Ma nell’immediatezza, l’amministrazione regionale sarà opportuno che si attivi per tutelare questo rilevante patrimonio professionale con scelte appropriate e urgenti. Al bando, quindi, eventuali decisioni politiche contrastanti con tale obiettivo. La coerenza, insomma, segni il nuovo percorso dell’azione politica regionale. A incominciare dalle sorti dei tirocinianti in questione.