In una nota congiunta Amalia Bruni, Domenico Bevacqua e Davide Tavernise puntano il dito contro la proposta portata in Commissione Antindrangheta: «Tende a eliminare le limitazioni di orario e la distanza dai punti sensibili quali scuole o ospedali»
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«La Regione ha deciso di alzare bandiera bianca di fronte al gioco d’azzardo. Prima una proroga immotivata e ora vogliono di fatto togliere pure le restrizioni. Non ci stiamo». Lo scrivono in una nota congiunta Amalia Bruni, capogruppo del Misto, Domenico Bevacqua, capogruppo del Pd e Davide Tavernise, capogruppo del Movimento 5 Stelle.
«Pare evidente - si legge in un documento - che la Regione abbia alzato bandiera bianca rispetto al gioco d’azzardo. Già la volta scorsa in commissione antindrangheta ci aspettavamo che l’argomento di discussione fosse incentrato attorno a una valutazione di un progetto strategico della Regione per finanziare provvedimenti pensati a contrastare le ludopatie e invece hanno approvato, con il nostro voto contrario, una nuova proroga senza pensare a interventi di prevenzione e regolamentazione del gioco d’azzardo. Oggi - proseguono i capigruppo - la proposta che viene portata sempre in Commissione Antindrangheta tende a eliminare dalla legge regionale le limitazioni di orario di apertura. Le fasce orarie di apertura verranno decise dai sindaci (che saranno esposti quindi a pressioni e a rischi maggiori), e aboliscono la distanza di 500 metri dai punti sensibili (scuole, ospedali ecc). In sostanza si ratifica il fatto che non c’è nessuna intenzione di proteggere la collettività dal gioco d’azzardo, e per questo non lo si dota di norme più stringenti, hanno prima allungato i tempi dell’entrata in vigore della legge e oggi vogliono togliere anche quelle restrizioni che sono rimaste».
I capigruppo ricordano che «i titolari delle sale da gioco, delle tabaccherie e delle sale scommesse esistenti alla data di entrata in vigore della legge avrebbero dovuto adeguarsi entro i 12 mesi successivi all'entrata in vigore della legge 9/2018 (diventati 24 con le modifiche della legge n.51 del 2018 e prorogati a 48 mesi con la legge n.1 del 2020). Oggi invece siamo al paradosso che da disposizioni che avrebbero dovuto essere di contrasto al gioco d’azzardo, soprattutto in comunità come le nostre, dove i dati sono drammatici, stiamo arrivando a regole che quasi tendono a alimentarlo o comunque non a ostacolarlo in modo serio e rigoroso. Chi si vuole favorire? È evidente che dietro queste aziende ci sono interessi in termini di denaro davvero immensi e per questo motivo non possiamo avallare questo comportamento. I server non trasmettono dati da dopo la pandemia, ma ovviamente i numeri dei soggetti dipendenti, malati da gioco, sono notevolmente aumentati. Abbiamo consultato la rete di Avviso Pubblico di cui la Regione Calabria è socia e abbiamo avuto i dati della nostra terra. Sapete quanto è stato speso nel 2019 dai calabresi? 1 miliardo 789 milioni 872mila e 33,49 euro, cioè quasi 2 miliardi per una cifra pro capite di circa 1000 e rotti euro. Per questo motivo - concludono - non possiamo permettere di rendere la legge ancora più permissiva, non faremmo l’interesse dei cittadini».