Gianluca Gallo resta in Consiglio regionale. La Corte di Cassazione conferma la sentenza della Corte d’Appello che nel novembre scorso aveva deciso che l’ex sindaco di Cassano Jonio avrebbe dovuto prendere il posto di Giuseppe Graziano, primo eletto in Calabria nella lista della Casa delle Libertà alle scorse elezioni regionali del novembre 2014.

E la notizia l’ha data proprio lo stesso Graziano, direttamente dalla sua seguitissima pagina Facebook e da quella del movimento che presiede Il Coraggio di Cambiare l’italia.
«Pare che la Cassazione – scrive il leader del CCI - abbia deciso di confermare l'esito della sentenza della Corte d'Appello, accantonando di fatto la volontà di circa 10mila elettori che nel novembre 2014 mi diedero la loro preferenza eleggendomi in Consiglio regionale».

 

«Si può fare politica anche senza rimanere attaccati alle poltrone»

Un Graziano alquanto tranquillo e già a lavoro (da tempo, dicono quelli che gli stanno vicino) per preparare insieme al movimento civico che presiede le prossime sfide elettorali calabresi. «Tutto questo – scrive ancora Graziano sui suoi spazi social - non cambia nulla. Perché così come sto dimostrando nei fatti da sette mesi a questa parte per fare Politica non servono le poltrone. E questo lo ricordo a voi, amici, ma lo rammento soprattutto a chi ha intentato una battaglia giuridicamente giusta (glielo confermano i Tribunali) ma moralmente piccola. E la giustizia del popolo, lo stiamo vivendo in questa epoca, è quella che alla fine prevale e prevarrà su tutto».

 

Una stoccata di fioretto quella di Graziano nei confronti di Gianluca Gallo che se da un lato ha vinto meritatamente la sua battaglia giuridica che gli da forza in seno al Consiglio regionale, dall’altro è pur vero che deve fare i conti la propria coscienza politica. Perché volendo o nolendo, di riffa o di raffa, se il rappresentante cassanese oggi è tra gli scranni di Palazzo Campanella lo deve anche e soprattuto a quei 10mila voti (9.947 per l’esattezza) che ha contestato “all’amico” di partito Graziano.

Un cavillo burocratico tolse dai giochi Graziano 

Tutto accadde nelle ore precedenti alla presentazione delle liste, nell’ottobre 2014. Graziano, essendo all’epoca dei fatti ispettore generale dell’allora Corpo forestale dello Stato e quindi appartenente ad una forza di polizia, era obbligato a presentare domanda di aspettativa. Istanza, questa – così come confermato dalle sentenze di primo e secondo grado – formalmente depositata nei tempi e nei modi previsti dalla legge. La chiave di volta della vicenda, però, sulla quale si fonda l’intero impianto accusatorio dei legali di Gallo, è chiusa nei tempi di ricezione della documentazione. Il problema, infatti, sarebbe sorto nel momento in cui le pratiche di concedo sono state assunte dall’Amministrazione di riferimento a cui fa parte il Generale. Amministrazione che avrebbe risposto in ritardo. Ecco perché Graziano si trova fuori dal Consiglio regionale.

 

È inutile, ormai, chiedersi se quelle ore o minuti piuttosto che secondi di ritardo abbiano davvero potuto influire sull’esito delle consultazioni regionali. La Legge non transige.