Una Napoli sotto la pioggia e blindata, con la presenza di oltre 3000 uomini delle forze dell’ordine impegnati nei servizi di sicurezza, sta ospitando il G7 sulla Difesa. E’ la prima volta che i grandi della terra tengono un summit su questo argomento. Un focus voluto dall’Italia, che ha la presidenza italiana del G7, ma anche dettato dalla particolare congiuntura geopolitica che vede nel mondo diversi focolai di guerra.

Non a caso oltre ai ministri della Difesa dei Paesi del G7 al vertice hanno partecipato anche il Segretario Generale della Nato Mark Rutte e l' Alto rappresentante dell'Unione Europa per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Non era presente invece la premier Giorgia Meloni in queste ore in Libano per trovare una mediazione e soprattutto una soluzione sulla spinosa questione della presenza sul territorio degli insediamenti Unifil, con una vasta partecipazione di militari italiani.

Proprio questo è stato il tema affrontato con i giornalisti da Borrell. «Forse la missione dell'Unifil dovrebbe essere rivista, ma prima di tutto il cessate il fuoco. Dopo l'uccisione di Yahya Sinwar - ha detto - una nuova prospettiva si è aperta e la dobbiamo utilizzare in modo da arrivare a un cessate il fuoco per il rilascio degli ultimi ostaggi e cercare una prospettiva politica. Dobbiamo ricostruire la sovranità del Libano, dobbiamo fare in modo che le istituzioni libanesi funzionino. I libanesi devono prendersi loro responsabilità ed eleggere un presidente». I militari Unifil «non possono agire autonomamente, è ovviamente un ruolo limitato. Potremmo considerare di espandere questo ruolo, ma ciò richiede una decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite», ha detto Borrell. «L'Unifil è là non perché lo voleva il segretario generale Antonio Guterres ma perché lo ha voluto il Consiglio di Sicurezza Onu. Guterres non lo può fare perché è soltanto il segretario generale e la decisione non è presa da lui ma dal Consiglio di Sicurezza. Alcuni partecipanti di questo incontro sono anche importanti membri del Consiglio di Sicurezza», ha sottolineato l'Alto rappresentante Ue.

Il padrone di casa, il ministro Guido Crosetto, nel suo intervento di saluto all'apertura dei lavori a Palazzo Reale a Napoli. ha invece spiegato il senso dell’incontro e parlato della gravità dell'attuale momento storico. «Le aggressioni brutali della Russia in Ucraina e la situazione alquanto critica nel Medio Oriente, combinati con l'instabilità profonda che si trova nell'africa subsahariana e le tensioni sempre maggiori nell'Indopacifico, mettono in luce un quadro di sicurezza deteriorato con prospettive per il futuro che non possono essere positive».

«Ci troviamo - ha aggiunto il ministro - di fronte a scenari estremamente fluidi e caratterizzati da instabilità. Un'escalation che va dalla competitività strategica a un confronto aperto e continuativo. Anche se potrebbe sembrare che questi conflitti sono geograficamente distanti, sono direttamente collegati a noi con dinamiche profonde e interconnesse. In questo contesto riconosciamo una matrice comune, ossia uno scontro tra due visioni del mondo diverse, e spesso forse incompatibili», ha sottolineato Crosetto con riferimento ai conflitti in corso in Ucraina e Medio Oriente. E i conflitti sono particolarmente vicini alla Calabria vera porta strategica che si affaccia sul Nord Africa e il Medio Oriente. La regione avrà in un prossimo futuro un sempre maggiore valore strategico per la geopolitica non solo italiana, ma di tutta la Ue. Non è un caso se al G/ di Reggio Calabria incentrato sul commercio estero si sia molto insistito sul ruolo che potrà ricoprire in futuro il porto di Gioia Tauro.