Il capogruppo della Cdl: «Al voto subito: la Calabria non sia merce di scambio». Sulla proposta del Pd di consentire il ritorno al voto dei calabresi non prima della fine di Gennaio del 2020 dice: «Forzatura mostruosa»
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Il consigliere regionale Gianluca Gallo prende atto del flop delle primarie istituzionali indette dal presidente Mario Oliverio e torna a chiedere l’immediata convocazione delle elezioni. «Il flop delle primarie, alle quali non si è presentato come candidato neanche il governatore, che pure le aveva convocate», osserva il capogruppo della Cdl, «toglie definitivamente ogni alibi a chi si ostina a tenere in vita una legislatura segnata dal malgoverno del centrosinistra, trasformatosi negli ultimi mesi in un non governo che non ha fatto che peggiorare la situazione della Calabria su tanti fronti, sanità e lavoro su tutti».
Prosegue Gallo: «Oliverio, qualche giorno fa, aveva assunto un chiaro e pubblico impegno: convocare le elezioni al più presto. Ora che non sarà necessario attendere l’esito delle primarie, solo un passo resta da compiere: indire le elezioni, quelle vere». Sottolinea l’esponente della Cdl: «Negli ultimi giorni, in proposito, dal Pd si sono levate voci che chiedono di consentire il ritorno al voto dei calabresi non prima della fine di Gennaio del 2020. Una forzatura mostruosa, rispondente a meri calcoli di bottega ed al tentativo, ormai evidente, di guadagnare tempo per cercare un accordo elettorale col M5S che, in ogni caso, sarà sonoramente bocciato nelle urne». Conclude Gallo: «La Calabria non è colonia del Pd e non può essere considerata merce di scambio tra i gruppi che all’interno del Partito democratico si contendono la leadership. Oliverio, le cui responsabilità per lo sfascio presente sono innegabili e ben note, ha la possibilità di congedarsi con onore dalla sua esperienza di governatore, con uno scatto di orgoglio e dignità che ponga fine a questi giochi attraverso l’immediata convocazione delle elezioni. Dovesse procedere diversamente, diluendo oltremisura i tempi, porterebbe su di sé per sempre anche il marchio dell’ennesimo raggiro ai danni dei calabresi».