Se qualcuno pensa che a "passare i guai" per trovare la quadra, facendo così iniziare a lavorare in modo compiuto la nuova Amministrazione, sia solo il sindaco da pochissimo in carica, lo si dica pure con franchezza, è fuoristrada. E anche di parecchio. Certo, è vero: quasi di sicuro Nicola Fiorita non riuscirà ad accontentare tutti i suoi richiedenti un mandato di primo piano. Nemmeno con la moltiplicazione dei "pani e dei pesci" (leggasi poltrone) nelle Partecipate in cui oltretutto non potrà nominare in posizione apicale figure neppure laureate e soprattutto in possesso delle necessarie competenze e requisiti (pena portarsi dietro sin da subito palle al piede sotto forma di designazioni giuridicamente sub judice in base alle normative vigenti). Ma resta in fondo un problema del tutto politico, sebbene anche in parte personale. Da sbrogliare comunque in accordo con partiti e movimenti della coalizione. Mentre quello con cui è alle prese il maggiorente di Rinascita e presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso è persino assai più complesso e di natura differente.

E il motivo è presto detto. A lui, più che ai vertici di Forza Italia e Fratelli d'Italia già dichiaratisi poco inclini a dialogare con il neosindaco, tocca la patata bollente di individuare chi, gradito al fronte fioritiano naturalmente, possa andare a presiedere il civico consesso. Perché più passa il tempo e maggiormente intensa diventa la sensazione che il gruppo pro Donato resterà compatto per breve tempo ancora. Ecco allora che a Mancuso, per mantenere attraverso i consiglieri di riferimento una certa influenza sull'assemblea comunale, non resta altro di rivestire un ruolo da protagonista, seppur muovendo i fili dall'esterno come ovvio, sulla delicata vicenda dell'elezione del presidente con il valzer dei nomi di Eugenio Riccio (a forte rischio di essere impallinato nell'urna, però) e di Rosario Lostumbo e Rosario Mancuso. Altrimenti, un Fiorita che va peraltro dicendo a quanti gli sono vicini, di essere pronto a presentare l'Esecutivo a stretto giro di posta dopo la proclamazione degli eletti prevista per lunedì alle 9.30 in Sala Concerti di Palazzo De Nobili, "zoppo o non zoppo" in Aula intanto innesterà la quarta e proverà a partire a spron battuto. Si vedrà poi con quale respiro. Nel frattempo, invece, il subbuglio sarà determinato - lo si ribadisce - dai molti mancusiani, che pur avendo preso in alcuni casi diverse centinaia di preferenze, sono però rimasti inaspettatamente fuori dai giochi.

Attenzione, quindi, perché si tratta di soggetti innanzitutto avvezzi a stare in Consiglio. Che sembra tirino da giorni dalla giacca in modo assai pretenzioso il loro leader con tanto di interlocuzioni rese note, proprio per essere veicolate e divulgate a chi di dovere, rivendicando di averlo sostenuto massicciamente ben due volte alle Regionali nell'anno e mezzo circa in cui si è votato per Palazzo Campanella, da fine gennaio 2020 al bis di inizio ottobre 2021, in virtù della scadenza naturale della legislatura prima e della prematura scomparsa della povera governatrice Jole Santelli poi. Gente che, però, senza lo scorrimento nelle liste presentate alle Amministrative 2022 di Catanzaro da Mancuso stesso con l'ausilio del fido ex assessore municipale ai Lavori Pubblici, Franco Longo, difficilmente potrà avere… soddisfazione. Quantomeno contando su un ingresso, pur “ritardato”, nell'assise cittadina in ragione dei citati avvicendamenti, dovuti ad altre nomine elargite agli eletti, ed accordi simili all'interno del gruppo. Strategia che, manco a dirlo, Mancuso aveva adottato sul finire della scorsa consiliatura targata Sergio Abramo con una raffica di subentri, in luogo di altrettante dimissioni pianificate ad hoc, alla "vigilia" delle elezioni di un mesetto fa. Una storia che stavolta è però con ogni probabilità destinata a non ripetersi, con tutte le pesanti conseguenze politiche del caso.