Il maggiorente di Rinascita precisa di non avere intese per l'elezione del nuovo presidente del consiglio comunale, ma questa scelta certificherà una maggioranza di fatto che avrà basi e interessi precisi
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Sono soltanto ipotesi giornalistiche quelle che asseverano la tesi (da noi formulata stamani in un articolo dedicato alla strutturazione della nuova Amministrazione di Catanzaro) di un accordo tra uno dei maggiorenti più in vista quale Filippo Mancuso dell’ormai fu Rinascita, coalizione a sostegno di Valerio Donato sindaco, e il primo cittadino Nicola Fiorita per l’elezione di Gianmichele Bosco alla presidenza del Consiglio comunale.
Parola di Mancuso stesso che, attraverso il suo portavoce Romano Pitaro, ha precisato: «Smentisco ogni congettura su patti taciti, a distanza o ravvicinati, tra il sottoscritto e il neosindaco della città, circa “assessorati chiave” da ottenere in cambio del sostegno al candidato di Fiorita per la presidenza del civico consesso. La mia opinione è che di tutto abbia bisogno la città, in una delle fasi più complesse e difficili della sua storia politica, economica e sociale, a eccezione di esponenti politici immersi nelle sabbie mobili di negoziati dietro le quinte, tipici della vecchia politica e destinati a ingarbugliare, più di quanto non lo sia già, il quadro istituzionale comunale. Chiusa la lunga e travagliata campagna elettorale – prosegue la nota stampa – il cui esito ha determinato uno scenario oggettivamente contraddittorio, con un sindaco senza maggioranza, è importante che adesso, nel rispetto della volontà dell’elettorato, come ho detto più volte espressamente, i consiglieri comunali e le forze politiche e civiche individuino il percorso istituzionale e amministrativo più adeguato. Anzitutto per garantire, con lealtà e responsabilità, alla capitale della Calabria una governance dignitosa, ordinata e proficua. Nel breve e medio periodo, occorrerà dare risposte e pianificare i tanti impegni in agenda per promuovere sviluppo sostenibile e crescita sociale. Tutto ciò, non agendo nell’ombra o amplificando strumentalizzazioni ad hoc delle diverse posizioni in campo ma alla luce del sole, rispettando ciascuno le ragioni dell’altro».
Fin qui le affermazioni chiare del presidente del Consiglio regionale che, però, dovrà presto confrontarsi con la fredda logica dei numeri. Che in caso, ad esempio, di elezione di Gianmichele Bosco alla presidenza dell’assemblea certificherebbe un appoggio del gruppo mancusiano (malgrado il voto in Aula sia segreto) considerato come Forza Italia e Fratelli d’Italia non sarebbero certo disposti a prendere in considerazione una tale opzione. Ma vi è di più: se anche si evocasse il principio di chi vota nel segreto dell’urna per non rischiare di andare a casa, si certificherebbe l’autonomia dei consiglieri rispetto ai loro leader di riferimento fuori da Palazzo De Nobili. Senza contare come siano note le candidature di Eugenio Riccio o, in subordine, di Rosario Mancuso o Rosario Lostumbo nella compagine di Mancuso proprio per l’ambito ruolo di presidente. Che se quindi fosse invece espressione di un’altra area (Cambiavento nella fattispecie), per di più senza maggioranza almeno sulla carta, di qualche patto (magari non tra Fiorita e Mancuso, per carità) dovrebbe essere il frutto. E questa non è una congettura né, tantomeno, una speculazione giornalistica, dal momento che la matematica non è un’opinione. E senza i numeri - in… soccorso - necessari a eleggere qualcuno gradito al sindaco, una figura del genere mai potrebbe centrare l’obiettivo.