Il più grande inciucio della storia politica calabrese: Fdi e Fi stampelle di Oliverio

Il governatore non ha più i numeri da tempo, eppure nessuno esercita la mozione di sfiducia. E il centrodestra continua ad essere di lotta e di governo. I nuovi acquisti di Fdi Giuseppe Neri e Franco Sergio si tengono strette le poltrone di segretario questore e presidente della Commissione affari istituzionali

di Riccardo Tripepi
18 luglio 2019
17:28

Il Consiglio regionale della Calabria continua a confermarsi un non luogo della politica e dell’amministrazione in cui tutto è possibile.

Ad esempio è il posto in cui un governatore Mario Oliverio prosegue ad esercitare la sua azione di governo nonostante non abbia da lungo tempo una maggioranza. Dopo ben otto sedute di Consiglio interrotte per mancanza di numero legale, l’unico modo per proseguire la marcia è stato quello di scendere a patti con l’opposizione di centrodestra. Ogni riunione è preceduta da una Conferenza dei capigruppo in cui l’ordine del giorno viene condiviso trasversalmente nell’interesse dei calabresi.


Adesso che il gruppo dei Moderati per la Calabria (Ennio Morrone, Franco Sergio, Vincenzo Pasqua, Antonio Scalzo e Giuseppe Neri) dovrebbe a breve celebrare il suo ingresso in Fdi per tramite di Raffaele Fitto così come stabilito mesi fa, anche numericamente si legge un inquietante pareggio a palazzo Campanella. Quindici sarebbero i consiglieri di minoranza e quindici quelli di maggioranza più il governatore Mario Oliverio.

 

L’opposizione, al momento, è così composta: Casa delle Libertà (Giuseppe Pedà e Gianluca Gallo); Forza Italia (Claudio Parente e Mimmo Tallini); Nuovo Centrodestra (Giovanni Arruzzolo, Nazzareno Salerno, Pino Gentile e Baldo Esposito); Moderati per la Calabria (Antonio Scalzo, Ennio Morrone, Vincenzo Pasqua, Franco Sergio, Giuseppe Neri) e il Misto (Fausto Orsomarso e Alessandro Nicolò), per un totale di 15 consiglieri.

A sinistra il Pd ha 8 componenti (Sebi Romeo; Giuseppe Aieta, Domenico Battaglia, Domenico Bevacqua, Enzo Ciconte, Carlo Guccione, Nicola Irto e Michele Mirabello); il gruppo Oliverio presidente è composto da Orlandino Greco, Mauro D’Acri e Francesco D’Agostino, poi i Dp (Giuseppe Giudiceandrea e Arturo Bova) e infine LaSinistra (Giovanni Nucera) e Calabria in rete (Flora Sculco) per un totale di 15 consiglieri più il governatore Oliverio.

 

Già così la il Consiglio sarebbe ingovernabile, come hanno dimostrato le ultime seduta. Se poi si aggiunge che all’interno della maggioranza Carlo Guccione, Enzo Ciconte, Domenico Battaglia, Orlandino Greco e Arturo Bova non sono certo allineati alle posizioni del governatore, ci sarebbe eccome da staccare la spina.

Ed, invece, si continua ad andare avanti e si andrà avanti fino al 2020. E non si turbi Oliverio con polemiche estive: «Ai calabresi non interessa la data del voto», ha detto in occasione dell’ultima riunione di Consiglio regionale. Ai consiglieri regionali, invece, cosa interessa?

 

Se Oliverio vuole tirare a campare il più possibile, evidentemente, sa di poterlo fare. L’opposizione che chiede il voto subito lo fa soltanto per parata e non affonderà mai il colpo.

Invece che tramite i comunicati stampa la minoranza avrebbe potuto presentare una mozione di sfiducia ai sensi dell’articolo 37 dello Statuto che recita: «Il Consiglio può esprimere la sfiducia nei confronti del Presidente della Giunta mediante mozione motivata. La mozione, sottoscritta da almeno un quinto dei componenti del Consiglio, è posta in votazione non prima di tre giorni e non oltre quindici giorni dalla presentazione ed è approvata per appello nominale a maggioranza assoluta dei componenti».

 

Maggioranza assoluta, dunque, e non qualificata. Quasi un gioco da ragazzi verrebbe da dire. Eppure nessuno si muove in tal senso per il semplice motivo che tutti hanno un’unica intenzione: tirare la legislatura il più possibile e garantirsi il numero massimo di stipendi. Con i sommovimenti in campo nessuno dei nostri è sicuro di una rielezione e dunque perché farsi del male?

Così come sarà assai arduo ipotizzare che Fdi, che adesso conterebbe 7 consiglieri, andrà a formare un unico gruppo. Si resterà divisi tra Misto e Moderati per la Calabria, sia per tenere la stampella ad Oliverio (Giuseppe Neri è segretario questore del Consiglio e Franco Sergio presidente della Commissione Affari Istituzionali), sia per non rinunciare ad una postazione di capogruppo (Scalzo e Orsomarso).

 

Adesso l'Ufficio di presidenza del Consiglio segnale un nuovo record: al suo interno ha la maggioranza l'opposizione. Oltre al presidente Nicola Irto e al vice Enzo Ciconte, ci sono: Pino Gentile, Giuseppe Neri e Mimmo Tallini.

Ed in effetti, ad oggi, non risulta alla presidenza del Consiglio regionale nessuna richiesta in tal senso. Sarebbe opportuno, dunque, per una questione di trasparenza nei confronti dei calabresi ammettere che si è davanti a una sorta di governo di responsabilità, di grande coalizione, di ammucchiata bipartisan in cui neanche le sigle dei partiti corrispondono ai gruppi consiliari e dove i confini tra maggioranza e minoranza sono evaporati. Ovviamente nel supremo interesse dei calabresi che, avendolo capito perfettamente, continuano, numerosissimi, ad abbandonare la Regione.

Riccardo Tripepi

Giornalista
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