Riunione online del coordinamento meloniano. Ribadita la volontà di contare di più nelle scelte regionali. Si delineano le correnti. Quella di Donzelli è la più forte (ASCOLTA L'AUDIO)
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I rapporti di forza sono relativi, cambiano a seconda dei contesti e del diverso peso elettorale. E se a Roma Silvio Berlusconi chiede pari dignità a Giorgia Meloni (“siamo leali al Governo ma non rinunciamo alla nostra identità”, ha detto ieri alla presentazione dei candidati alle Regionali lombarde), in Calabria avviene l’esatto contrario: è Fratelli d’Italia a invocare un maggiore coinvolgimento da parte di Fi e del suo alfiere, il presidente della Regione Roberto Occhiuto.
Il malcontento cresce?
Tra la presidente del Consiglio e il cavaliere ci sarà presto un chiarimento, dopo le polemiche sul decreto benzina e la frase allusiva di Meloni su un governo solido malgrado «i tentativi di buona parte dell’opposizione, e non solo, di mettere i bastoni tra le ruote». In Calabria non ci sarà neppure bisogno di un confronto tra i vertici dei due partiti che, assieme alla Lega, guidano la Regione. Tra gli azzurri e i meloniani, ufficialmente, va tutto benissimo. Sotto sotto, però, il malcontento cresce, alimentato dal «decisionismo» di Occhiuto e dai pochi margini di manovra fin qui concessi ai fratellisti.
Le parti, a queste latitudini, sono quindi invertite: mentre a Roma è Berlusconi a chiedere un maggior coinvolgimento nelle scelte dell’esecutivo, a Catanzaro è Fdi a invocare più collegialità nell’azione di governo.
Il vertice di Fdi
Il disagio presente nel partito meloniano è emerso durante l’ultima riunione del coordinamento regionale, avvenuta sabato scorso in videoconferenza. I vertici di Fdi hanno affrontato tanti temi, a partire dal nuovo tesseramento. Ampio spazio è stato poi dedicato alla discussione sul ruolo che il partito dovrà avere nel panorama regionale anche alla luce dell’exploit delle Politiche, che ha determinato l’elezione di una nutrita truppa parlamentare e la successiva nomina a sottosegretario della commissaria Wanda Ferro.
Il coordinamento ha quindi ribadito la volontà di sfruttare appieno il peso dei propri deputati e senatori per affrontare le tante sfide regionali, non senza riflettere sul futuro ruolo politico di un partito premiato dal 19% degli elettori calabresi.
Un risultato storico che, a parere di alcuni dirigenti presenti alla riunione, dovrebbe spingere Fdi a rivendicare «più spazio» in Regione e un «maggiore coinvolgimento» da parte di Occhiuto nelle decisioni più importanti e nelle scelte strategiche, che riguardino la sanità, il turismo o lo sviluppo economico. Richieste che avrebbero trovato la piena condivisione di tutti i membri del coordinamento. «Vogliamo contare di più, avere più voce in capitolo nei processi decisionali della Regione», conferma a Lacnews24 un importante esponente di Fdi presente al vertice.
Maggiore collaborazione e nessun redde rationem all’orizzonte, quindi. Le frizioni attuali non sembrano in grado di produrre alcuna crisi nel centrodestra calabrese. La coalizione che ha trionfato nel 2021 è ancora solida e Occhiuto non ha da temere imboscate o defezioni. Ma il governatore non può neppure sottovalutare il malcontento che alligna in quella che, oggi, è pur sempre la prima forza politica italiana, peraltro – a differenza di Fi – in continua crescita. Occhiuto, per evitare brutte sorprese, dovrà insomma cercare di condividere il più possibile il suo progetto di governo con un partito che, anche in Calabria, vive una fase di instabilità dovuta a una espansione fin troppo repentina.
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Le correnti di Fdi
Fdi ha già generato al suo interno, quasi automaticamente, le correnti tipiche dei partiti della Prima Repubblica. Così anche i maggiorenti calabresi hanno dovuto decidere in fretta da che parte stare.
L’area più forte è quella che fa capo a Giovanni Donzelli, deputato, vicepresidente del Copasir e responsabile nazionale dell’organizzazione del partito. Oltre a Ferro, ne fanno parte l’europarlamentare reggino Denis Nesci, il consigliere regionale Antonio Montuoro e il neo assessore al Lavoro Giovanni Calabrese.
Tra le correnti più influenti c’è quella del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, pezzo da novanta del partito e cognato di Meloni. In Calabria il suo referente è l’ex assessore regionale al Turismo, oggi senatore, Fausto Orsomarso. L’altro cosentino eletto a Palazzo Madama, Ernesto Rapani, è invece l’uomo di punta di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e membro fondatore di Fdi.
Il deputato Alfredo Antoniozzi e i coniugi Luca Morrone e Luciana De Francesco sono invece le colonne calabresi della corrente del ministro Raffaele Fitto. Sarebbe invece del tutto estraneo ai raggruppamenti l’europarlamentare Vincenzo Sofo, forte delle sue entrature personali a Palazzo Chigi.
Il caso Neri
Diverso il caso dell’attuale capogruppo in Regione, Peppe Neri. Negli ambienti meloniani il consigliere reggino viene ormai descritto come una sorta di corpo estraneo. Il partito lo avrebbe di fatto isolato, come dimostrano la mancata candidatura alle Politiche e i veti imposti alla sua nomina ad assessore (gli sono stati preferiti prima Filippo Pietropaolo e poi Calabrese, entrambi non eletti). Senza contare il niet, che risale al 2021, alla sua elezione a presidente del Consiglio regionale.
Fonti calabresi qualificate confermano che la presenza di Neri sarebbe, ormai da tempo, poco gradita ai vertici romani. La sua storia nel partito sarebbe già arrivata ai titoli di coda.