Non si è fatto attendere il commento del leader della Lega, Matteo Salvini, dopo la sentenza di condanna nei confronti del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Un anno e quattro mesi di reclusione inflitti al primo cittadino dal Tribunale di Reggio, con l'accusa di abuso d’ufficio e falso per presunte irregolarità nelle procedure di affidamento del Grande Hotel Miramare.

«Fra condanne, scandali, denunce di brogli e rifiuti ovunque, Falcomatà non molla la poltrona e lascia i cittadini di Reggio allo sbando: dimissioni», chiede Salvini. 

Abramo: «Ne uscirà più forte prima»

Di tutt'altro tono la reazione del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che sul collega condannato ha dichiarato: «Sono convinto che Giuseppe Falcomatà saprà dimostrare la propria assoluta estraneità ai fatti che gli sono contestati e che gli sono costati la condanna, in primo grado, da cui deriverà anche la sospensione in base alla legge Severino. Pur sottolineando il profondo rispetto nell'operato della magistratura, e senza voler esprimere giudizi in merito a quanto stabilito dal tribunale di Reggio - prosegue Abramo - non posso non sottolineare la mia più profonda solidarietà, umana e politica, a Giuseppe. Lo conosco da anni e, in virtù della collaborazione e della condivisione di idee e progetti che avevo con un gigante come il padre Italo, ho da decenni instaurato un fortissimo rapporto di amicizia con tutta la sua famiglia. Sono assolutamente sicuro che certe condotte non fanno parte del suo modo di essere, così come sono sicuro che darà battaglia in ogni altra sede possibile per ristabilire la verità e ritornare più forte di prima. Glielo auguro di cuore - sostiene ancora il sindaco di Catanzaro - ma ribadisco pure come gli amministratori locali abbiano bisogno di norme più precise per essere meglio tutelati. I sindaci sono il primo punto di riferimento per i cittadini, ma anche quelli che pagano sulla propria pelle pur non avendo responsabilità dirette. Il Governo faccia qualcosa per difenderli».

Anci Calabria: «Rivedere legge Severino»

«Il direttivo di Anci Calabria, riunitosi nel pomeriggio a Siderno in seduta straordinaria per manifestare solidarietà all'amministrazione comunale, chiede una repentina rivisitazione della legge Severino affinché siano garantiti i principi costituzionali e rileva in merito alla sentenza di primo grado a carico del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomaltà, appare infatti improcrastinabile un intervento legislativo rispetto a un reato che è privo di indicazione di condotte specifiche risultando utilizzabile per qualsiasi condotta/atto amministrativo». Lo riferisce un comunicato dell'associazione dei Comune calabresi. «Emerge la necessità - è detto nel comunicato - di accelerare il processo di rivisitazione delle predette norme sia perché l'abuso d'ufficio è un reato estremamente fumoso e privo di tipizzazione della condotta e sia perché la legge Severino, che prevede la sospensione degli amministratori in caso di condanna anche solo di primo grado e, quindi, non definitiva, appare in palese contrasto con i principi costituzionali e comunitari relativi alla presunzione di innocenza. Per questo si chiede la discussione intorno tali temi così da accelerare su una problematica che, soprattutto a queste latitudini, impone una seria riflessione in merito all'esercizio democratico dei diritti costituzionali. Si ritiene infatti non più rimandabile il progetto di riforma di legge già in discussione in Parlamento».

La vicinanza di Decaro (Anci)

«Proprio in questi giorni in cui si discute dei rischi elevati ai quali i sindaci nella loro attività vanno incontro dal punto di vista giudiziario, arriva una condanna per abuso d'ufficio per il sindaco di Reggio Calabria che è costretto ad una sospensione di 18 mesi per effetto della legge Severino. Nel rispetto della sentenza e riponendo piena fiducia nel corso della giustizia, non posso che esprimere la mia vicinanza a Giuseppe Falcomatà, del quale in questi anni abbiamo conosciuto la dedizione al lavoro nell'interesse della sua comunità, che in un momento come questo si ritroverà senza guida politica e amministrativa». Lo scrive Antonio Decaro, presidente Anci.