Escalation criminale nella Sibaritide, arriva il sottosegretario all’Interno

Prevista a giorni la visita a Corigliano-Rossano del viceministro dell’Interno in forza 5 Stelle, Carlo Sibilia. Il vertice sarebbe nelle volontà della deputata Elisa Scutellà per chiedere al Governo l’elevazione a distretto del commissariato di polizia e la necessità di un presidio di giustizia.

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di Marco  Lefosse
14 gennaio 2019
12:17

A giorni, se non ad ore, il viceministro degli interni, Carlo Sibilia, dovrebbe presiedere in città un tavolo per la sicurezza. L’escalation di azioni criminali che da più di qualche mese stanno interessando la Sibaritide e da ultimo anche la stessa Corigliano-Rossano, dagli omicidi eccellenti dei boss locali Leonardo Portoraro (giugno 2018) e Pietro Longobucco (dicembre 2018) per finire al tentato omicidio del giovane Antonio Barbieri avvenuto appena sabato scorso, ha suscitato un sussulto nella folta deputazione parlamentare pentastellata della nuova polis ionica.

Infatti, stando a fonti interne al movimento di Grillo, sarebbe stato proprio il partavoce del Movimento 5 Stelle in Parlamento, Elisa Scutella, a chiedere al sottosegretario più alto in grado del suo partito, all’interno del Ministero “monopolizzato” da Salvini, di recarsi nell’Alto Jonio calabrese per presiedere un tavolo per la sicurezza dove poter fare il punto di una situazione divenuta ormai insopportabile. Soprattutto perché Corigliano-Rossano e la Sibaritide rimangono clamorosamente carenti di forti presidi dello Stato e quelli che ci sono non riescono a garantire la totale sicurezza ad una popolazione di quasi 300mila abitanti.


Elevare il Commissariato a Distretto di Polizia

A confermare che qualcosa si muove è stata proprio la Scutellà che già nel titolo dato all’ultimo suo comunicato stampa è sembrata abbastanza determinata: «Criminalità, la misura è colma!». La deputata non fa riferimento alla visita di Sibilia (alla quale però starebbe già lavorando) ma evidenzia i deficit conclamati nell’intero apparato sicurezza e giustizia del territorio.

«Ho già sollecitato ed abbiamo ottenuto un rinforzo del personale in dotazione alle forze dell’ordine cittadine – scrive Scutellà - ma sono ben conscia che bisogna fare ancora di più. Il mio obiettivo infatti è ottenere l’istituzione di un distretto di polizia» che poi è, da sempre, anche la battaglia che sta portando avanti il sindacato dei poliziotti “Libertà e Sicurezza”. Non solo Polizia, il potenziamento potrebbe prevedere anche maggiori unità in forza alle due compagnie dei Carabinieri, alla compagnia della Guardia di Finanza e al distretto dei Vigili del Fuoco cittadini.

La questione Tribunale

Ma la mamma di tutte le questioni legate a sicurezza e giustizia nel territorio dell’Alto Jonio calabrese è sicuramente legata alla soppressione del Tribunale di Rossano, avvenuta nell’ormai lontano 2013. «La nostra realtà – precisa ancora Scutellà - è ad altissimo rischio criminalità come testimoniano gli ultimi accadimenti». Ed aggiunge: «Il tribunale in questo territorio non è uno sfizio, ma una necessità, per questo motivo continuerò, ancora più motivata, la battaglia; non si può continuare a trattare la Sibaritide alla stregua delle altre realtà italiane. Questa è un territorio molto diverso, più difficile e solo chi lo vive quotidianamente riesce a rendersi conto che senza presidi di giustizia la criminalità si sente padrona e libera di fare il bello e il cattivo tempo». Una battaglia giusta e sacrosanta a maggior ragione se quella della riapertura dei tribunali è una clausola chiara e senza possibilità di interpretazioni, inserita nel celebre contratto di Governo Lega-5Stelle (punto 12:Occorre una rivisitazione della geografia giudiziaria - modificando la riforma del 2012 che ha accentrato sedi e funzioni - con l’obiettivo di riportare tribunali, procure ed uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese).

Corigliano-Rossano ha diritto ad un nuovo Tribunale

A dire il vero la Scutellà, in tal senso e quindi sulla riapertura del soppresso e accorpato tribunale di Rossano, nelle ultime settimane non si era dimostrata molto ottimista. Ma la questione – sollevata da più parti – non dev’essere tanto la riapertura della vecchia sede del Palazzo di giustizia di viale Santo Stefano (sulla quale in molti non sperano più), tantomeno la ricerca delle cause e delle concause che hanno portato alla chiusura di uno dei fori più antichi ed importanti della Calabria, bensì lo studio delle nuove dinamiche territoriali alla luce della nascita di una nuova città di 80mila abitanti, a servizio di un territorio che ha un’ulteriore utenza di oltre 200mila abitanti, che non può rimanere senza un Tribunale e quindi senza la presenza di un presidio forte ed autorevole dello Stato. 

Giornalista
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