La candidata del Pd nominata dal geologo prestato alla politica garante del documento stilato da lui stesso. Un testo il cui "rigidissimo" contenuto se adottato potrebbe portare all'esclusione di diversi candidati tra i democrat
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Il cosiddetto Codice etico sottoposto all’accettazione come condizione fondamentale da Carlo Tansi per sostenere la candidatura al vertice della Cittadella di Amalia Bruni per conto del centrosinistra - più centro che sinistra, per la verità, essendo le sigle dell’arcipelago di quest’ultima in larga parte schierate a fianco dell’indipendente Luigi de Magistris - ha fatto molto discutere nel weekend, provocando l’insorgenza di forti mal di pancia nel fronte a trazione Pd-M5S. Perché? Semplice: se il documento stilato dal geologo venisse recepito in toto, molti esponenti di spicco del partito lettiano sarebbero infatti costretti a non riproporsi più per il rinnovo del mandato in autunno prossimo.
E a loro neppure spetterebbe la possibilità di aggirare l’ostacolo con la presentazione di uno stretto congiunto a cui girare i consensi detenuti ovvero quasi un modo per rientrare… dalla finestra dopo essere usciti dalla porta. Fermo restando che, al di là della singola realtà regionale, ci sono stati, e ci sono, vari casi di doppie elezioni in contemporanea - per così definirle - tra fratelli, padri o madri e figli, e così via. Non è un mistero, inoltre, come Tansi non voglia sentir parlare di una serie di esponenti, anche di spicco, dei democratici a suo avviso membri di quello che lo stesso ex capo della Prociv calabrese ha da sempre definito il Put (Partito Unico della Torta). Solo che se la prof Bruni, dichiarata garante del Codice dall’autore, non lo dovesse recepire - quantomeno in larga parte - questi rappresentanti, per lui senza mezzi termini indesiderati, Tansi si ritroverebbe in un certo qual modo a doverli sostenere, pur correndo alla guida di ben quattro o forse cinque liste. Un motivo di imbarazzo che potrebbe ancora portare a scelte inattese.
Decisioni che, conoscendo l’intransigenza tansiana, potrebbero non avere del clamoroso, dal momento che non ci sono da escludere unicamente eletti chiacchierati per una serie di ragioni, ma anche aspiranti consiglieri da “scartare” per via di pendenze giudiziarie dovute non soltanto a reati gravi. A riguardo, per annoverare il geologo tra le proprie file in base al testo da lui redatto, la Bruni - o qualunque leader di coalizione - dovrà rinunciare a candidati che alla data delle elezioni si ritrovino nella condizione di aver optato per un patteggiamento o abbiano riportato condanne, anche parziali ossia maturate al termine del primo grado di giudizio o emesse dalla Corte dei Conti, per associazione di stampo mafioso, traffico di stupefacenti o rifiuti, voto di scambio, riciclaggio, usura, estorsione, bancarotta fraudolenta, concussione, corruzione, peculato ecc. Un bell’impegno, per così dire, in una realtà sociale e politica qual è la Calabria.