“Ghe penso mi”. In dialetto veneto, il mantra del decisionismo di marca meneghina non cambia molto. E si adatta alla perfezione a Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e fondatore con Giovanni Toti di Coraggio Italia, ennesima formazione moderata con il tricolore nel nome, per far capire che, centro sì, ma decisamente più a destra.

In Calabria per sostenere la candidatura di Roberto Occhiuto, Brugnaro è convinto che queste regionali avranno un peso specifico maggiore del solito nel panorama nazionale, «perché con la Calabria può ripartire l’intero Paese».

Imprenditore immobiliare di primo piano, proprietario di una squadra di basket che milita in serie A e primo cittadino della città lagunare. Insomma, grande imprenditoria, sport e politica… il sindaco di Venezia ricorda decisamente qualcuno, soprattutto quando se la prende con i giornalisti “comunisti”. Eppure, afferma di non credere nelle ideologie ma solo nella concretezza del fare: «Quando cerchiamo un medico bravo non ci interessa per chi vota o come la pensi».

In politica il suo tallone d’Achille è il conflitto d’interesse. Sotto attacco da parte di chi insinua un tornaconto finanziario nel suo impegno politico, nonostante si sia affidato a una blind trust, si difende con decisione: «La mia holding va bene perché ora ci sono manager più bravi di me a gestirla. Gli attacchi? Succede sempre così quando qualcuno come me scende in politica, fanno di tutto per tagliarti le gambe».
Tutte tematiche che, però, restano ora sullo sfondo. In primo piano ci sono le elezioni regionali, che stanno attirando in Calabria i big dei vari partiti.

Per Spirlì e la sua sorte post elettorale non ha parole rassicuranti: «Non me ne frega assolutamente niente di questa polemica sulla vicepresidenza e non importa neppure ai calabresi».

Miele, invece, per il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che è uscito da Forza Italia per aderire al suo movimento: «Abramo è una grande risorsa per Coraggio Italia e per la Calabria. Per rendersene conto basta vedere i bilanci del suo Comune».