Terremoto politico in vista tanto nel centrodestra così come nella coalizione opposta (di cui ci occuperemo domani) nella fascia centrale della Calabria, dove si sono aperte due autentiche faide alla ricerca di un posto in lista per le ambitissime regionali. A schiumare rabbia sono in particolare gli esponenti politici della città dei Tre Colli. Attenzione, perché come non bastasse si parla di big. E già, perché gli uscenti del capoluogo sono tutti appesi a un filo. Ma vanno pure considerate in tale novero la quasi certa rinuncia di Mimmo Tallini a riproporsi per Palazzo Campanella e le difficoltà a cui probabilmente andranno incontro per rientrare due ex frequentatori del consesso quali Claudio Parente e Frank Mario Santacroce. Senza contare la particolare posizione del sindaco Sergio Abramo, il cui posto da assessore esterno in Cittadella appare allo stato tutt’altro che scontato. Anzi. L’elenco di chi rischia di restare a bocca asciutta, malgrado messe di voti mietute in passato, è di conseguenza troppo nutrito per non dar vita a una vera e propria guerra.

La faida per le poltrone

Nervosismo a fior di pelle, dunque. Innanzitutto da parte di Baldo Esposito, ad esempio. Un “mister diecimila (e più) preferenze” che pare aver trovato disco rosso in Forza Italia (con per giunta l’incertezza della formazione di una lista collegata quale la Casa delle Libertà in cui il diretto interessato ha trionfato alla tornata del 26 gennaio 2020) mentre sarebbe stato rifiutato dai meloniani la cui dirigenza regionale è impegnata a tentare di blindare la posizione di Filippo Pietropaolo. Che, per quanto lo riguarda, non navigherebbe con il vento in poppa. Nemmeno lui, infatti, è sicuro di rifarcela, non godendo da tempo delle simpatie della base del partito e oltretutto essendo alle prese con il serio pericolo di perdere l’appoggio di un vecchio maggiorente della propria area di riferimento. Un soggetto del calibro di Michele Traversa che sarebbe orientato - si vocifera - verso il sostegno al giovane Giorgio Arcuri.

Il nuovo che avanza e il vecchio che arranca

Figlio di un importante giudice in pensione, quest’ultimo, è un funzionario della Regione. Catanzarese doc, ma con una schiera di supporter anche a Vibo e nelle zone limitrofe, che secondo i soliti ben informati nell’autunno scorso aveva bussato alle porte di Carlo Tansi salvo di recente confrontarsi con Fdi dove però avrebbe incassato un inappellabile niet sempre pro domo pietropaoliana prima di riuscire a sistemarsi nel listino dell’aspirante presidente Roberto Occhiuto. Ma, tornando a Esposito, sembra proprio che i guai con cui è alle prese non si limiterebbero alla fatica di trovare… casa. Nossignori, dal momento che un altro grosso problema per lui sarebbe il disfacimento del gruppo Catanzaro da Vivere.

La Busta B… di Baldo

Se una realtà che da un decennio almeno vince a man bassa - e comanda - nel Comune del capoluogo è davvero vicina a dissolversi, a disposizione di Esposito restano due sole carte. Sperare, dopo la dichiarazione occhiutiana sulle ”candidature pulite” che la commissione parlamentare antimafia individui nella Circoscrizione Centro qualche elemento impresentabile, come avvenne un anno e mezzo fa circa, per fargli spazio o la Busta B dell’investitura a primo cittadino per gestire la fase post Abramo. Che lascerà sul campo molte vittime (politicamente parlando, s’intende) per la sua durezza.

L’equilibrismo di Sergio Abramo

 Il Sergìun invece malgrado la proverbiale abilità a lui riconosciuta da tutti, stavolta dovrà fare un triplo carpiato per ottenere quanto desidera. Motivo? È in netto calo di popolarità, terminando l’ennesimo mandato che dalla fine del 2018 in avanti ha svolto solo nei ritagli di tempo dalla campagna elettorale per la Regione. Il risultato è stato, almeno a giudizio delle centinaia di persone che ormai inondano l’amministrazione di commenti negativi su Facebook, far tornare il quartiere marinaro indietro di 30 anni. Ed è cronaca. Quella della contestazione pubblica subita in occasione della serata inaugurale del Magna Graecia Film Festival da cui Abramo notoriamente non si distrae. Mai e per alcuna ragione, non volendo deludere il fido organizzatore Gianvito Casadone.

Ma fosse questo il maggiore grattacapo del sindaco, che invece deve stare attento a non far torto al papabile governatore Occhiuto. Il quale non ha dimenticato la commozione espressa da Abramo alla convention del centrodestra di metà aprile 2019 quando insieme al fedelissimo consigliere comunale Giuseppe Pisano espresse commozione per la scelta di porre alla guida dello schieramento il fratello di Roberto, Mario, salvo appena qualche settimana dopo autoproporsi. Uno sgarbo che gli Occhiuto ricordano bene e sanato soltanto dalla promessa di Abramo al leader dei forzisti calabresi Giuseppe Mangialavori di appoggiare il suo pupillo Michele Comito. Peccato, però, che abbia poi dichiarato di avere l’obbligo morale di supportare un concittadino. Volontà in apparenza inconciliabile con la promessa a Mangialavori di schierarsi con Comito. Tanto che per prevenire eventuali ritorsioni di Fi, chiamiamole così, Abramo ha incaricato proprio Pisano di ribadire nello scorso civico consesso come la città necessiti di un membro nell’Esecutivo Occhiuto, pur senza uscire con il nome di Abramo per non “bruciarlo” dimostrando oltretutto una finezza politica e non una bravura unicamente gestionale.

Le mosse di Tallini e l’attesa di Filippo Mancuso

Si vedrà però cosa farà il Sergìun e soprattutto se Tallini, ormai sponsor del presidente degli avvocati del capoluogo Antonello Talerico, dopo aver sbarrato la strada a un ingresso nella lista azzurra di Esposito non si diverta a mettere i bastoni tra le ruote anche all’arcinoto amico-nemico Abramo. Comunque sia, alla finestra resta il leghista Filippo Mancuso che da esordiente è arrivato a essere segretario questore dell’assise dell’Astronave reggina. Confida nell’aiuto abramiano, che a inizio 2020 gli fruttò 6mila voti ora nient’affatto sicuri. È il motivo per cui Mancuso ha lavorato nei mesi scorsi per essere autonomo, non dipendendo in tutto e per tutto da un Abramo che con la Lega flirta sempre peraltro. Purtroppo per lui, però, se anche Salvini ne ricambia gli ammiccamenti, non così fa la dirigenza locale del Carroccio che non lo vuole e minaccia di andarsene se dovesse arrivare.

Il cartello Flora Sculco-Sergio Costanzo nell’Unione di Centro

A tenere banco nell’Udc è la sfida tra Flora Sculco e Sergio Costanzo, rientrato nello Scudocrociato, con il secondo che potrebbe battere una Sculco la quale in caso di inattesa sconfitta rientrerebbe però nel discorso degli assessorati esterni.