L’esponente della minoranza Amalia Bruni bacchetta il governatore accusandolo di aver messo in piedi un’operazione propagandistica che non fa chiarezza sulla situazione debitoria. La risposta affidata al consigliere Comito (Fi) e i dubbi di Guccione (Pd)
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Il diavolo a volte non è così brutto come lo si dipinge. Anni e anni a parlare del debito monstre della sanità calabrese e poi si scopre che è poco meno di un miliardo di euro. La cifra è stata data dallo stesso commissario nonché presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, in una conferenza stampa partecipata da tutti i vertici della nostra sanità. Fra l’altro lo stesso Occhiuto ha sottolineato come la cifra sia venuta fuori da una semplice ricognizione delle pendenze fra i creditori.
In sostanza è bastato mandare una pec a chi vantava titoli di credito per arrivare alla cifra. Non si capisce perché né le società di revisione né i precedenti commissari non abbiano seguito una strada così semplice e lo stesso Occhiuto in conferenza ha ammesso «non voglio gettare la croce sui precedenti commissari alcuni anche competenti in materia sanitarie ma lo Stato li ha lasciati da soli non ha dato loro le risorse e gli strumenti anche normativi per fare il loro lavoro». Va dato quindi atto ad Occhiuto di aver portato a termine un’operazione che fissa un primo paletto al debito. Nel dettaglio i crediti maturati prima del 31 dicembre 2020 ammonterebbero a 862.709.609 euro, le richieste di crediti riferiti agli anni 2021 e 2022 a 363.834.468 euro. Siccome poi stiamo parlando di semplici comunicazioni da parte dei creditori, la buona notizia è che questa cifra potrebbe sensibilmente diminuire, dopo le necessarie verifiche, per titoli ormai inesigibili o già estinti. In questo modo il rapporto fra i fondi sanitari assegnati alla Calabria e il suo debito potrebbe rientrare nel range del 19% che è perfettamente in linea con le altre regioni.
La ricognizione | Ammonta a oltre un miliardo di euro il debito della sanità calabrese: ecco il report della Regione
D’altronde anche la Corte dei Conti, il 29 ottobre 2020 (deliberazione 199/2020) aveva quantificato il debito in un miliardo, 50 milioni e 920mila euro.
Eppure non tutti sono convinti che il debito sia proprio questo. L’ex consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, nel suo libro “Amara verità” sostiene che il debito è molto più cospicuo e si aggirerebbe attorno ai due miliardi, due miliardi e mezzo.
«Certamente - dice Guccione - è una buona notizia questa prima ricognizione perché in 12 anni i vari commissari che hanno gestito in Calabria il Piano di Rientro non lo avevano mai fatto prima. Siamo però solo agli inizi. Il problema adesso è mettere in campo una serie di iniziative in grado di definire con esattezza il debito. Il fatto che siano state inviate circa 14mila Pec ai creditori del nostro servizio sanitario non permette di quantificare con esattezza l’ammontare dei crediti perché a quanto mi risulta alle Pec ha risposto circa il 45% delle persone cui sono state inviate. Ma questo non significa che anche chi non ha dato seguito alla richiesta della Regione non abbia in mano un titolo di credito valido. Questo gap di mancate risposte determina l’assenza di un dato effettivo del debito verso i fornitori».
Piazza parlamento | Carlo Guccione su LaC Tv: «Calabria e debito sanitario: dobbiamo invertire la rotta»
Secondo Guccione, però, non è questo l’unico problema. «Nel piano operativo che ha prorogato fino al 2025 il commissariamento della sanità è stato definito un modello di gestione del contenzioso e del debito pregresso partendo da alcune criticità finanziarie e contabili del servizio sanitario regionale caratterizzato, si legge nello stesso piano, da: ingente massa debitoria per alcune aziende; inattendibilità dei valori esposti in bilancio; forti irregolarità sulla sottostima del contenzioso e carenze organizzative e contabili. Per addivenire ad una attendibile certificazione del debito in quel piano si è deciso di seguire due direttrici: ricognizione del contenzioso e gestione dello stesso (che si doveva tradurre in un Dca nel novembre del 2022 che non è stato fatto). Ricognizione del debito e del contenzioso sono due attività strettamente collegate per l’individuazione non solo del passivo totale ma anche dell’esposizione al rischio collegato al contenzioso. Da ciò si evince come sia ancora lunga la strada per quantificare il debito anche perché una serie di azioni previste nel piano operativo si concluderanno, secondo cronoprogramma, nel dicembre 2024. Bene l’attività di Occhiuto, quindi, ma sia chiaro che non è il tempo per scorciatoie o di nascondere la polvere sotto il tappeto»
Insomma secondo Guccione quello che è rimasto fuori da questa prima ricognizione di Occhiuto è il famoso contenzioso che hanno le aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria, una mole che nessuno sa definire con esattezza.
Un concetto che ribadisce anche Amalia Bruni. «Mi sarei aspettata dal Presidente della Regione - ha scritto - dopo tanto trambusto mediatico, un quadro serio, rigoroso e particolareggiato del debito sanitario. L’amministrazione pubblica è una cosa seria e da Occhiuto avrei immaginato non un semplice foglietto sbandierato in video ma qualcosa di preciso, come il numero e la data del provvedimento formale ricognitivo del debito e delle varie voci che lo hanno formato, in modo da poter consentire, a chi come me non si accontenta dei messaggi promozionali, di capire effettivamente come stanno le cose».
La Bruni, in particolare, contesta il mancato inserimento in questa ricognizione di tutta la partita relativa alla costruzione dei tre nuovi ospedali finanziati nel lontano 2004. «C’è poi una differenza sostanziale - sostiene la Bruni - la ricognizione del debito è solo debito, peraltro non eccessivo se riguarda più anni,mentre la ricognizione dei finanziamenti non utilizzati è necessaria per capire effettivamente l’onere dei danni fin qui cagionati. Sono stati certamente persi per la mancata attivazione del Nuovo Ospedale della Piana oltre 143 mila ricoveri, un milione di giornate di degenza, 42 mila day hospital, 5 milioni di prestazioni ambulatoriali, 493 mila accessi al pronto soccorso, 1.325 posti di lavoro stabili, 42milioni ore di lavoro. Si tratta di un miliardo e mezzo per il valore della produzione (finanziamenti e ricavi dalle prestazioni del Nop, un miliardo e 400 milioni per benefici, in termini di reddito per lavoratori, famiglie, imprese appaltatrici dell’indotto). Ecco, credo che gli 800/1000 milioni di debito della Sanità Calabrese di cui parla Occhiuto siano davvero ben poca cosa rispetto ai diversi miliardi di debito accumulati nei confronti dei cittadini per tutto il resto, ma questo forse, è difficile da ammettere in uno spot pubblicitario».
La dichiarazione non è stata presa bene dal centrodestra che nei giorni scorsi si era lasciato andare ad una ridda di lodi sperticate verso Occhiuto. Oggi la dura replica è affidata a Michele Comito, consigliere regionale di Forza Italia.
«Per decenni si è fantasticato su un debito monstre, c’era chi ipotizzava 3 o 4 miliardi di euro. Per 12 anni il governo nazionale, che attraverso i commissari che via via ha nominato ha guidato la sanità in Calabria, non è stato in grado di stabilire a quanto ammontasse il totale di ammanco delle Aziende sanitarie e ospedaliere calabresi nei confronti di creditori- scrive Comito - Adesso, a poco più di un anno dall’inizio della presidenza Occhiuto, la Regione ha terminato una prima operazione di circolarizzazione del debito sanitario della Calabria. È stato messo in piedi un portale, sono state inviate 14mila Pec, è stata pubblicizzata attraverso i canali tradizionali e attraverso i media locali e nazionali questa iniziativa, sono stati costituiti gruppi di lavoro presso le Asp e le Ao. È stata seguita la legge, in modo preciso e rigoroso. In tantissimi hanno risposto, e coloro che non lo hanno fatto - legislazione alla mano - non potranno più pretendere alcunché dalla Regione. Questa prima fase di accertamento si è conclusa il 31 dicembre 2022. La legge imponeva di accertare il debito fino al 31 dicembre 2020, e sono state registrate un ammontare di richieste creditorie pari a poco più di 862 milioni di euro: da questi presunti crediti maturati emergerà il debito strutturale della Regione. Ma si è andati oltre, e sono stati analizzati anche gli anni 2021 e 2022: e qui sono stati registrati poco meno di 364 milioni di euro di richieste creditorie. La somma totale fa 1,226 miliardi di euro, che non rappresenta però il debito della sanità calabrese, lo ribadiamo, ma le richieste creditorie che sono arrivate: e in ogni caso il debito sanitario della Regione non potrà essere superiore a questa cifra».
Subito dopo però Comito scrive che .«Partiranno adesso le operazioni - che verranno condotte nei prossimi quattro mesi anche grazie all’ausilio della Guardia di Finanza - dirette a verificare quante di queste pretese creditorie hanno i presupposti per trasformarsi in vero debito - spiega il forzista - e quante di queste istanze, invece, sono frutto di duplicazioni e di errori contabili, ovvero prive di basi giuridiche in quanto non fondate su contratti validi. Ovviamente il dato della ricognizione effettuata in questo mesi comprende anche quello dei contenziosi, considerato che questi ultimi non possono che originare da debiti, o pretese di credito: nei casi in cui non fosse così sarà la Guardia di Finanza a verificare l’origine e la bontà del credito che si pretende dall’azienda sanitaria».
Per Comito insomma il contenzioso è già inserito in quella cifra che a suo giudizio non dovrebbe risalire. Eppure nel piano operativo si scrive nero su bianco che per raggiungere gli obiettivi del piano di Rientro dal debito sanitario ci si dovrà muovere in una doppia direzione: da un lato “ricognizione del contenzioso e gestione dello stesso” e l’altra è “ricognizione e riconciliazione del debito pregresso”.
Nel piano operativo si scrive anche che “Le due attività sono strettamente correlate, al fine di garantire la certezza del debito e la corretta valutazione e valorizzazione dell’esposizione del rischio collegato al contenzioso”. Il piano operativo spiega anche che la ricognizione del contenzioso dovrebbe offrire una mappature di tutte le singole aziende sanitarie, suddiviso per tipologia di gradazione del rischio ai fini della rilevazione dell’adeguatezza del fondo rischi e oneri dei vari bilanci. Il tutto per arrivare ad una gestione omogenea e ordinaria del contenzioso, attraverso la definizione di procedure e la digitalizzazione dei processi.
Al momento non è così come dimostrano le parole rese dal dottor Nicola Mastrota, dirigente dell’ufficio Bilancio dell’Asp di Cosenza, in commissione regionale Vigilanza lo scorso 28 settembre 2020 «Stiamo parlando di un’azienda - disse - dove arrivano ogni anno 96mila fatture passive per un totale di 650 milioni di fatture. Vengono emessi mandati di pagamento, fra mandati e reversali, ventimila mandati per un totale di circa 2 miliardi con un ufficio di Ragioneria composto da 9/10 unità».
Insomma un lavoro biblico rispetto al quale spesso le nostre aziende non hanno le risorse umane necessarie per affrontarlo. Questa allora è la nuova sfida che attende Occhiuto ovvero quantificare il contenzioso e soprattutto implementare un sistema di procedure standard per gestirlo ed evitare così il pagamento doppio o triplo delle stesse fatture. Allo scopo il commissario potrà contare sul sostegno della Guardia di Finanza che, come previsto dal Decreto Calabria, ha mandato gruppi di cinque unità in ogni azienda sanitaria e ospedaliera della Calabria proprio per supportare questa complessa attività. La speranza quindi di arrivare ad una compiuta quantificazione delle nostre passività sanitaria si fa un po’ più concreta.