L’Assemblea cittadina ha approvato un atto di indirizzo che rimarca i termini del vecchio Piano operativo che prevede il trasporto fuori dalla Regione Calabria dei rifiuti stoccati negli impianti dell’ex Fosfotec ed ex Pertusola
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No alla tombatura dei veleni, no ad altre discariche, si ricalcoli il danno ambientale. Questi i punti salienti dell’Atto di indirizzo del Consiglio comunale di Crotone votato all’unanimità ieri. Una convergenza arrivata dopo molte polemiche visto che il punto all’ordine del giorno era stato “imposto” dalle opposizioni. Alla fine però in aula si è comunque voluta condividere una posizione che vincolasse l’intervento del sindaco Vincenzo Voce alla prossima Conferenza di servizi istruttoria che si terrà il 9 febbraio.
I veleni delle ex fabbriche
Il documento si rivolge alla Provincia di Crotone e Regione Calabria. Ma il richiamo è anche alla deputazione calabrese che dovrà vigilare sul ruolo del Ministero che non deve permettere che si stravolgano le determinazioni assunte sul Pob (piano operativo di bonifica) fase 2 dal decreto dirigenziale della Regione Calabria n. 9539/2019 confermate dal decreto ministeriale del 3 marzo 2020. Gli atti disponevano che i veleni delle ex fabbriche andassero via non solo da Crotone, ma addirittura fuori dalla Calabria. In quella sede, infatti, con i pareri favorevoli di Prefettura e soprattutto degli enti di controllo ambientale venne stabilito il trasferimento e lo smaltimento dei rifiuti presenti nella discarica ex Fosfotec (Farina Trappeto) e nella discarica ex Pertusola (Armeria) fuori dalla Regione Calabria.
Caso Eni
Nel corso del dibattito è venuto fuori, anche dai banchi della maggioranza, una sorta di pessimismo su cosa si riuscirà ad imporre ad Eni che continua ad opporsi a queste soluzioni adducendo anche impossibilità tecniche, sospetti che sono alimentati anche dal recente accordo, mai discusso in consiglio comunale, sottoscritto e presentato dalla Giunta Voce che prevede 16 milioni in 5 anni per lo sviluppo del territorio.
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Come questo documento potrebbe incidere su di una nuova fase di condivisione sociale (ancor prima che politico istituzionale) non risulta ancora chiaro. Soprattutto per mostrare alle istituzioni regionali e nazionali, visto che non si sono stati affatto mitigati i sospetti (e nemmeno le risposte) agli attacchi a sindaco ed allo stesso forzista (ed ex Pd) Mario Megna diventato nuovo presidente del Consiglio comunale con il conseguente allargamento della maggioranza targata Voce. Circostanza che sia Meo (presidente della Commissione cultura) che Cantafora (recentemente approdata in Fratelli d'Italia) hanno sottolineato per l'ennesima volta costituisca la prova provata che non sono loro ad essere andati via dalla maggioranza ma il sindaco Vincenzo Voce ad aver tradito; proprio lui che fu votato proprio sull’onda popolare di richiesta di sicurezza ambientale.
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Le royalties e l’estrazione di gas metano
D’altronde i conti della città di Crotone con il suo passato di identità industriale non sono certo meno marcati di quelli con la Magna Grecia. Utile rammentare che questa bonifica è frutto di una sentenza passata in giudicato e mai appellata da Eni. Sentenza del tribunale di Milano che fu resa operativa solo da un milleproroghe del 2015, quando a Crotone arrivavano già da anni le royalties sull’estrazione di gas metano. Ed addirittura l'altra partecipata Eni Jonica gas versava soldi attraverso atti di transazione che prevedevano studi sul fenomeno della subsidenza mai attuati, senza ovviamente ritornare indietro alle vertenze dei famigerati fuochi del ’93.. Una strada lastricata dall’inesorabile soccombere del territorio di fronte al “divide et impera” che lo Stato ha permesso di attuare alla “sua” multinazionale.
Ed una delle dimostrazioni in atti va ricercata proprio nella richiesta del pubblico ministero di quel processo di Milano (sempre madre del Pob) che calcolava, in favore della città di Crotone, oltre 1 miliardo di euro. Se poi vi si aggiunge che a Crotone, in tutti questi anni e solo a singhiozzo sono arrivati solo due commissari alla bonifica, significa che nemmeno la cronica “poltronite” italiana ha potuto incidere sul deserto ministeriale dalle parti della città che fu di Pitagora, Milone, Filolao, Faillo ed Alcmeone.