Lo scandalo Metropol, l’albergo di Mosca in cui l’allora portavoce di Salvini venne fotografato insieme ad alcuni uomini d’affari russi per un compravendita di petrolio, fu tutta una montatura. Parola del protagonista di quella vicenda, Gianluca Savoini in Calabria per presentare il suo libro “Dal Metropol a Pontida” in cui si parla della sua militanza nel Carroccio e anche di questa storia per cui il giornalista si è ritrovato indagato per corruzione internazionale per poi finire assolto già in fase preliminare con un’archiviazione chiesta direttamente dalla Pubblica accusa.

L’archiviazione, però, non arrivò subito, ma dopo tre anni visto che di mezzo ci fu la pandemia del Covid e le difficoltà delle indagini da svolgere sull’asse Milano-Mosca con innumerevoli rogatorie da inviare. In tutto questo tempo, però, la storia conquistò le prime pagine dei giornali visto che all'epoca Salvini era vicepremier del Governo Conte nonchè Ministro degli Interni. Mentre i giudici indagavano, Savoini dice che «certe centrali mediatiche per mesi e mesi sparavano balle o scrivevano mezze verità costruite ad arte per colpire non la mia persona, ma la Lega che all'epoca aveva il 32% dei consensi in Italia e dava decisamente fastidio». Il punto è che, al di là dell’inchiesta giudiziaria, vi era anche un profilo politico pesante visto che in quegli anni Europa e Usa avevano iniziato ad applicare una serie di sanzioni contro la Russia per le vicende della Crimea e poi del Donbass, prodromi dell’invasione dell’Ucraina.

Savoini dice invece che il problema politico non esisteva perché all’epoca erano in tanti ad avere rapporti politici con Putin e il contesto era diverso. Non c’era ancora la guerra d’invasione, ma solo (si fa per dire) una guerra civile in Ucraina fra filorussi e filo occidentali nel Donbass. La Lega - spiega il giornalista - cercava di mantenere buoni rapporti con la Russia per due ragioni. La prima per tutelare le imprese italiane visto che le sanzioni stavano mettendo in ginocchio i nostri imprenditori che avevano interessi a Mosca. La seconda quella di mantenere una posizione non proprio filorussa ma neutrale nel conflitto in corso 5 anni fa. Ciò, secondo Savoini, avrebbe permesso di evitare guai peggiori ovvero non far imbufalire la Russia all’improvviso circondata da paesi membri della Nato che d’un tratto demonizzavano Putin e la Russia.

«Adesso ancora si va su queste posizioni - dice il giornalista ai microfoni di LaC Airport - con il rischio di far scoppiare una guerra nucleare. Considero possibile, non probabile, uno scontro su scala mondiale dopo anni e anni di tensioni in tutto il pianeta. Ora abbiamo il Medio Oriente in fiamme, la Cina con la questione di Taiwan, guerre in Africa, il Kosovo e la questione con la Serbia che sta subendo una paurosa escalation. Il rischio di una guerra tremenda c’è. Sta ai politici seguire non dico quello che diceva la Lega ovvero di evitare la corsa alle armi, ma seguire Papa Francesco che tacciano le armi e si segua la via del dialogo». Il problema è che non sembra ci sia un mediatore in grado di far arrivare le parti ad un cessate il fuoco. «L’Onu è un carrozzone datato e fuori dalla storia - dice Savoini - quando l’Onu sanziona Putin le élites dei governi occidentali lo elogiano, quando definisce atto criminale ciò che sta facendo Netanyahu in Palestina viene considerato una barzelletta da non ascoltare così come il tribunale dell’Aia. Lo dico a livello oggettivo non è una mia posizione».

Insomma Savoini è convinto che ci avviamo verso la fine del mondo unipolare, a guida occidentale e americana, nato dopo la seconda guerra mondiale e rafforzato dopo il crollo del Muro di Berlino. Il futuro è quello di un mondo multipolare. Secondo il suo punto di vista con la fine di questo mondo c’è un problema che avanza ovvero il mondialismo che definisce come «una ideologia che deve essere imposta a tutto il mondo in nome dei valori dell’egualitarismo, del politicamente corretto dove tutto è mescolato senza radici, senza identità, senza etnie per creare il mondo nuovo del grande supermercato mondiale dove non esistono più le identità e si è in balia dei grandi imbonitori che costringono a mangiare anzichè gli ottimi prodotti della Calabria la farina di grilli o le cavallette fritte. Il voler distruggere i cervelli - dice Savoini - questa è la più grande dittatura di tutti i tempi. In passato le dittature erano fatte con le armi, oggi si costruiscono in maniera subdola attraverso i social, le tv con i messaggi continui della propaganda».

A questo vuole resistere la Lega e in particolare il generale Vannacci che Savoini dice di aver votato convintamente. In proposito dice anche che Salvini resterà leader del partito «non vedo alternative - conclude Savoini - l’hanno tanto criticato per la candidatura di Vannacci perchè il generale direbbe cose estranee alla storia del Carroccio. Io che nella Lega sto da 30 anni vi assicuro che le cose che dice Vannacci le diceva Bossi tanti anni fa, su famiglia tradizionale, Europa, immigrazione, identità». Insomma Vannacci non è una mosca bianca nel Carroccio, in tanti a partire da Savoini la pensano come lui.