Il decreto legge entrato in vigore oggi impedisce agli enti locali di acquisire i titoli per andare incontro alle aziende in difficoltà. Cade così la proposta avanzata in Consiglio che prevedeva l’acquisto da parte della Regione (ASCOLTA L'AUDIO)
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Le speranze di rimettere in piedi un settore, quello dell’edilizia in primis, piegato dall’ormai ingestibile peso dei crediti relativi ai bonus edilizi, si sono infrante contro le decisioni del Consiglio dei ministri che ha decretato lo stop alla cessione dei crediti per tutti i bonus fiscali edilizi, compreso il Superbonus. Ma non solo. Perché con il decreto si stabilisce anche il divieto di acquistare i crediti per tutte le amministrazioni pubbliche, compresi gli enti locali e le Regioni.
Così in una notte, viene letteralmente cancellato l’iter fin qui seguito dal progetto di legge a firma dei due nuovi calendiani, Giuseppe Graziano e Francesco De Nisi, che aveva il senso proprio di sbloccare i crediti legati ai bonus. La proposta aveva anche fatto il suo primo passaggio in Commissione dove, contestualmente alle audizioni delle maggiori associazioni di categoria, aveva sostanzialmente trovato il favore di tutti i consiglieri, con l’apertura dei termini per la presentazione degli emendamenti.
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Ma milioni di euro incagliati e migliaia di imprese a rischio chiusura per mancanza di liquidità rimane lo scenario su cui adesso bisogna confrontarsi. Un ritorno al punto di partenza, insomma, seppur con alcune eccezioni, che non fa ben sperare. Soprattutto le migliaia di imprese che, sulla base delle norme vigenti, hanno effettuato investimenti ed assunzioni nella prospettiva di poter continuare ad operare garantendo lo sconto in fattura. Imprese che, è bene sottolinearlo, hanno operato nel rispetto delle norme vigenti.
Il centro studi di Confartigianato ha stimato ben 224 continue modifiche restrittive da quando è nato il “superbonus”. «I numeri del 110% in Calabria sono straordinari e soprattutto tangibili. A dicembre 2022 - dati del centro studi di Confartigianato - il Superbonus è il 5,2 % del valore aggiunto totale della regione ed il 95,2% di quello delle costruzioni, ponendoci ai primi posti nei raffronti con le altre regioni d’Italia». Uno scenario che spinge l’associazione di categoria ad affermare amaramente che «oggi, di fatto, le imprese vengono accompagnate al fallimento». Ma che non risolve due problemi grossissimi: «i limiti e le inefficienze del sistema legale bancario italiano» - la nuova norma oltre a bloccare non da nessuna soluzione per i crediti maturati e non definiti dal sistema bancario – e il «rischio di una forte espansione del mercato usuraio».
De Nisi: «In Calabria sarebbe rimasto circa un miliardo di euro»
Dalle parti di Palazzo Campanella la notizia è stata accolta con grande rammarico. «La proposta è già decaduta», afferma Francesco De Nisi sconsolato. «Si poteva chiudere l’esistente, e poi per il futuro si sarebbe visto. Ora, però, le imprese sono rimaste con il credito nel cassetto e se le cose rimarranno così lo perderanno». Ma il blocco non è un fulmine a ciel sereno. Insieme a Graziano, i due consiglieri avevano anche provato a verificare con gli uffici legali del Parlamento se la norma confezionata e pronta per entrare in Commissione fosse compatibile con la legislazione vigente. Ma i segnali che sono arrivati dalla capitale non sono stati troppo confortanti. E non tanto dal punto di vista legale. «Ci hanno detto che si ventilava l’ipotesi di uno stop ai bonus soprattutto perché si sarebbe creata una falla ingestibile».
Con la compensazione ipotizzata infatti quasi la metà delle risorse non sarebbe più arrivata a Roma. «In Calabria secondo una prima stima, tra settore edilizio puro e gli interventi nell’edilizia sanitaria, nel sistema aeroportuale e di altre istituzioni, sarebbe rimasto più di un miliardo di euro. La Regione avrebbe fatto accordi con gli enti locali per farsi promotore delle operazioni di acquisto del credito, in modo tale da avere e aumentare la massa di credito da bonus da compensare. Risorse che avrebbero rappresentato uno straordinario volano per l’economia». Insomma per De Nisi è un’occasione persa: «Il “bonus” stava già rallentando. Col fatto che non era più “110” ma “90%”, non c’era più la corsa di prima, e non c’era più quel mondo di “tutto gratis”, più di quanto spendi. Insomma c’era il tempo di riorganizzarsi almeno sul pregresso. Ora invece le imprese non recuperano i soldi spesi e si blocca tutto».
Lo Schiavo: «Meloni in continuità con Draghi»
Di «schizofrenia legislativa» parla invece Antonio Lo Schiavo. «Si cambiano ancora le regole in corso – tuona il consigliere oggi al gruppo Misto -. Tutto il settore dell’edilizia non vede soluzione ed è ad un passo dal fallimento». Proprio il notaio vibonese è primo firmatario della mozione – approvata all’unanimità lo scorso giugno - con la quale aveva chiesto lo sblocco della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi, impegnando la giunta e quindi il presidente Occhiuto a fare pressione per addivenire a una soluzione.
La mozione, insomma, era stata antesignana nel prendere atto del problema della cessione dei bonus edilizi e la proposta di legge Graziano-Denisi cristallizzava quella impostazione. «E cosa fa il Governo Meloni? Invece di trovare soluzioni ai crediti esistenti ed incagliati, blocca il tentativo delle Regioni italiane che stavano provando ad evitare l’annunciato disastro economico e sociale. Si può discutere nel merito della validità degli aiuti, in chiave futura – aggiunge Lo Schiavo - ma non si possono abbandonare le tante imprese edilizie che oggi stanno per fallire solo per aver avuto la colpa di fare affidamento alle leggi dello Stato Italiano».
Un «atto politico» per lui che pone «Giorgia Meloni in continuità con Mario Draghi».
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Le ripercussioni sociali
Ma c’è se vogliamo anche un aspetto sociale della questione. Intanto il blocco disposto dal governo “inguaia” anche tanti semplici cittadini che avevano fatto affidamento su questo strumento. Il blocco alla cessione dei crediti ha come diretta conseguenza lo stop allo sconto direttamente in fattura, il che significa che i bonus continueranno ad esistere, ma anche che rimane solo la detrazione d’imposta, e quindi il recupero di una percentuale di quanto investito – e che varia a seconda della tipologia del bonus – in più anni. Detto in altre parole il blocco deciso dal governo potrebbe portare ad una sostanziale scomparsa di Superbonus e altri bonus edilizi. Anche perché chi decide di utilizzare una delle opportunità dovrà necessariamente anticipare di tasca propria l’intera spesa. Basti pensare che il Superbonus riguardava soprattutto villette o condomini, e quindi grandi spese. Era proprio lo sconto in fattura a rendere appetibile lo strumento, pur nelle sue difficoltà di applicazione. Ma di certo, ora, i bonus edilizi rischiano di diventare un’opportunità per pochi. Sicuramente per chi ha possibilità economiche importanti.