Coronavirus, Santelli tra decisionismo e paura: «La Calabria rischia di non reggere»

Intervista della governatrice al Corriere della Sera: «Non siamo in grado di affrontare un'epidemia». Invocato di nuovo l'invio dell'esercito. «La chiusura delle fabbriche decisa da Conte? Mi ha fatto venire una crisi isterica»

di Pietro Bellantoni
26 marzo 2020
10:36

La Calabria è «in bilico tra salvezza e disastro». È così che il Corriere della Sera tratteggia il contesto nel quale si trova a operare la governatrice Jole Santelli, spesso anche criticata per quel suo decisionismo che l'ha portata a “chiudere” la regione in seguito all'annuncio dello stop alle fabbriche “non strategiche” del Nord.

«Noi – spiega Santelli al Corsera – non possiamo permetterci che esploda l'epidemia, non potremmo affrontarla». Ed è per questo che serve fare tesoro «di quello che è successo nelle altre regioni e prevenire l'avanzata del virus. La Calabria viene da 10 anni di commissariamento della Sanità, è sottoposta a un piano di rientro, ha carenze di strutture e personale. Non possiamo sbagliare. Per questo cerco di seguire i modelli giusti».


Il modello del Veneto

L'esempio da seguire è «il Veneto, che ha avuto un approccio territoriale stretto». Meno virtuosa la Lombardia, «dove il contagio si è diffuso anche attraverso gli ospedali. Per questo – sottolinea Santelli – ho cercato di chiudere ogni possibile fonte di contagio. E subito le scuole. Sbagliavo? Non mi pare: mi fecero ritirare l'ordinanza, ma 5 giorni dopo Conte, guarda caso, lo ha deciso per tutta l'Italia...».

La presidente calabrese ammette di non avere il tempo per confrontarsi prima di prendere le decisioni: «Tre giorni sul territorio possono essere vitali per chi come noi fa i salti mortali per attrezzare gli ospedali, ma sta ancora aspettando i macchinari da Roma. Noi governatori siamo stati costretti a muoverci. La notte del primo decreto che “chiudeva” il Nord, ha portato 25mila persone qui, tutti possibili contagi per noi insostenibili».
Santelli non ha dubbi: i tentennamenti del governo «hanno effetti a catena».

Il rapporto con il governo e l'esercito

La governatrice parla poi del suo ottimo rapporto con i ministri Speranza e Lamorgese – «con lei siamo riusciti in gran parte a risolvere l'emergenza a Villa San Giovanni, dove molte persone erano bloccate (la situazione si è risolta completamente nelle ultime ore, ndr)» –, ma ammette che «andrebbe più coinvolto il ministero dell'interno, che ha i prefetti sul territorio, che può gestire la polizia. E servirebbe anche l'uso dell'esercito».

La crisi isterica dopo il nuovo decreto

Santelli rivela anche un episodio successivo all'annuncio di Conte sulla chiusura delle fabbriche: «Ho avuto una crisi isterica: ho fatto un'ordinanza all'una e mezza, alle 7 ho chiamato i colleghi Bardi (Basilicata) ed Emiliano (Puglia), il rischio era massimo. Non si poteva aspettare. Sia chiaro: voglio che qui arrivino mascherine, tute, dispositivi sanitari, non mi importa se un collega è del Pd o di Fi, non esistono alleanze, solo esigenze. Uguali per tutti, e noi governatori lo sappiamo».

Giornalista
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