Coronavirus, Conte: «Chiudiamo tutte le attività, garantiamo solo i servizi essenziali»

Nuova stretta del Governo per fronteggiare l'emergenza Covid-19. La decisione arriva al termine della riunione in teleconferenza con le parti sociali

21 marzo 2020
23:28

Nuova stretta da parte del Governo per fronteggiare l'emergenza coronavirus. Chiuse le attività produttive in tutta Italia escluse quelle di importanza strategica per il Paese. È quanto deciso al termine della riunione in teleconferenza di questo pomeriggio dell'Esecutivo con le parti sociali.  A comunicarlo alla nazione il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte in diretta questa sera. Garantiti i servizi essenziali: restano aperti supermercati, farmacie, servizi bancari e postali, trasporti. 

La vicinanza alle famiglie delle vittime

«In questi giorni - ha detto Conte - ci sono notizie che ci feriscono e che rimarranno sempre nella nostra memoria. La morte è un dolore che ogni giorno si rinnova, non sono semplici numeri, piangiamo persone, storie di famiglie.


Le misure sin qui adottate richiedono tempo prima di vedere gli effetti, dobbiamo continuare a rispettare le regole, sono misure severe, rimanere a casa ma dobbiamo resistere per tutelare noi stessi e le eprsone che amiamo.

C'è chi rischia molto di più, penso a medici, infermieri, forze dell'ordine, protezione civili, commesse, farmacisti, ai lavoratori dei servizi dell'informazione. Donne e uomini che compiono un atto d'amore verso l'Italia intera. Oggi compiamo un altro passo: chiudere ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria a garantire servizi essenziali. Rallenterà il sistema produttivo del Paese ma non si fermerà».

Consentito solo lo smart working


Rimangono aperti i supermercati e i negozi di generi alimentari, non ci saranno restrizioni sui giorni di apertura: «Non c'è nessuna ragione di correre ad acquistare beni di prima necessità, nè di fare code», precisa il premier Conte. Pertanto nessuna chiusura è prevista per farmacie e parafarmacie: «Saranno assicurati i servizi postali, bancali e assicurativi» tuttavia «consentiremo il lavoro solo in modalità smart working e consentiremo solo le attività produttive ritenute rilevanti per la produzione nazionale».

«Emergenza sanitaria ma anche economica»

Conte ha poi spiegato: «Rallentiamo il motore produttivo del Paese ma non lo fermiamo. È una decisione non facile ma ci permette di affrontare la fase più acuta del contagio. Una decisione necessaria per contenere la diffusione dell'epidemia». L'emergenza sanitaria «sta tramutando in piena emergenza economica ma a voi tutti dico "lo Stato c'è", il governo interverrà con misure straordinarie che ci consentiranno e di rialzare la testa e ripartire quanto prima. Mai come ora la nostra comunità deve stringersi forte come una catena a protezione del bene più importante, la vita. Se dovesse cedere anche un solo anello, questa barriera di protezione verrebbe meno, esponendoci a pericoli più grandi». 

«Non rinunciamo alla speranza del futuro»

Il premier in conclusione ha ribadito: «Quelle rinunce che oggi vi sembrano un passo indietro domani ci consentiranno di prendere la rincorsa e ritornare presto nelle nostre fabbriche, nei nostri uffici, nelle piazze, tra le braccia di parenti e amici. Stiamo rinunciando alle abitudini più care, lo facciamo perchè amiamo l'Italia. Ma non rinunciamo al coraggio e alla speranza del futuro. Uniti ce la faremo». 

I contagi e i decessi in Italia

Sono saliti a 4.825 le vittime, con un aumento rispetto a ieri di 793 unità. Ieri l'aumento era stato di 627 morti. Il dato è stato reso noto dalla Protezione civile nella conferenza stampa delle 18.

Complessivamente sono 42.681 i malati, con un incremento rispetto a ieri di 4.821. Il numero complessivo dei contagiati - comprese le vittime e i guariti - ha raggiunto i 53.578.

Sono 6.072 le persone guarite dopo aver contratto il coronavirus, 943 in più di ieri. 

I malati ricoverati in terapia intensiva sono 2.857, 202 in più rispetto a ieri. Di questi, 1.093 sono in Lombardia. Dei 42.681 malati complessivi, 17.708 sono poi ricoverati con sintomi e 22.116 sono quelli in isolamento domiciliare.

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