Domattina arriverà in Calabria il leader del M5s, Giuseppe Conte. In agenda una serie di incontri con iscritti e simpatizzanti del MoVimento in vista delle prossime amministrative. L’avvocato del popolo sarà infatti domenica a Corigliano Rossano e lunedì a Vibo Valentia.

Ciò che non sappiamo è se Conte arriverà in sella ad un cavallo bianco quindi nella sua veste da giustiziere oppure nel formato pochette, da moderato. Questo alla luce degli ultimi eventi pugliesi in cui l’ex premier ha deciso di rompere il campo largo in seguito agli eventi giudiziari che hanno travolto la città di Bari e, a cascata, la Regione di Emiliano. Lì ha ritirato gli assessori, ha rotto l’alleanza, ha fatto fuoco e fiamme sventolando la forca. «Ci sono stati degli arresti», ha detto l’altra sera alla nostra Antonella Grippo durante Perfidia, il capogruppo del M5s, Francesco Silvestri; indice dell’aria che tira nei grillini. Poco se n’è curato, Silvestri, che si tratta di una indagine ancora ai suoi prodromi e che gli arresti in realtà sono misure cautelari. Certo un episodio grave, ma che ancora deve essere tutto dimostrato.

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La cosa strana è che lo stesso fervore Conte non ha dimostrato a Cosenza, città che governa insieme al Pd. Il sindaco Franz Caruso, infatti, in nome del campo largo ha assegnato la delega al Welfare a Veronica Buffone, nonostante il M5s non sia riuscito ad eleggere nemmeno un consigliere. Ma Caruso ha voluto gratificare lo stesso il M5s anche in strategia politica futura.
Eppure in quella stessa giunta la Buffone sta seduta di fianco al collega Francesco De Cicco (delega alla Manutenzione) che non solo è stato rinviato a giudizio, ma per il quale la Procura ha chiesto 4 anni di reclusione.

Ha avuto così gioco facile l’opposizione di centrodestra ad infilarsi nelle contraddizioni dell’ex premier. «L’asticella di Conte e il livello d’intransigenza della Schlein raggiungeranno Cosenza? - si chiede il centrodestra in una nota - Quale posizione prenderanno i due leader nel contesto della nostra città dove le correnti certo non mancano e dove tra i banchi della giunta, a sedere fianco a fianco con i delegati indicati del Pd e dal Movimento Cinque Stelle, c’è un assessore sotto processo perché ritenuto partecipe di un’associazione a delinquere finalizzata al gioco illecito con le macchinette ed intestazione fittizia di beni, con l’aggravante della mafiosità?»

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«Fino ad ora tali circostanze non hanno turbato affatto la serenità politica delle due forze dell’attuale amministrazione cittadina - continua il centrodestra bruzio -: non un commento, non una reazione rispetto alla vicenda, salvo i plausi tributati all’interessato allorché lo stesso veniva rimesso in libertà. Un silenzio assordante, anche quando il Sindaco in carica decideva, dopo il regime di sospensione, di consentirgli l’esercizio delle deleghe addirittura quando era ancora sottoposto agli obblighi di dimora».

La nota continua sostenendo che il problema non è la colpevolezza o meno di De Cicco, che va accertata nelle sedi competenti, ma il punto è politico. Quello è molto più complicato anche perché De Cicco fino alla scorsa consiliatura era un assessore della giunta di Mario Occhiuto, quindi parte integrante della coalizione che oggi solleva il problema.

«Attendiamo che questi leader e i rappresentanti locali dei partiti da essi guidati si decidano ad esprimersi apertamente e chiaramente sulla vicenda, convinti come siamo che il livello di credibilità della politica e la fiducia e la partecipazione degli elettori non possono prescindere da un’autentica congruenza tra enunciazioni e azioni e che alcuni temi, piuttosto che divisivi, dovrebbero essere obiettivi comuni della politica: è inutile spostare l’asticella verso l’alto se poi, per convenienza, ci si distrae e si ammette tutto ciò che vi passa sotto».

E per restare al tema del giustizialismo a due velocità, a Conte non andrà meglio a Vibo Valentia. Qui la grana giudiziaria coinvolge direttamente il suo partito e un suo autorevole rappresentante locale ovvero il deputato Riccardo Tucci che il gup di Vibo ha rinviato a giudizio per frode fiscale. Il processo è ancora in corso e la prossima udienza si terrà il 4 giugno. La vicenda risale a un po’ di anni fa ma nessuno si è mai sognato di chiedere la testa del deputato che è rimasto tranquillamente al suo posto come è giusto che sia dalla nostra ottica. Da quella di Conte, invece, tutto dipende. Da che punto è stata fissata l’asticella del giustizialismo e forse anche dal tornaconto elettorale.