È l’ennesima supercazzola quella echeggiata ieri nell’aula del Consiglio regionale, con il presidente della Regione Mario Oliverio avvinto come l’edera allo scranno più alto.
Sono mesi che Oliverio non ha più una maggioranza, e sono mesi che l’opposizione continua a garantirgli il numero legale (preservando così le proprie poltrone in Consiglio) e perpetrando un’ipocrisia politica che non consente a nessuno di fare la morale.
L’ultima seduta ha seguito lo stesso copione, con il governatore che ha inanellato una serie di bocciature, a cominciare dalla variazione di bilancio da 7 milioni di euro per finanziarie le elezioni e le primarie istituzionali, quelle che il presidente vuole imporre facendo leva su una vecchia legge regionale dopo aver incassato il No del Pd a quelle di partito.

 

La variazione di bilancio non è passata ma la cosa non ha turbato affatto Oliverio, che aveva avvertito: il Sì del Consiglio non mi serve, perché il mio decreto per indire le elezioni prescinde dalla necessità di una copertura finanziaria preventiva. E infatti, oggi, l’inquilino del 10° della Cittadella ha firmato l’atto per la convocazione della consultazione preelettorale che si terrà il 20 ottobre 2019. «Si tratta di un atto dovuto – ha spiegato in una nota - secondo le prescrizioni dell’art.5 della Legge Regionale n. 25 del 17 agosto 2009. Il mancato adempimento avrebbe potuto configurare una evidente omissione attuativa».

Rischio che, però, non sembrava esserci nel 2014, quando tutte le forze politiche si opposero alle primarie istituzionali che voleva solo Franco Corbelli, leader del Movimento per i diritti civili. Costano troppo, circa 2 milioni di euro, dissero tutti in coro. E partì una moral suasion che alla fine vinse le resistenze di Corbelli che decise di desistere incassando i ringraziamenti dell’allora presidente facente funzioni, Antonella Stasi, subentrata al dimissionario Scopelliti.

 

Oggi non si può, perché c’è nientedimeno il pericolo di una “omissione attuativa”, qualunque cosa voglia significare. La verità è che le primarie per legge servono a Oliverio per dare un briciolo di legittimità a una candidatura che non trova sponda neppure nel suo partito.
Intanto, l’unica cosa certa è che a due mesi dalla scadenza della Legislatura i calabresi ancora non sanno quando andranno a votare. In cambio, però, ora potranno partecipare alle primarie. Evviva.

 

Dal canto suo l’opposizione fa la faccia truce e assicura che la misura è colma, ma lo fa con parole equivoche, rivelando forse un po’ ingenuamente che sinora a Oliverio ha tenuto il moccolo. Ai nostri microfoni, il consigliere regionale Domenico Tallini (Fi) si abbandona a una dichiarazione surreale: «Diremo chiaramente che non saremo più disponibili a garantire il numero legale, con senso di responsabilità, per la soluzione di problemi, anche se dovessero riguardare gli interessi della Calabria». Forse qualcuno dovrebbe avvertirlo che la Legislatura è finita
In un contesto di questo tipo, dunque, diventa normale che un consigliere del Pd, Giuseppe Giordano, appena entrato in Assemblea per prendere il posto del collega di partito finito agli arresti, chieda di andare il prima possibile al voto.
Se questo è il suo pensiero, Giordano avrebbe potuto anche rinunciare a sostituire Sebi Romeo, dando un segnale di autentico sdegno per una deriva che sta conducendo la politica calabrese verso nuovi e più incomprensibili giochi di parole.