Comuni in dissesto, gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale

Il dibattito è stato organizzato a Catanzaro dall'associazione Fondazione Calabria in sinergia con l'Aiga e ha visto la partecipazione dell'avvocato Raffeale Mirigliani 

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di L. C.
29 marzo 2019
17:56

«Vi è un rischio concerto di aggravamento delle condizioni finanziarie degli enti pubblici che produrranno ripercussioni anche sui cittadini e sui fornitori delle pubbliche amministrazioni». È questo il tema su cui si è focalizzato il dibattito voluto dall'associazione Fondazione Calabria, presieduta dall'avvocato Raffeale Mirigliani, d'intesa con l'Aiga. Una giornata di studio e di approfondimento sull'attualissimo argomento dei piani di riequilibrio e sul dissesto degli enti locali alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale.


«Abbiamo voluto incentrare il dibattito - ha chiarito l'avvocato Gianpaolo Stanizzi - su questa sentenza che certamente metterà in crisi numerose amministrazioni comunali già oggi in stato di predissesto. Si tratta di una sentenza che ha annullato la precedente norma inserita nella legge finanziaria del 2016, con la quale si consentiva di smalmare nell'arco di trent'anni i debiti maturati dalle pubbliche amministrazioni alla data del 2015. Un provvedimento, quindi, che determinerà non pochi problemi agli enti locali e alla quale dovrà prestare particolare attenzione il Governo».  



Il dibattito è stato aperto da uno dei decani del foro catanzarese, l'avvocato Raffeale Mirigliani: «Viviamo in un periodo in cui il profilo finanziario riveste un'importanza fondamentale, soprattutto per i Comuni nei quali la vita gestionale è condizionata e dipende da tali elementi con l'aggravio determinato da una serie di innovazioni introdotte a livello costituzionale ed Europeo. Si registra una comune difficoltà patita dagli enti pubblici in ordine a questi temi. E non a caso nella locandina di questo evento abbiamo parlato di funzioni e disfunzioni. È chiaro che attualmente ci troviamo di fronte a delle condizioni di particolare disfunzione. Basti pensare all'enorme numero di Comuni che già versano in dissesto finanziario ma è necessario indagarne anche le origini e le cause, che non discendono mai da un'unica matrice. Vi è stata certamente una mancanza di preparazione ma a ciò ha contribuito anche la cattiva gestione della cosa pubblica minata da fenomeni di corruzione. Tuttavia, preponderante è stata la mancanza di una corrispondenza tra i rapporti che gravano sugli enti locali e le finanze derivanti dallo Stato. Noi abbiamo assistito ad una progressiva espansione delle funzioni demandate ai Comuni e d'altro canto ad una diminuzione delle compartecipazioni e delle provvidenze di carattere statale e europeo. Non basta più, dunque, dire di risparmiare, non basta più dire di cercare di realizzare una buona gestione finanziaria ma è necessario approntare i mezzi e creare un'armonia tra funzione e risorse».

 

l.c.

Giornalista
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