La sentenza Marcianò mette in discussione la corsa dei partiti

La condanna dell'ex assessore alla Legalità del Comune di Reggio indebolisce la posizione di Giuseppe Falcomatà e della sua giunta che correranno da qui in avanti con una inquietante spada di Damocle sulla propria testa. A destra invece praticamente si autoelimina uno degli aspiranti candidati sindaco

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di Riccardo Tripepi
9 luglio 2019
17:51

È una sentenza che sembra in grado di destabilizzare il già fragile equilibrio politico in riva allo Stretto alla vigilia delle elezioni per il rinnovo dell’Amministrazione comunale.

La condanna dell’assessore Angela Marcianò, defenestrata malamente dal sindaco Giuseppe Falcomatà dopo essere stata la sua pupilla per il primo periodo della consiliatura, potrebbe influire sulle scelte dei partiti del prossimo periodo.


 

Intanto la condanna, che arriva con rito abbreviato ed esaminando la posizione di un imputato che ha fornito fin da subito il massimo della collaborazione, lascia ad intendere che il rito ordinario, che per la stessa vicenda (l’affidamento dell’Hotel Miramare all’associazione Sottoscala) hanno scelto il sindaco Giuseppe Falcomatà e la quasi totalità della sua giunta, non sarà propriamente una passeggiata di salute. E i reati di abuso d’ufficio e falso contestati potrebbero minare, eccome, il cammino del sindaco dei suoi qualora dovessero scattare i meccanismi previsti dalla legge Severino.

 

Ovviamente il giudizio in corso lascia aperta ogni possibilità, compresa quella del decorso dei termini per la prescrizione, ma la spada di Damocle che da oggi in avanti pende sul primo cittadino e i suoi più fidati collaboratori potrebbe da subito indebolirli.

 

Nelle segrete stanze Pd, infatti, è subito tornata a spirare la voce di chi chiede primarie per non dare la ricandidatura di Falcomatà per scontata. Anche in analogia a quanto sta avvenendo per la Regione dove la posizione di Mario Oliverio con le inchieste giudiziarie non è certamente migliore.

 

E se dovessero essere stabilite le primarie per la scelta del candidato governatore, cosa succederebbe a Reggio Calabria? Difficile da capirsi, anche perché il Pd a Reggio continua ad essere evanescente e commissariato da Giovanni Puccio, mentre i dissidenti, che fin qui tengono un profilo basso ma possono essere facilmente individuati negli ex renziani, obbediranno alle istruzioni provenienti da Roma. Certamente, adesso, se qualcuno vorrà lavorare per una pista alternativa avrà uno strumento in più da utilizzare al tavolo delle decisioni.

 

Nello stesso tempo la condanna di Angela Marcianò ha effetti anche sull’altro lato della barricata. L’ex assessore alla Legalità era diventata una delle aspiranti a correre alla guida del centrodestra. I suoi contatti con la Lega sono ormai risalenti nel tempo, ma tanti esponenti dell’area di centrodestra l’avevano indicata come possibile candidatura di unità. Adesso, ovviamente, la partita proseguirà senza il suo nome in campo.

 

Comincia, insomma, adesso un’altra fase per i partiti che in riva allo Stretto dovranno stare attenti a non logorarsi. Da Roma il messaggio è filtrato chiaro: a Reggio si farà sul serio non appena si scioglieranno i nodi per le candidatura alla Regione. Ciò vale soprattutto per il centrodestra, ma anche il Pd adesso non può sentirsi al riparo dalle dinamiche in atto a livello nazionale e regionale.

Giornalista
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