Mentre il giovane assessore Sculco dà forfait, il consigliere Gironda lascia il Gruppo di Abramo e nasce il movimento Controvento. Nella maggioranza a Palazzo De Nobili si continua a consumare una guerra sotterranea in atto da tre anni
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Le dimissioni del giovane Alessio Sculco dalla carica di assessore comunale; il passaggio di Francesco Gironda dal gruppo Catanzaro con Abramo al Misto (ormai primo per numero di componenti) nel civico consesso e la nascita del movimento Controvento (da non confondersi con il fioritiano Cambiavento), che se componesse una lista per le prossime Amministrative qualche problema di denominazione potrebbe pure ingenerarlo, sono la spia di quanto sta succedendo in città. E già, perché l’ambito politico locale è ormai una Babele in cui sembra regnare sovrano un grandissimo caos.
Il riferimento è a uno scenario indecifrabile dove sono in molti a galleggiare, e a prendere tempo, in attesa delle Regionali che dovrebbero ad avviso di tanti contribuire a mettere ordine e a rendere di nuovo fluida la situazione incerta - oltreché elettrica e sempre ricca di colpi di scena - a cui appunto si assiste ormai da parecchi mesi. Un periodo nel quale la città è rimasta in ombra, defilata rispetto al… Risiko delle poltrone. Presenti e future.
E vale tanto per il centrodestra quanto per il centrosinistra con il primo schieramento che però confida, avendoci fatto sopra una sorta di all-in, nella quasi certa (stra)vittoria alle consultazioni per scegliere il futuro governatore dopo la prematura scomparsa della compianta Jole Santelli. Un successo annunciato in virtù del quale si pensa che molto magagne saranno mascherate e ci sarà un po’ di gloria per chiunque senza lasciare indietro chicchessia.
Attenzione, però. Perché ci pare di avere gli elementi per poter ragionevolmente prevedere che in cima ai Tre Colli non sarà così. Troppo compromessa la situazione infatti fra le due anime della coalizione facenti capo al fronte talliniano da una parte e abramiano-espositiano dall’altra con peraltro le incognite Lega, e soprattutto Fratelli d’Italia, in cui non è tutto oro quello che luccica. Le spaccature, in sostanza, sono evidenti e appare difficile che nel capoluogo tutti i maggiorenti in campo, per giunta accompagnati da una pletora di personaggi di prima e seconda fila, potranno essere accontentati malgrado i posti al sole da occupare siano davvero tanti. Se allora resteranno i mal di pancia, garantire il solito equilibrio in salsa catanzarese non sarà affatto facile.
Anzi, non è peregrina l’ipotesi avanzata già da molto tempo, relativa a uno schieramento ibrido. Un mega “contenitore” che, superando gli steccati tradizionali, risolverebbe una serie di problemi di (ri)collocazione a quanti hanno un chiodo fisso in testa: spuntarla nelle urne. Proposito legittimo, per carità. Ma che nel recente passato ha diviso il centrodestra e disintegrato la coalizione opposta. Tanto che il sostantivo programmazione è scomparso dalle agende di tutti.
Sarebbe però grave, come appena premesso, commettere l’errore di pensare che se Atene piange, Sparta ride, poiché il centrosinistra (di cui parleremo domani) non se la passa meglio dei rivali. Anzi, semmai assai peggio, considerato come - per dirla con il Divo Giulio - «il potere logora chi non ce l’ha».