Slitta alla prossima settimana l’incontro tra Meloni, Salvini e Berlusconi. Ci sarà il tentativo di arrivare a candidature unitarie in Sicilia. Con riflessi anche nel capoluogo calabrese (ASCOLTA L'AUDIO)
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Valerio Donato sarà il candidato del centrodestra a Catanzaro, non ci piove. È invece un’incognita la conformazione dello schieramento che lo sostiene.
Malgrado gli sforzi semantici del docente dell’Umg, che insiste nel definire il suo progetto un «laboratorio», non c’è dubbio che la presenza di Lega, Forza Italia e di una parte dell’Udc dia una connotazione prettamente politica, più che civica, alla sua coalizione.
La telefonata di ieri tra Donato e il leader del Carroccio ha avuto l’effetto di archiviare le polemiche seguite all’infelice uscita del candidato sindaco («non salirò sul palco con Salvini») e di blindare l’appoggio della Lega. Tant’è che lo stesso Salvini ha poi usato parole che non lasciano spazio a ripensamenti dell’ultim’ora: «Abbiamo chiuso su Catanzaro». Fino alla fine con Donato, insomma.
La questione decisiva, a questo punto, è un’altra: e cioè se il prof della Magna Graecia avrà al suo fianco tutto il centrodestra o dovrà invece fare a meno del partito più forte della coalizione, Fratelli d’Italia.
Pietropaolo e il caso Sicilia
Il nome dell’assessore regionale al Personale Filippo Pietropaolo – fedelissimo della commissaria meloniana Wanda Ferro – è tuttora in campo per volontà dei vertici nazionali di Fdi, che hanno più volte ribadito il loro no a Donato, la cui storia di ex esponente del Pd, con un passato marcatamente di sinistra, mal si concilia con le strategie politiche di Giorgia Meloni.
Il caso Catanzaro tuttavia si incrocia con altre questioni aperte su e giù per l’Italia e, in particolare, in Sicilia.
Meloni continua a chiedere a Lega e Fi la ricandidatura del governatore uscente, Nello Musumeci, condizione imprescindibile per l’unità del centrodestra in tutte le altre competizioni elettorali, dalle Comunali di Palermo fino alle Regionali lombarde.
La novità delle ultime ore è che la deputata di Fdi Carolina Varchi ha ritirato la sua candidatura a sindaco del capoluogo siciliano per convergere sull’ex assessore regionale Roberto Lagalla. Questa mossa, tuttavia, non ricompone il centrodestra, visto che Lega e Fi sono al fianco dell’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio. Al momento, solo i leader nazionali sembrano nelle condizioni di imporre una soluzione unitaria.
Attesa per il vertice
La partita si gioca dunque lontano dalla Sicilia. Solo che il più volte annunciato vertice tra Meloni, Salvini e Berlusconi non è stato ancora fissato. Dopo l’apertura di ieri del capo della Lega, che ha ribadito di voler un centrodestra compatto alle elezioni di giugno e di essere «disponibilissimo» a un incontro con gli altri leader, è arrivato un nuovo stop e un rinvio a data da destinarsi. «Purtroppo il vertice a cui a parole tutti erano disponibili anche oggi non ci sarà e da domani, come era ampiamente noto, la ovvia priorità per Giorgia Meloni e per tutta Fdi è l'assemblea programmatica nazionale che si terrà a Milano dal 29 aprile al primo maggio. Ci sarà poi tempo per fissare un incontro tra i vertici del centrodestra sui tanti temi all’ordine del giorno», ha chiarito il senatore di Fdi Ignazio La Russa.
È evidente che tra i tanti temi all’ordine del giorno potrebbero esserci pure le candidature in tutte le altre città in cui oggi Fdi corre da sola: Parma, Viterbo, Jesolo e Catanzaro. Ed è per questo che tutte le trattative nel capoluogo calabrese si sono sostanzialmente fermate, in attesa di avere indicazioni precise dalle segreterie nazionali.
Non sarà facile trovare una sintesi, anche perché la spaccatura post-Quirinale sembra ancora molto profonda. E se Meloni continua a diffidare di Salvini, e viceversa, è altrettanto probabile che alla fine prevalga la realpolitik e che il centrodestra non voglia correre il rischio di perdere le Amministrative di giugno e magari anche le Regionali siciliane, il tutto a meno di un anno dalle elezioni politiche.
Una rappacificazione, seppur tardiva, sembra essere lo scenario più scontato. Ed ecco che, una volta sciolto il nodo siciliano, la corsa solitaria di Pietropaolo a Catanzaro non avrebbe più alcuna ragione politica. Non solo perché danneggerebbe la coalizione favorendo il centrosinistra di Nicola Fiorita, ma soprattutto perché il candidato di Fdi non disporrebbe di alcuna reale chance di vittoria e il suo flop avrebbe riflessi negativi su tutto il partito di Meloni.
Proprio questa consapevolezza avrebbe convinto Wanda Ferro a schierare Pietropaolo e a non scendere in campo in prima persona come candidata sindaco, come le sarebbe stato richiesto da diversi dirigenti di Fdi e di altri partiti del centrodestra.
Una debacle elettorale – spiegano fonti meloniane – metterebbe a repentaglio la sua ricandidatura al Parlamento. E Ferro non ha voluto correre questo rischio.