VIDEO | Intervista al sindaco di Reggio Calabria che sul limite del doppio ruolo sposta a Roma ogni responsabilità. Per le nomine non ha dubbi: «Serve la mia fiducia»
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Solo dopo l’insediamento del Consiglio metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà scioglierà il nodo della nomina del suo vice. È quanto chiarisce lo stesso primo cittadino, che, incalzato sul profilo che ha in mente – ovvero se il braccio destro sarà espressione del capoluogo o della periferia - prende tempo: «Sarà una persona che gode della mia massima fiducia». Parole che servono a spiegare che forse non c’è spazio per un amministratore non reggino, mantenendo in piedi il ballottaggio che sta facendo preoccupare il Pd tra Marino e Mauro, lotta politica tra correnti che si innesta anche con la prossima competizione per le Regionali.
«La Città metropolitana – ragiona Falcomatà nel suo bilancio a 6 anni dall’avvento di questo tipo di ente – ha intercettato e speso in maniera capillare i fondi del patto per il Sud, ma quando i sindaci si lamentano sulla difficile condizione dei territori periferici hanno ragione». «Quando c’era la Provincia – argomenta – per la manutenzione delle strade si potevano spendere ogni anno 8 milioni di euro, mentre con il nuovo ente ci fermiamo a 2.500 euro. Ci stiamo muovendo come Anci nazionale per fare il tagliando alla riforma Del Rio, risolvere le lacune riscontrate, perché così come è l’ente introdotto non ha veri strumenti».
Falcomatà, infine, ha difeso lo schema secondo il quale anche nel campo dei servizi si tende ad esportare – nel resto del territorio – tutto cioè che è nel capoluogo si ritiene virtuoso. «È chiaro che l’Atam – ha risposto il sindaco a proposito della municipale dei trasporti che ha ottenuto 300.000 euro dalla Matro City – può allargare il suo raggio d’azione, come in parte già sta facendo, al resto del territorio metropolitano, e faremo una valutazione di tutte le occasioni in cui si potranno coinvolgere anche altri operatori pubblici che già ci sono».