Cinque giorni per verificare se c’è la possibilità di continuare. La crisi di governo è stata aperta nel tardo pomeriggio di ieri quando, nel corso del Consiglio dei ministri, il premier Mario Draghi ha annunciato le sue dimissioni - conseguenza del non voto dei parlamentari del M5s alla fiducia sul decreto Aiuti - successivamente respinte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Quindi fino a mercoledì 20 luglio (data in cui Draghi riferirà alla Camere) al premier spetterà sondare il terreno e capire, dopo le dovute valutazioni, se ci siano le condizioni affinché il «patto di fiducia alla base dell’azione di governo», per Draghi «venuto meno», sia in qualche modo recuperabile.

Intanto, nella giornata nera del governo, sono stati tesi i nervi alla riunione di ieri sera del Consiglio nazionale M5s durato quasi tre ore e aggiornato a oggi.

Poche parole dal leader del Movimento Giuseppe Conte, che ha lasciato la sede di via di Campo Marzio inseguito dai cronisti: «Ci siamo confrontati e abbiamo preso atto delle dimissioni del presidente Draghi. Ha preso questa decisione e ne prendiamo atto. Ci aggiorniamo domani», chiude Conte glissando alla domanda su un eventuale fiducia a Draghi mercoledì prossimo.

Invece per il ministro degli Esteri e ormai ex grillino Luigi Di Maio, Draghi «ha dimostrato di essere di parola, il Cdm ha preso atto di una situazione gravissima, lo vedremo da domani sullo spread e sulle borse. Ora rischiamo di andare in esercizio provvisorio, questo vuol dire non avere un governo». «Conte - ha aggiunto - ha causato la crisi dell'Italia, un po' coscientemente, un po' no».

«Credo che si stesse pianificando questa crisi da tempo, io lo chiamo il partito di Conte perché quello non è più il Movimento» ha detto Di Maio. E «tanti parlamentari del partito di Conte non la pensano come Conte».

«Spero che da domani, non da mercoledì, ci sia un atto di maturità da parte delle forze politiche, il vero tema non sono le elezioni, ma il Paese» ha sottolineato il ministro degli Esteri, spiegando di voler rivolgere un appello «di maturità a tutte le forze politiche, anche al partito di Conte».